Il Consiglio dei ministri del Primo Maggio
Arrivano le tanto attese misure sul lavoro, al centro anche di forti polemiche fra il governo, le opposizioni e i sindacati. Si è tenuto a Palazzo Chigi il Consiglio dei ministri che Giorgia Meloni ha fortemente e simbolicamente voluto convocare per il Primo Maggio, giorno dedicato alla Festa del lavoro. E non mancano nel pacchetto le novità, apportate nelle ultime ore e illustrate ai 4 sindacati principali (Ugl inclusa) nell'incontro tenuto solo all'immediata vigilia, domenica sera: dal taglio del cuneo fiscale e contributivo che, per gli ultimi 6 mesi di questo 2023, aumenterà di altri quattro punti arrivando fino a sette punti per chi guadagna fino a 25mila euro, al tetto per la detassazione dei "fringe benefit" concessi dai datori di lavoro ai lavoratori dipendenti con figli a carico che sale a 3mila euro. Confermata poi la definitiva scomparsa del Reddito di cittadinanza dal prossimo anno e l'arrivo al suo posto dell'Assegno di inclusione per una spesa complessiva calcolata in 5,4 miliardi di euro nel 2024. Mentre il cosiddetto Strumento di attivazione al lavoro partirà dal prossimo primo settembre per le persone occupabili e costerà 276 milioni nel quest'anno e 2,1 miliardi il prossimo.
Tuttavia, malgrado l'importanza delle misure varate, il presidente del Consiglio ha rinunciato a tenere la conferenza stampa per illustrare il provvedimento. Solo un video, girato camminando per le sale di Palazzo Chigi, per ribadire il senso del pacchetto predisposto: «Il giorno della festa dei lavoratori il governo sceglie di lavorare per dare risposte ai lavoratori - ha scandito -. Noi abbiamo liberato un "tesoretto" di 4 miliardi grazie al coraggio di alcuni provvedimenti, che avevamo portato avanti - penso al Superbonus - e oggi lo destiniamo al più importante taglio delle tasse sul lavoro degli ultimi decenni. Io vado profondamente fiera che il governo abbia scelto di festeggiare il Primo Maggio con i fatti e non con le parole e credo fosse dovuto un ulteriore sostegno ad un'economia che, pur in un momento di difficoltà, ci sta dando grandi soddisfazioni con una crescita superiore alle altre nazioni europee. Buon Primo maggio e adesso al lavoro», ha aggiunto concludendo il video con le immagini di lei che si siede al tavolo della presidenza e agita la campanella del Cdm dando avvio ai lavori.
Sono parole che riecheggiano quelle dette domenica sera ai leader sindacali ricevuti a Palazzo Chigi. «Un bel modo di celebrare il Primo maggio», aveva commentato la premier domenica sera, soddisfatta in particolare per la riforma del Reddito di cittadinanza, «per distinguere chi è in grado di lavorare da chi non lo è. La priorità del governo - ha detto rivolta ai leader sindacali - è alleggerire la pressione fiscale sul costo del lavoro. Abbiamo approvato il Def, che ha liberato risorse che abbiamo dedicato completamente a taglio del cuneo fiscale. Avevamo già dato un segnale con la legge di Bilancio, mantenendo i due punti di taglio già decisi dal precedente governo per i salari sotto i 35mila euro e aggiungendo un ulteriore punto».
Cgil, Cisl e Uil hanno visto gli annunci del governo come «un atto di arroganza e offensivo», per usare le parole del leader della Cgil, Maurizio Landini, a cui la premier Giorgia Meloni non aveva mancato di rispondere domenica pomeriggio: «Le parole di Landini sono incomprensibili - aveva detto -. Se pensa davvero che sia diseducativo lavorare il Primo maggio, allora il concertone la triplice dovrebbe organizzarlo in un altro giorno». Poi, durante il confronto, da Meloni sono state usate parole più concilianti: «Non è una mancanza di rispetto un Cdm il primo maggio per tagliare il costo del lavoro. È un segnale e mi sarei aspettata un 'bravi'. Era un modo per dire 'ci siamo e ci siamo tutti', una mano tesa, un tentativo di dialogare e di lavorare insieme, perché sul taglio del cuneo fiscale credo che siamo d'accordo». Una linea di maggior apertura viene dal leader della Cisl, Luigi Sbarra, che ha sospeso il giudizio in attesa del testo delle misure, ma ha sottolineato che questa può essere la prima tappa di «un confronto serio».