«A me va bene tutto purché queste mosse non aiutino a togliere le castagne dal fuoco a Berlusconi e alla Lega. Se accadesse non andrebbe bene e lo dovrebbero spiegare, vorrei capire contro chi combattono». Ce l’ha con i centristi, Pier Luigi Bersani e porta alla luce tutte le polemiche, rimaste fin qui sotto traccia, sulla possibile candidatura di Gabriele Albertini capolista al Senato per la lista Monti. In tal caso l’ex sindaco di Milano, oggi europarlamentare del Pdl, anche se non rinuncia - fa sapere - alla candidatura alla Regione potrebbe farlo solo per interessi di bandiera, senza spingere. O almeno così teme il Pd, anche se Albertini lo esclude categoricamente. Ma qual è il gioco inconfessabile che Bersani vorrebbe denunciare? In sostanza il segretario del Pd considera l’ipotesi di sui si parla, e cioè l’offerta di una candidatura senatoriale sicura ad Albertini, un sostanziale regalo a Pdl e Lega. I quali, assicurandosi la Regione Lombardia anche grazie all’assenza di un competitor moderato realmente motivato, potrebbero trainare in tal modo al successo anche il voto regionale del Senato, con l’importanza decisiva che tutti i sondaggisti assegnano all’aggiudicazione del premio di maggioranza in Lombardia, per definire gli equilibri di Palazzo Madama.Ma nonostante questa illazione, circa l’interesse a togliere al Pd l’autosufficienza al Senato, Bersani conferma l’apertura che era stata fatta da Enrico Letta a Mario Monti per le alleanze da sancire dopo il voto. «Se vinceremo noi», precisa però il vicesegretario del Pd. «Dico da tre anni che intendo lavorare per un governo dei progressisti aperto a un dialogo con forze democratiche e moderate che siano ostative a un revival berlusconiano, leghista e populista. E rimango fermo su questo», chiarisce. Ma ribadisce: «Non sarò mai aggressivo con Monti ma non posso nemmeno stare zitto quando dice cose che non condivido. Abbiamo diritto di rispondere alle accuse». E Bersani indica i suoi paletti. Sulla tassazione. «È chiaro - dice - che va fatta una riorganizzazione delle aliquote fiscali». Ipotizza «una riduzione di quelle più basse e un innalzamento di quella più alta senza arrivare a vertici elevatissimi», come il 75 adottato in Francia, che tanto fa discutere. Per quanto riguarda l’Imu auspica «una devoluzione più ampia ai comuni», come chiesto anche da Giorgio Napolitano. E sempre sulla tassazione: «Non penso che il redditometro sia polizia fiscale - premette -. Tuttavia, credo di più al tema dell’incrocio delle banche dati, della lotta all’elusione, di un limite alla circolazione dei contanti che a questi sistemi».Non esclude una nuova manovra in primavera, Bersani: «Non ho elementi per dirlo», dice, ma di certo il 2013 «sarà un anno difficile». E su un possibile confronto televisivo a tre non chiude, ma la butta sullo scherzo: «Una bella rimpatriata con Berlusconi e Monti la faccio di certo».