venerdì 10 febbraio 2023
L'ultimo rapporto della Svimez evidenzia come, alla scuola primaria, un alunno del Mezzogiorno frequenti 200 ore di lezione in meno di un coetaneo del Centro-Nord, per la mancanza del tempo pieno
«Ai bambini del Sud rubato un anno di scuola»

Ansa

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I divari territoriali si misurano anche confrontando il girovita degli studenti: al Sud sono di più quelli in sovrappeso, rispetto al Nord, perché nelle scuole mancano le palestre e non ci sono altri spazi dove effettuare attività sportiva. E questa è soltanto una delle tante carenze che gravano sul sistema scolastico del Mezzogiorno, puntigliosamente ricordate dal rapporto “Un Paese, due scuole”, presentato dalla Svimez a Napoli. Secondo i dati dell'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, mediamente un alunno della primaria del Sud usufruisce di 200 ore di lezione in meno rispetto ad un coetaneo del Centro-Nord, essenzialmente per la mancanza del tempo pieno. «Di fatto si tratta di un anno di scuola persa», si legge nel rapporto.

La mensa, un servizio fantasma

Per far sì che una scuola possa offrire il tempo pieno alle famiglie, è necessario sia dotata del servizio mensa. Un optional per la gran parte degli istituti del Sud. Secondo i dati Svimez, nel Mezzogiorno, circa 650mila alunni delle scuole primarie statali (79% del totale) non beneficiano di alcun servizio mensa. In Campania se ne contano 200mila (87%), in Sicilia 184mila (88%), in Puglia 100mila (65%), in Calabria 60mila (80%). Nel Centro-Nord, gli studenti senza mensa sono 700mila, il 46% del totale, mentre la media nazionale è del 57,94% di bambini senza mensa.

Il tempo pieno? Un miraggio

A causa di queste «carenze infrastrutturali», solo il 18% degli alunni del Mezzogiorno accede al tempo pieno a scuola, rispetto al 48% del Centro-Nord. La Basilicata (48%) è l’unica regione del Sud con valori prossimi a quelli del Nord. Bassi i valori di Umbria (28%) e Marche (30%), molto bassi quelli di Molise (8%) e Sicilia (10%). E ancora. Gli allievi della scuola primaria nel Mezzogiorno frequentano mediamente 4 ore di scuola in meno a settimana rispetto a quelli del Centro-Nord. La differenza tra le ultime due regioni (Molise e Sicilia) e le prime due (Lazio e Toscana) è, appunto, di circa 200 ore all'anno.

Meno palestre, più bimbi obesi

Anche sul versante dell'educazione motoria, il Sud è messo male. Sono circa 550mila (il 66% del totale) gli alunni delle primarie del Mezzogiorno che frequentano scuole non dotate di palestra. L'unica eccezione è la Puglia. Per il resto, la Svimez registra un netto ritardo in Campania (170mila allievi privi del servizio, 73% del totale), in Sicilia (170mila, 81%), in Calabria (65mila, 83%). Nel Centro-Nord, gli allievi della primaria senza palestra, invece, raggiungono il 54%. Analogamente, il 57% degli alunni meridionali della scuola secondaria di secondo grado non ha accesso a una palestra; la stessa percentuale che si registra nella scuola secondaria di primo grado. Questa lacuna ha un'influenza diretta sullo stile di vita dei bambini: nel Meridione quasi un minore su tre nella fascia tra i 6 e i 17 anni, è in sovrappeso, rispetto ad un ragazzo su cinque nel Centro Nord.

Crollati gli investimenti in istruzione

Un altro indicatore che aggrava ulteriormente il divario Nord-Sud è quello relativo alla spesa per investimenti nell'istruzione. Nel periodo che va dal 2008 al 2020, mentre in Italia questo capitolo di spesa ha perso, in media, il 14,3% (circa 8 miliardi di euro in meno), al Centro-Nord il taglio è stato dell'11,2% (circa 3,7 miliardi di euro), mentre al Sud del 19,5% (oltre 4 miliardi di euro). «Più significativo è il rapporto tra spesa e studenti - osserva lo Svimez - dal quale risulta uno scarto sfavorevole al Sud, dove la spesa per studente è di circa 100 euro annui inferiore rispetto al resto del Paese (5.080 euro per studente contro 5.185). Lo scarto aumenta se si considera il solo comparto della scuola, con una spesa per studente di 6.025 euro al Sud contro un valore di 6.395 nel Centro-Nord. Lo scarto è ancora più significativo se si guarda alla sola spesa per investimenti: 34,6 contro 51 euro per studente».

In cinque anni persa la popolazione di Venezia

Complice anche il calo demografico, tutte queste carenze infrastrutturali e di servizi, hanno portato a un progressivo spopolamento delle scuole del Mezzogiorno. Secondo il rapporto della Svimez, tra il 2015 e il 2020 il numero di studenti dalla materna alle superiori) si è ridotto di quasi 250mila unità (-75mila nel Centro-Nord). È come se il sistema scolastico del Sud avesse perso, in appena cinque anni, una popolazione studentesca pari agli abitanti di Venezia.

«Pnrr, occasione di rilancio»

«Per contrastare queste dinamiche - spiega il direttore della Svimez, Luca Bianchi - occorre invertire il trend di spesa e rafforzare le finalità di coesione delle politiche pubbliche nazionali in tema di istruzione. Il Pnrr è l’occasione per colmare i divari infrastrutturali, garantendo asili nido, tempo pieno, palestre, rafforzando l’offerta formativa dove più alto è il rischio di abbandono».

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