martedì 8 gennaio 2013
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​Alla fine, l’estenuante corteggiamento del Cavaliere ha pagato: nonostante i mugugni della base leghista, l’accordo elettorale fra Pdl e Carroccio, giunto al termine di un lungo vertice nella notte fra domenica e lunedì, è ormai nero su bianco. A darne notizia, ieri, è stato lo stesso Silvio Berlusconi: «Habemus papam – ha annunciato ai microfoni di Rtl 102.5 –. All’una e trenta della notte scorsa è stato firmato un accordo tra noi e il Carroccio. L’abbiamo sottoscritto io e, per la Lega Nord, Roberto Maroni». Il quale, dal canto suo, si dice «soddisfatto. Posso ragionevolmente affermare che in Lombardia si vince. Al nord creeremo una macroregione, dove il 75% delle tasse sarà trattenuto per restituirlo ai cittadini sotto forma di servizi».Nel dettaglio, il patto rinnova solo in parte quello stretto nella scorsa legislatura fra il Cavaliere e il senatur Umberto Bossi, che comunque si congratula dalle colonne della Padania: «Non potevamo perdere l’occasione. Avevamo il dovere di dire sì». Le condizioni sono precise: «Maroni sarà candidato in Lombardia, io sarò il leader della coalizione», puntualizza Berlusconi, senza però sciogliere del tutto il nodo sul quale nei giorni scorsi l’accordo ha più volte rischiato di vacillare: «Il candidato premier? Sarà da decidere, ove vincessimo. Potrebbe essere Angelino Alfano e io potrei fare il ministro dell’Economia». Una sfida che pare appassionarlo, come confermano le ricette, snocciolate ieri ancora una volta, per una possibile uscita dalla crisi: «Monti ci ha ingannato. Bisogna invertire la rotta da una politica economica recessiva di rigore e austerità a una di crescita», osserva l’ex premier. All’ipotesi di Alfano candidato premier, formulata forse più come attestato di stima verso l’eterno "delfino" (ad oggi pare arduo, stando ai sondaggi, che la coalizione del Cavaliere ottenga la maggioranza nella prossima tornata elettorale), il segretario del Carroccio replica poco dopo: «Nell’accordo non viene indicato alcun candidato premier, però si dice esplicitamente che non sarà Berlusconi. Ma visto che lui indica Alfano, che stimo e con cui ho lavorato, io mi permetto di indicare la candidatura di Giulio Tremonti». Poi usa il proprio spiccato pragmatismo per indorare la pillola nei confronti dei contrari al riavvicinamento all’uomo di Arcore: «Ci sono, come prevedevo, dei mal di pancia di leghisti che non gradiscono l’accordo -, ragiona il segretario federale - Ma io sono un uomo concreto. Andando da soli, avrei placato i mal di pancia, ma questo avrebbe portato a un’inevitabile sconfitta».
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