Lotta al terrorismo sì, ma senza intrusioni «da remoto» nella privacy telematica dei cittadini. Dopo il coro di perplessità avanzate sulla norma inserita nel decreto legge anti-terrorismo, in via di conversione alla Camera, per consentire agli investigatori intercettazioni preventive dei dati di computer, tablet e smartphone di persone sospette, arriva la frenata di Palazzo Chigi. È ancora mattina quando il premier Matteo Renzi chiede e ottiene dalle forze politiche lo stralcio dal testo dell’emendamento in questione, apposto all’articolo 2 del decreto nel corso dei lavori nelle commissioni Giustizia e Difesa. Verso mezzogiorno, è il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico (Pd), a illustrare la posizione del governo: è necessario «contemperare le esigenze di sicurezza con la tutela della privacy. Perciò è utile approfondire il confronto e la riflessione», afferma Bubbico. Così «l’emendamento è stato stralciato dal decreto anti-terrorismo». L’esecutivo, prosegue il viceministro, ritiene «che tale norma debba essere trattata nell’ambito del provvedimento sulle intercettazioni telefoniche», incluso nella legge delega di riforma del processo penale, ma non ancora al vaglio del Parlamento. Il 18 marzo era stato lo stesso Bubbico a presentare l’emendamento con la norma in questione, poi approvato dalle Commissioni nonostante l’opposizione di M5S. Soddisfatto dello stralcio è il presidente dell’Autorità garante per la privacy, Antonello Soro, fra i primi a sollevare dubbi: «Meritano apprezzamento le modifiche apportate al decreto anti-terrorismo» fa sapere, facendo cenno anche alle modifiche apportate a un’altra misura discussa, che inizialmente disponeva la conservazione dei dati telefonici e informatici per 24 mesi. Per Soro, lo stralcio «consentirà un supplemento di riflessione, quanto mai necessario quando sono in gioco libertà e diritti fondamentali». In Parlamento, la decisione è salutata positivamente dalla Lega e da Sel: «Era una misura da regime totalitario – osserva il capogruppo di Sel, Arturo Scotto –. C’è grande confusione nel governo: prima approvano norme molto discutibili sul piano della privacy, poi si affrettano ad approvare un emendamento di Sel che stralcia il controllo da remoto». Meno soddisfatti paiono il Nuovo Centrodestra e il suo leader, il ministro dell’Interno Angelino Alfano (Ncd), paladino delle nuove norme: «Abbiamo stralciato perché c’era un tentativo di strumentalizzare – afferma a margine di un’audizione in Senato –. Noi vogliamo accelerare sul disegno di legge intercettazioni già approvato in Cdm e in quella sede tratteremo le intercettazioni telematiche ». Per il ministro, «è curioso il comportamento di alcuni interessati a frugare nella vita altrui, anche quando si parla di gossip, e ora tutori della privacy, quando si tratta di fermare i terroristi». Ieri sera l’Aula ha concluso le votazioni dei 20 articoli del decreto. Nel testo (dove la definisione Isis è stata sostituita con Daesh, acronimo della denominazione araba di «Stato Islamico dell’Iraq e del Levante») restano il giro di vite contro coloro che si arruolano nelle milizie integraliste straniere (con pene da 5 a 8 anni) e i lupi solitari che si autoaddestrano via web, ma anche la parte di finanziamento delle operazioni militari «Mare sicuro » e «Strade sicure». Martedì è atteso il voto finale della Camera.