lunedì 17 dicembre 2012
​I tribuli hanno stabilito un risarcimento di un milione e mezzo per due famiglie del Cosentino. Ma le aziende sanitarie dicono di non avere i soldi necessari. E si è fatta viva anche l'Agenzia delle entrate.
SECONDO NOI Se lo Stato aggrava il dolore delle famiglie
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​La beffa dopo il danno. E che danno! Sono giorni carichi di amarezza e anche un po’ di rabbia per due famiglie residenti nel Cosentino, che custodiscono con dignità nelle loro case il doloroso ricordo di errori medici che hanno provocato problemi gravi ai loro figli. Sono storie differenti ma si assomigliano molto, soprattutto negli strascichi di quanto successo in sala parto. Una giovane coppia ha tre figli, tra cui due gemelli uno sordo e l’altro cieco, entrambi sulla sedia a rotelle. Secondo il tribunale di Cosenza le loro disabilità sono legate a problemi durante il parto che risale al 2009. Tant’è che lo stesso Palazzo di giustizia ha riconosciuto ai genitori il diritto a ricevere un risarcimento del danno pari a 1,5 milioni di euro da parte dell’Azienda ospedaliera cosentina. Stessa cifra, ma stavolta a carico dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, è stata deliberata al termine di un altro processo per l’ipotomia generale irreversibile di cui è affetto il piccolo Angelo (il nome è di fantasia), venuto al mondo una manciata di anni fa in un nosocomio della provincia cosentina. I suoi muscoli sono irrimediabilmente flaccidi, tant’è che il bambino è stato riconosciuto invalido al 100%. Quando i giudici hanno deciso i maxi risarcimenti in favore delle due famiglie, mamme e papà non hanno avuto nessuna voglia di gioire. Però hanno pensato che quel denaro avrebbe permesso loro di aiutare ancora di più e meglio i piccoli. Ma, comunque, erano prontissimi a fare tutto da soli. E così è stato, perché sinora non hanno visto un centesimo delle rispettive indennità. Sì, perché né l’Azienda sanitaria provinciale né l’Azienda ospedaliera hanno pagato il dovuto in quanto, hanno chiarito, non hanno i soldi per farlo. E non sono nemmeno coperti da una polizza assicurativa adeguata.Le due famiglie si sono affidate all’assistenza legale dell’avvocato Massimiliano Coppa, ma ancora oggi sono sospese in un limbo giudiziario che costringe continuamente a rinnovare il ricordo di quanto successo. Sul caso del piccolo Angelo, tra l’altro, ha messo il suo sigillo la Corte d’appello di Catanzaro che ha respinto l’inibitoria sollecitata dall’Asp in attesa della sentenza di secondo grado. Per l’episodio relativo ai gemellini non c’è stato ricorso ai giudici di secondo grado ma la decisione del tribunale di Cosenza è comunque esecutiva. Di soldi, però, nemmeno l’ombra.Sin qui sarebbero storie di malasanità e pessima burocrazia come tante registrate ogni giorno. Il caso è sprofondato ulteriormente, sfiorando il grottesco, nelle scorse settimane quando i genitori del piccolo Angelo hanno ricevuto un avviso di pagamento da parte dell’Agenzia delle entrate, che in seguito a una serie di accertamenti, ha appurato che sono stati destinatari di un mega risarcimento, quindi devono coprire le spese relative alla registrazione della sentenza, che si calcola proprio sul valore del risarcimento. «Dovrebbe pagarla chi perde – spiega l’avvocato Coppa – quindi in questo caso l’Azienda sanitaria provinciale. Ma poiché non provvede, viene chiamato in causa anche chi ha vinto. Quindi l’Agenzia delle entrate ha chiesto 34 mila euro ai miei assistiti». E non è finita ancora. L’avvocato Coppa, infatti, teme che un deriva simile sia pronta per i coniugi genitori dei due gemellini diversamente abili. Anche in questo caso l’onere sarebbe a carico di chi ha perso la causa, quindi l’Azienda ospedaliera, ma poiché da ottobre non ha versato un centesimo, potrebbe essere chiamata in causa la famiglia dei piccoli. In questo caso dovrebbero pagare 37 mila euro.
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