giovedì 6 giugno 2024
Esperti e Ong: l'operazione è illegale, così si calpestano le norme internazionali sul soccorso in mare. Nell'iniziativa del Governo, solo l'affitto della nave costerà 13,5 milioni
Giorgia Meloni in visita in Albania

Giorgia Meloni in visita in Albania - Ansa

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Un’operazione illegale, che viola le norme internazionali sul soccorso in mare e la Convenzione europea sui diritti dell’uomo. E con un enorme spreco di risorse - previsti 13,5 milioni di euro - che andrebbero invece utilizzate per rafforzare i soccorsi nel Mediterraneo centrale. Così, esperti di diritto degli immigrati e rappresentanti delle Ong bocciano il provvedimento del Governo che intende noleggiare una nave per trasportare in Albania le persone soccorse in mare. Un’imbarcazione che opererà dal 15 settembre al 15 dicembre, a 15-20 miglia a sud di Lampedusa, in attesa degli immigrati soccorsi dai mezzi navali militari.
E proprio da qui parte l’analisi del professor Emilio Santoro, docente di Diritto degli stranieri all’Università di Firenze e coordinatore di “L’altro diritto”, centro di documentazione interuniversitario. «La Ue ha detto che è legittimo portare gli immigrati in Albania solo se vengono soccorsi fuori dalle acque territoriali europee. Così le nostre navi militari opereranno molto vicino a Tunisia e Libia. Sarà quasi un ritorno all’operazione Mare nostrum». Ma cambia la destinazione delle persone soccorse. «Invece di dirigersi verso Lampedusa o la Sicilia, scaricheranno i migranti sulla nave noleggiata, fino al raggiungimento di 200 persone. Che, quattro volte al mese, saranno portate in Albania. Questo vuol dire che staranno 7-10 giorni sulla nave tra tempi di attesa e di viaggio».
E qui c’è una prima grave violazione. «Tenere dieci giorni su una nave persone salvate in mare, che hanno già tanto sofferto, è una violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo: trattamento inumano e degradante. La Corte europea dei diritti dell’uomo potrebbe metterci sotto accusa e si potrebbe chiedere l’applicazione dell’articolo 39 del Regolamento della Corte, chiedendo lo sbarco immediato, per far cessare la violazione di diritti fondamentali». Ci sono poi delle domande che per ora non hanno risposta. La nave opererà a 15-20 miglia a sud di Lampedusa, quindi solo per gli immigrati partiti da Libia e Tunisia. E quelli che arrivano dalla Turchia e dalla Cirenaica? Non è da escludere che i trafficanti spostino i loro affari su queste rotte, come già accaduto. E quando la nave sarà piena e partirà per l’Albania, in attesa che torni dove finiranno gli immigrati soccorsi? Ricordiamo che nel 2023 tra il 15 settembre e il 15 dicembre sbarcarono 26.437 persone.
Quest’anno, finora, gli arrivi sono calati del 58% ma restano sempre molto alti. C’è poi la questione del primo screening che sarà eseguito a bordo. «Le persone provenienti dai cosiddetti “Paesi sicuri” saranno destinate all’Albania. E gli altri? Saranno sbarcati immediatamente a Lampedusa, obbligando la nave a vari viaggi?». Oltretutto per fare tutto questo è prevista la presenza a bordo di 100 unità di personale, con una spesa che va oltre i 13,5 milioni. «Dicevano che Mare nostrum aveva dei costi eccessivi e ora spendono inutilmente tutti questi soldi. Se assumessero funzionari qualificati per le commissioni territoriali, in modo da fare veramente in 6 mesi l’esame delle domande di asilo, costerebbe molto meno e sarebbe più efficiente». Durissima la reazione delle Ong. «È un’iniziativa illegale e un inutile spreco di risorse», accusa Valeria Taurino, direttrice generale di Sos Mediterranee Italia. «Con le altre Ong abbiamo sottoscritto un appello per denunciare che tutta l’operazione Albania è irrispettosa del diritto internazionale e dei diritti umani fondamentali. In base a quale legge internazionale queste persone verranno portate in Albania?». Per quanto riguarda la nave noleggiata, «fare una prima scrematura delle persone fuori dalla cornice di un porto sicuro è illegale. Le persone soccorse, secondo le norme internazionali, devono essere immediatamente sbarcate nel porto sicuro più vicino». Tutto questo «complica inutilmente il soccorso che è già reso problematico dalla scarsità dei mezzi in mare. Tutte queste risorse potrebbero essere molto più efficacemente dirette al soccorso vero che la nostra Guardia costiera, la Finanza e la Marina, fanno in maniera egregia. E ripristinare, come chiediamo da anni, una missione di soccorso nel Mediterraneo centrale che invece è volutamente sguarnito».

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