giovedì 6 giugno 2024
Dalla Consulta antiusura e “Mettiamoci in gioco” 6 proposte per cambiare: dalla legge quadro allo stop agli spot, alla ricostituzione dell'Osservatorio. Zuppi: liberare dalla schiavitù gente umiliata
Le cifre enormi dell'azzardo, già spaventose, sono destinate ad aumentare

Le cifre enormi dell'azzardo, già spaventose, sono destinate ad aumentare - Fotogramma

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«L’azzardo umilia le persone, toglie dignità. C’è tanta sofferenza e solitudine col rischio che aumenti la dipendenza. L’azzardo è tra le preoccupazioni della Chiesa italiana». Ad affermarlo è il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, partecipando all’incontro “Sulla salute nessun azzardo”, organizzato dalla “Campagna Mettiamoci in gioco” e dalla Consulta nazionale antiusura San Giovanni Paolo II, per rivolgere «un appello all’opinione pubblica e ai decisori politici sulle gravi ricadute del gioco d’azzardo nel nostro Paese, presentando una serie di proposte per regolamentare il settore».

Zuppi ha assicurato «il sostegno pieno della Chiesa ad una prova difficilissima», rivolgendosi più volte agli organizzatori. «Sull’azzardo stiamo andando indietro – ha denunciato –, la situazione è peggiorata. C’è un pericolosissimo intreccio tra legale e illegale che si ammanta di giustificazioni invereconde». Sottolinea la mancanza di trasparenza sul settore. E così «l’opacità aumentata non permette di affrancare le dipendenze e si riesce a intervenire quando ormai ci sono schiavitù». Così il suo appello è a «trovare modi per liberare tante persone che hanno perso la propria dignità». Da parte sua, assicura più volte, «la Chiesa non abbassa la guardia».

La conferma è venuta da tutti gli intervenuti. Luciano Gualzetti, presidente della Consulta, parla di «esplosione dell’azzardo. Non possiamo continuare ad assistere passivamente al fiorire di nuove tecniche di aggancio, che oggi minacciano anche e soprattutto i giovani, e che sono all’origine di pesanti situazioni di sovraindebitamento, le quali a loro volta spesso si rivelano anticamera del ricorso all’usura». E denuncia «l’incapacità delle istituzioni e delle imprese del settore a comprendere la situazione: c’è silenzio». Eppure i dati sono drammatici. Ben l’80% del “giocato” è garantito dai giocatori patologici che sono il 5% del totale. Persone che poi bussano alla porta delle Fondazioni antiusura, come racconta Fabio Vando, segretario generale della Fondazione Salus Populi Romani, riferendo che «circa il 20% delle persone che si rivolgono a noi sono indebitate per l’azzardo». Il 70% ha almeno 5 esposizioni debitorie, il 60% ho usato la cessione del quinto dello stipendio. Ma le conseguenze non sono solo economiche. «C’è isolamento sociale, incapacità a gestire il quotidiano, malessere, ansia». Dietro spesso ci sono fragilità, e «laddove la vita soffre, l’azzardo investe». Così il “giocatore” pensa «di trovare nell’azzardo una via d’uscita». Arrivando però addirittura a buttare nelle slot i sostegni economici per il figlio disabile.

I numeri dell’azzardo sono davvero spaventosi, descritti negli interventi di Filippo Torrigiani, consulente della Commissione antimafia, e Marzio Govoni, presidente di Federconsumatori Modena. La cifra raccolta nel 2023 è stata di 147,7 miliardi rispetto ai 136 del 2022, con la prospettiva di arrivare a 260 nel 2030, dei quali 170 online. Sono aperti oltre 15 milioni di conti gioco, vi sono 55 tipologie di lotterie istantanee (nel 2023 erano 44), 47 tipologie di “gratta e vinci” online (erano 24), 310.953 Slot e Vlt, 200 sale bingo. E chi si rovina vende tutto, come dimostra il boom dei “compro oro”, passati da 25mila a 30mila. Per questo Caritas italiana ha messo in campo un proprio progetto. «I nostri servizi diocesani incontrano tante persone che ci chiedono aiuto, ma non basta mettere delle “pezze”, serve prevenzione», sottolinea il direttore Marco Pagniello. Si è partiti con un monitoraggio nelle diocesi. «Per poi elaborare una strategia comune, rivolta alla comunità per far capire l’entità del fenomeno e poi implementare le azioni, migliorando la capacità di individuare i segni». Saranno così distribuiti dei kit informativi, con alcune parole chiave: informare, sensibilizzare, prevenire, accompagnare, fare rete.

C’è dunque un forte impegno della Chiesa e del mondo associativo, che però chiede anche l’impegno della politica, con sei proposte, illustrate da don Armando Zappolini, portavoce della “Campagna Mettiamoci in Gioco”. Una legge quadro che deve avere come priorità la salute dei cittadini e non il profitto dei privati e dello Stato. Impedire realmente ogni tipo di pubblicità dell’azzardo, perché il divieto attuale viene aggirato facilmente da parte dei concessionari. Non utilizzare espressioni che hanno il solo scopo di nascondere la reale natura dell’azzardo. Come “gioco responsabile” che «è fuorviante perché fa ricadere sull’individuo la responsabilità di un consumo problematico o di una dipendenza che sono, invece, attivamente perseguiti dal mercato». Opporsi alla compartecipazione alle Regioni e ai Comuni del 5% del gettito dell’azzardo, che pregiudicherebbe la loro indipendenza. «Il modo più efficace di tappare una bocca è riempirla di banconote». Garantire il diritto all’accesso ai dati sulla diffusione dell’azzardo, per prendere le decisioni migliori per difendere i diritti dei cittadini. «Mentre registriamo una reticenza e mancanza di trasparenza da parte dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli». Infine, ricostituire nel ministero della Salute l’Osservatorio per il contrasto alla diffusione dell’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave.

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