Due giovani sollevano un cartello per il cessate il fuoco durante la manifestazione per la pace di venerdì scorso a Napoli - Ansa
«Sabato sarà una grande festa di popolo. Perché parteciperanno tante persone, prima ancora che sigle e organizzazioni di mondi diversi». Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, ha visto (e organizzato) decine di mobilitazioni, a partire dalla Perugia-Assisi. Quando gli si chiede di raccontare l’avvicinamento alla manifestazione per la pace del 5 novembre, risponde così. «Sono convinto che chi ha a cuore il problema ci sarà. Contro il bombardamento del pensiero unico sulla guerra, noi metteremo in campo la coralità delle voci e del mondo associativo. E’ la prima volta che capita e non è poco».
Oggi a Roma è previsto un incontro della macchina organizzativa per fare il punto sull’evento: ci saranno, tra gli altri, Sergio Bassoli e Francesco Vignarca della Rete pace disarmo, Damiano Bettoni, segretario generale delle Acli, Daniele Lorenzi, presidente dell’Arci.
« E’ in corso una grande mobilitazione su tutti i territori» racconta, proprio dall’Arci, il responsabile organizzazione e rapporti col territorio, Walter Massa. «Rispetto al 5 marzo scorso, quando ci trovammo a organizzare una manifestazione in una settimana e riuscimmo comunque ad aggregare 40-50mila persone, questa volta la macchina organizzativa ha avuto più tempo e sta andando a pieno regime». Treni, pullman, mezzi personali: si arriverà nella Capitale in tanti modi e all’evento parteciperanno anche molti cittadini romani.
«Gesù non chiama beati i tranquilli, quelli che stanno in pace, ma quelli che fanno la pace e lottano per fare la pace, i costruttori, gli operatori di pace. Infatti, la pace va costruita e come ogni costruzione richiede impegno, collaborazione, pazienza... Cari fratelli e sorelle, per favore, non dimentichiamoci della martoriata Ucraina: preghiamo per la pace, preghiamo perché in Ucraina ci sia la pace». (Papa Francesco, 1 novembre 2022)
La novità sembra essere proprio il fermento in atto nelle grandi reti associative nazionali, oltre che in quelle sindacali. Nel mondo cattolico, ad esempio, «si sono moltiplicate le iniziative per invocare la pace nelle parrocchie, nelle città e nelle diocesi - ha sottolineato una recente nota del Consiglio nazionale di Ac - spesso trascinata dai bambini e dai ragazzi dell’Acr». Proprio in un’intervista pubblicata sulla rivista “Segno nel mondo”, il presidente di Azione Cattolica, Giuseppe Notarstefano, sottolineava come «non si possa aspettare che la guerra finisca d’incanto. Occorre un maggiore e deciso investimento sulla via diplomatica».
Tutti sono d’accordo su un punto. «Sabato deve essere l’inizio di un percorso, non la fine. La strada è ancora lunga» spiega Lotti. E’ un discorso che vale anche per il mondo politico, che ha dato segnali importanti, da ultimo con l’annuncio della presenza in piazza del Pd, che va ad aggiungersi a quelle di M5s, Sinistra italiana e Verdi, Articolo uno, Rifondazione comunista, Unione popolare.
«Discuteremo anche di questo oggi - sottolinea Walter Massa -. La posizione non è cambiata: se i partiti vorranno esserci, saremo contenti. Ma la manifestazione rimarrà apolitica e senza bandiere. I protagonisti, una volta di più, dovranno essere la società civile e le organizzazioni sociali».