martedì 20 febbraio 2024
L'associazione sottolinea gli effetti negativi del dl Caivano sulla rieducazione dei minorenni, confermando come la logica del punire per educare sia una «politica perdente». Solo 936 in comunità
Il report di Antigone: impennata di minori detenuti, nel 2024 già 500

Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Punire per educare si sta rivelando una «politica perdente». Soprattutto quando si parla di minori. Lo dimostra il fatto che, per effetto delle novità introdotte nel decreto Caivano, nei primi mesi del 2024 sono già 500 i minori detenuti, «un numero drammaticamente record nell’ultimo decennio». A confermarlo l’associazione Antigone che stamane ha presentato il settimo rapporto sulla giustizia minorile, aggiugendo che con il decreto Caivano sono stati fatti dei «passi indietro» anche sul fronte della rieducazione del minore. Quel decreto «ha introdotto una serie di misure che stanno avendo e continueranno ad avere effetti distruttivi sul sistema della giustizia minorile – sottolinea così l’associazione - sia in termini di aumento del ricorso alla detenzione che di qualità dei percorsi di recupero per il giovane autore di delitto». L'estensione delle possibilità di applicazione dell'accompagnamento a seguito di flagranza e della custodia cautelare in carcere, infatti, «stravolge l'impianto del codice di procedura penale minorile del 1988 e sta già determinando un'impennata degli ingressi negli Istituti penali minorili (Ipm)».

I dati del rapporto

All'inizio del 2024 sono circa 500 i detenuti nelle carceri minorili italiane. Sono oltre dieci anni che non si raggiungeva una simile cifra. Gli ingressi in Ipm sono in netto aumento: se sono stati 835 nel 2021, ne abbiamo avuti 1.143 nel 2023, la cifra più alta almeno negli ultimi quindici anni. I ragazzi in Ipm in misura cautelare erano 340 nel gennaio 2024, mentre erano 243 un anno prima, segno evidente degli effetti del decreto Caivano. La crescita delle presenze negli ultimi 12 mesi è fatta quasi interamente di ragazze e ragazzi in misura cautelare. Altro effetto del decreto - aggiunge Antigone - «è la notevole crescita degli ingressi in Ipm per violazione della legge sugli stupefacenti, con un aumento del 37,4% in un solo anno».

La presenza negli istituti minorili oggi è fatta soprattutto di ragazzi e ragazze minorenni e la fascia anagrafica più rappresentata è quella dei 16 e 17 anni, ed in totale i minorenni sono in larga maggioranza, quasi il 60% dei presenti. «Due anni fa la situazione era esattamente invertita – sottolinea l’associazione - L'aumentata possibilità introdotta dal decreto Caivano di trasferire i ragazzi maggiorenni dagli Ipm alle carceri per adulti sta facendo vedere i propri effetti, con danni enormi sul futuro dei ragazzi».

Nelle comunità difatti sono ospitati appena 936 ragazzi pari a poco meno del doppio dei ragazzi reclusi, e ci sono solo tre strutture pubbliche su 628. «La giustizia penale minorile - sottolinea Antigone - non meritava le involuzioni normative presenti nel dl Caivano che ci riporta qualche decennio indietro nella storia giuridica del nostro Paese. A partire dal 1988, con l'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, l'Italia aveva scelto un'altra via, quella dell'interesse superiore del minore».

La tipologia di reati più frequenti

I reati contro la persona sono il 22,7% dei reati a carico delle persone entrate negli Istituti penitenziari minorili. La categoria di reati più frequente sono i reati contro il patrimonio, che rappresentano il 55,2% del totale dei reati a carico di tutti coloro che sono entrati in Ipm nel corso del 2023, il 63,9% se si guarda ai soli stranieri, e addirittura il 70,2% se si guarda alle sole donne. Tra i reati contro il patrimonio il più ricorrente è il furto, che pesa per il 15,1% del totale dei reati a carico di tutti coloro che sono entrati in Ipm nell'anno, e addirittura il 35,6% per le sole donne.

I reati contro l'incolumità pubblica (10,6% del totale) sostanzialmente coincidono con le violazioni della legge sugli stupefacenti, che rappresentano il 10,2% del totale dei reati a carico di chi è entrato in Ipm nel 2023, ed il 14,5% se si guarda ai soli italiani. Questi numeri, se si guarda agli ingressi nel 2022, erano rispettivamente il 6,9% e l'8,6%. Di fatto, se si confrontano i delitti a carico delle persone entrate negli istituti penali minorili nel corso del 2022 con quelle entrate nel 2023, la crescita maggiore è quella registrata appunto per le violazioni della legge sugli stupefacenti, che sono aumentate del 37,4% in un solo anno.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: