domenica 25 agosto 2019
Sfiducia crescente nella scienza – con vaccini contestati, convegni sulla 'Terra piatta' e studiosi minacciati – mentre le giovani menti brillanti sono 'in fuga'
Foto Ansa

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Sfiducia crescente nella scienza – con vaccini contestati, convegni sulla 'Terra piatta' e studiosi minacciati – mentre le giovani menti brillanti sono 'in fuga'. Una fotografia impietosa, ma anche superficiale del nostro Paese. Che comunque richiede un’urgente attenzione del nuovo esecutivo. La nostra ricerca non se la passa così male: è dell’altro giorno una classifica di 'Nature' secondo la quale l’Istituto nazionale di fisica nucleare e il Cnr sono rispettivamente la nona e la decima potenza mondiale a livello di centri di ricerca pubblici in fatto di pubblicazioni scientifiche.

I finanziamenti sono in leggero aumento, sta nascendo lo Human Technopole nell’area ex Expo di Milano, qualche 'cervello' rientra. Ma il tasso di laureati è ancora troppo basso, le università hanno bisogno di assumere giovani docenti e di poter reclutare più studenti. Anche in un bilancio che deve trovare ingenti risorse solo per non aumentare l’Iva, serve uno sforzo di investimento in formazione e ricerca, volani di crescita civile e sociale oltre che economica. E anche una decisa sterzata che recuperi il valore della scienza e della competenza. Bisogna attirare menti dall’estero e bloccare l’emorragia di capacità.

Tra il 2007 e il 2017, il nostro Paese ha registrato una perdita di circa 130mila cittadini altamente qualificati, spostatisi all’estero con la speranza (concreta) di migliori opportunità di lavoro, retribuzione e carriera. Ma gli italiani che vivevano in altri Paesi dell’Unione europea nel 2017 erano 2 milioni e 349 mila (terzi dopo la Romania e la Polonia). E il 70% non ha un titolo di studio superiore. Significa che da una parte c’è un effettivo drenaggio di laureati che non trovano collocazione soddisfacente in Italia, ma sono tanti i ragazzi che emigrano in cerca di fortuna come accadeva in passato, per fare mestieri che nel nostro Paese offrono posizioni precarie o poco pagate, dall’operaio all’infermiere. A queste forze fresche e generose che costituiscono il futuro italiano vanno offerte nuove opportunità in patria.

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