«Gli uomini in divisa proteggono le istituzioni... E le istituzioni non si toccano». È sera quando il ministro dell’Interno Angelino Alfano sceglie le telecamere del
Tg3 per replicare indirettamente alla "lettera aperta" di Beppe Grillo alle forze dell’ordine. «La linea è quella del rispetto della legge e della democrazia – avverte –. Siamo per dare supporto a chi protesta pacificamente, ma deve farlo nel rispetto della legge» perché «non consentiremo che le città vengano messe a fuoco». Anche le inedite "prepotenze" verificatesi in Puglia inquietano il ministro: «È inaccettabile che vi siano state delle minacce a commercianti per far chiudere loro le attività». Alfano ha convocato alle 16 al Viminale i vertici delle forze dell’ordine per avere informazioni dettagliate, anche sugli episodi dei caschi.Due ore di riunione, in cui il capo della Polizia Alessandro Pansa e il comandante dell’Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, hanno «relazionato» al ministro, aggiornando il quadro nazionale delle proteste, che potrebbero comportare disagi e tensioni ancora per diversi giorni. Sulla scorta delle informazioni ricevute, Alfano ha poi fornito in tv la propria ricostruzione della vicenda: «Non ragioniamo con i "se", ma con i fatti: un funzionario di polizia, vedendo che stava venendo meno la tensione, ha detto ai nostri uomini che potevano togliersi il casco e abbassare l’armatura. E loro l’hanno fatto». E quando gli agenti si sono accorti di «avere davanti un pezzo del corteo che si era staccato dagli oltranzisti ed era lì pacificamente, si sono relazionati con i manifestanti. È sempre accaduto che vi fosse una relazione con i manifestanti pacifici», ribadisce Alfano, che poi lancia una frecciata a Grillo: «Ciò non è da confondere con altri tipi di strumentalizzazioni tentate in queste ore». In ogni caso, il ministro riferirà presto alle Camere: «Il Parlamento è la casa degli italiani ed è bene che si sappia nel dettaglio cos’è successo».La ricostruzione del ministro collima con le dichiarazioni del comandante del Reparto mobile di Torino, Giuseppe Iorio: «Nessuna iniziativa spontanea, i poliziotti hanno seguito una disposizione del dirigente del servizio». Al Viminale, intanto, si seguono con attenzione le ultime evoluzioni della protesta. A Torino sono in arrivo i rinforzi richiesti dal prefetto Paola Basilone, mentre a Roma il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, presieduto dal prefetto Giuseppe Pecoraro, ha disposto il rafforzamento della vigilanza delle sedi istituzionali, in vista di una possibile «marcia su Roma» dei movimentisti.La preoccupazione, cresciuta nelle ultime ore, è che il «magma sociale e ideologico» che forma il movimento dei forconi possa compattarsi: «Sono frange eterogenee, autotrasportatori e ambulanti, militanti di estrema destra e ultrà organizzati», ragiona una fonte del Dipartimento di Ps, ma il collante della «contrapposizione allo Stato» potrebbe unirle, com’è accaduto a Torino, «perché agli ultrà e ai militanti di Casapound e Forza Nuova si sono aggiunti attivisti di sinistra». Un rischio che aumenterebbe «se qualcuno riuscisse a cavalcare la protesta e spingere le varie anime a saldarsi».Perciò l’appello di Grillo ha fatto suonare al Viminale un campanello d’allarme, facendo indignare anche i sindacati di polizia, che non negano il malcontento di migliaia di agenti per lo stipendio magro a fronte dei rischi, ma che continuano a ripetere: non c’è stata e non ci sarà alcuna condivisione con le proteste di piazza.