giovedì 21 ottobre 2021
Forum delle Famiglie, l'Associazione famiglie numerose, Acli, Cisl e Alleanza per l'infanzia sostengono che tutti dovranno guadagnarci, non basta solo «pareggiare», serve equità nel calcolo dell'aiuto
Un momento della manifestazione delle associazioni del 2019 prima dell'approvazione dell'assegno unico universale

Un momento della manifestazione delle associazioni del 2019 prima dell'approvazione dell'assegno unico universale - Siciliani/Cristian Gennari

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Rendere davvero una «riforma epocale» l’assegno unico. Innanzitutto facendo in modo che «sia fatta bene e soprattutto che tutti ci guadagnino». Poi aumentando le risorse e tenendo al centro l’equità, ad esempio escludendo il patrimonio dal reddito su cui viene calcolato l’assegno, perché rischia di penalizzare soprattutto le classi medie. È un appello forte, a settanta giorni dall’entrata in vigore a regime dell’assegno unico universale, quello che Forum delle associazioni familiari, Acli, Associazione famiglie numerose, Cisl, Alleanza per l’infanzia e accademici rivolgono al governo per non rendere «incompiuta» o peggio penalizzante per alcuni la novità del sostegno per i figli che il Senato ha votato pressoché all’unanimità a luglio.
La necessità adesso, ricorda il presidente del Forum Gigi De Palo, è «percorrere bene l’ultimo miglio, e fare in modo che nessuna famiglia ci perda». Ma va fatto uno sforzo in più, perché «non basta pareggiare»; l’assegno deve essere «un vantaggio per tutti anche aumentando le risorse dedicate». Ciò che va ricordato infatti, sostiene il presidente delle Acli Emiliano Manfredonia, è che «non si tratta di elemosinare dei soldi ma considerare l’assegno unico come un investimento per il futuro». E per farlo, almeno fino ad una riforma strutturale dell’Irpef che «consenta di utilizzare l’Isee come strumento selettivo per l’erogazione degli aiuti», prosegue, è auspicabile «mantenere le detrazioni fiscali per i nuclei familiari».
Solo con interventi disegnati in maniera «equilibrata e orientati all’equità» si potrà dare vero impulso alla natalità. Ne è convinto il segretario confederale nazionale Cisl Giulio Romani, per cui occorre trovare «il giusto bilanciamento tra progressività e universalità della misura. Attenzione perciò a includere il patrimonio per la definizione del beneficio perché si rischia di penalizzare le classi medie». Inoltre, l’assegno andrebbe «organicamente inserito nella più ampia e complessa riforma fiscale». Si rischia infatti di perdere l’occasione di rendere l’assegno «una grande iniezione di fiducia che faccia sentire lo Stato davvero vicino alle famiglie». Anche perché, lo dice mostrando le simulazioni realizzate dall’Associazione famiglie numerose il presidente Mario Sberna, «senza correttivi importanti per le famiglie numerose sarà una vera e propria débâcle che nessuna clausola di salvaguardia potrà giustificare». Le statistiche difatti mostrano come «il 20% delle famiglie con figli sia in povertà assoluta, non possiamo lasciare indietro nessuno».
Ancor più, visto che siamo «in piena crisi demografica», ecco perché «vanno strutturate bene le politiche», magari guardando ad altri Paesi – aggiunge il demografo Alessandro Rosina – come la Germania, «dove l’assegno è superiore a 200 euro ed è davvero universale, mentre in Italia è circa la metà». Le esperienze estere dimostrano insomma con un «sostegno economico solido, con una parte universale adeguata, è possibile dare un impulso immediato alla natalità». Tuttavia per mantenere il suo obiettivo primario di «sostegno alla genitorialità e al benessere dei minorenni – gli fa eco la coordinatrice dell’Alleanza per l’infanzia Chiara Saraceno – serve trovare un equilibrio tra universalità senza distinzioni e selettività troppo pronunciata a scapito dei ceti medi».

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