Il generale Giuseppe Vadalà
Le sue competenze come commissario sono state ampliate negli anni, grazie ai risultati ottenuti. Ieri la testimonianza al convegno Cei di Terni Missione compiuta per il generale Giuseppe Vadalà e per i suoi uomini. Non missione di guerra ma a tutela della salute, dell’ambiente e delle casse dello Stato. Vadalà è generale di brigata dei carabinieri dopo una lunga carriera nel Corpo forestale dello Stato. Ha “inventato” il Nucleo investigativo antincendi boschivi, ha comandato la Divisione di sicurezza agro ambientale e agroalimentare e la Regione toscana. Dal 2017 è “Commissario Unico per la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento alla normativa vigente delle discariche abusive presenti sul territorio nazionale” con risultati straordinari, malgrado la sua “brigata” sia composta solo di 15 uomini, in gran parte ex forestali ora carabinieri.
Il suo compito era quello di mettere in sicurezza 81 discariche per le quali era scattata il 2 dicembre 2014 la condanna dell’Unione Europea che ci è costata subito 40 milioni di euro e 42,8 milioni per ogni semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie a dare piena esecuzione alla sentenza. Le discariche erano in tutto 200, delle 119 più piccole e facili da mettere in sicurezza si è occupato il ministero dell’Ambiente, le più grandi e pericolose sono state affidate al generale. Dopo 7 anni ne sono state bonificate 78 con un risparmio sulla sanzione di ben 184 milioni e 600mila euro. E questo grazie alla “ricetta” scelta dal commissario: lavorare facendo sistema (non solo i “suoi” 15), stretta collaborazione con l’Arma dei Carabinieri con una vera e propria task force, una contabilità speciale, la scelta di operare sul mercato facendo gare supercontrollate per le bonifiche (812 con 1.832 soggetti valutati), prevenzione in stretta collaborazione con Dna, Procure e Prefetture. Un’esperienza decisamente positiva che il generale ha raccontato a Terni alla terza edizione del progetto “Laudato si’ per sora nostra madre Terra. Custodire le nostre terre. Salute, ambiente, lavoro”, promosso dalla Cei e che vede coinvolte le 78 diocesi nelle quali si trovano i 42 Sin (Siti di interesse nazionale), i territori più inquinati del Paese e in attesa di bonifica.
Un’esperienza talmente positiva che col decreto attuativo del Pnrr del 2021, le competenze della struttura del commissario sono state ampliate e così è stata incaricata anche di altre tre missioni delicatissime: dalla Regione Lazio nel 2022 la chiusura e adeguamento alla normativa della famosissima discarica di Malagrotta di Roma Capitale per evitare una nuova infrazione Ue (240 ettari, 250 milioni stanziati, lavori da finire entro il 2027); dalla Regione Toscana nel 2023 la bonifica e messa in sicurezza di tre siti inquinati dal Keu una sostanza industriale con presenza di cromo esavalente smaltita illegalmente in vari siti della regione e per la quale si sta svolgendo il processo (fondi stanziati 15 milioni); dalla Regione Calabria sempre nel 2023 il sito in località Scordovillo nel Comune di Lamezia Terme, dove insiste un insediamento Rom in condizioni precarie con 400 presenze e che deve essere disinquinato (8 milioni stanziati). Un lavoro davvero prezioso che però va avanti grazie alle proroghe, approvate da tutti i governi. L’ultima è del 31 marzo e rinnova l’incarico fino al 2027, proprio per le tre nuove incombenze. Ma si pensa a qualcosa di definitivo.
È, infatti, in fase di predisposizione una specifica norma che istituisce l’Agenzia per le bonifiche delle discariche e dei siti contaminati sotto la vigilanza del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, mutuando l’esperienza positiva del Commissario. Come detto le discariche affidate nel 2017 al generale erano inizialmente 81. Di queste 70 sono già state bonificate e uscite dal contezioso con la Ue, per altri 8 siti, posti in condizioni di sicurezza, si è in attesa della risposta della Commissione per la fuoriuscita dalla procedura sanzionatoria. Per gli ultimi 3 i lavori sono in corso. Dopo 6 anni e mezzo la percentuale di completamento della missione ha raggiunto l’86.4%, con 3 regioni esentate definitivamente dalla sanzione: Toscana, Puglia e Sicilia. Attualmente la sanzione semestrale è di 2 milioni e 600mila euro, che scenderà a 600mila col riconoscimento delle altre 8 bonifiche completate.
Il Commissario è riuscito a farlo anche risparmiando moltissimo sulle spese stanziate per le bonifiche. Le risorse assegnate al Commissario sono state pari a 240 milioni: 150 del Ministero dell’Ambiente e 90 delle Regioni. Ne sono stati spesi per gli interventi di bonifica e risanamento solo 53 milioni e 500mila. Risparmi anche sulle spese per far funzionare la struttura che dal 2017 sono state 5 milioni e 251mila euro. La quota spendibile annualmente per il funzionamento della struttura è di quasi 2,6 milioni, ma quella effetti-vamente spesa è di appena 780mila euro l’anno. Il tutto con una forte attenzione a legalità e trasparenza: ben 50 segnalazioni alle Prefetture, 50 rapporti alle Procure, 12 casi analizzati dalla Dna. La prudenza non è mai troppa. La ditta che sta operando sulla discarica di Amantea in Calabria ha subito recentemente due intimidazioni.