Il poeta irlandese Seamus Heaney, premio Nobel nel 1995 - Ansa
Pochi giorni prima di morire, pur gravemente malato, Séamus Heaney trovò la forza di scrivere la sua ultima struggente poesia, In Time, dedicata a Siofra, la sua nipotina più piccola («Ti ho vista tra molti anni / più di quanti me ne saranno concessi / non più bimba dal passo incerto / donna adulta e sicura»). Era l’ultima di una lunga serie di liriche dedicate ai propri cari e a quel microcosmo interiore che ruotava attorno ai luoghi della sua infanzia e della sua giovinezza.
«Ho cominciato a essere un poeta quando le mie radici si sono intrecciate con le mie letture», scrisse una volta il grande poeta irlandese premio Nobel per la letteratura nel 1995. Addentrarsi nel cuore della contea di Derry aiuta a comprendere il senso profondo della sua opera. Ci troviamo nella cosiddetta "Heaney Country", una terra solcata da paludi, corsi d’acqua e torbiere, dove san Patrizio pregò e digiunò mille e cinquecento anni fa. È un paesaggio della mente ben radicato nel cuore del poeta, che già con la prima raccolta giovanile Death of a Naturalist offrì una straordinaria riflessione sulla perdita del tempo, dell’infanzia e dell’intimità con la natura.
Primo di nove figli, Heaney era nato nel 1939 in una fattoria a un chilometro di distanza da Magherafelt, cittadina di 8mila anime nota per le guglie delle sue tre chiese risalenti al XVIII secolo (cattolica, anglicana e presbiteriana) e per gli allarmi bomba quasi quotidiani degli anni del conflitto. Suo padre era un piccolo proprietario che lavorava la terra e commerciava in bestiame, e la fattoria di Mossbawn, la «casa dei coloni sulla torbiera», fu per Heaney uno dei primi luoghi d’ispirazione.
Ci accompagna Eugene Kielt, storico locale e amico di Heaney. «Séamus è sempre rimasto attaccato con la memoria al microcosmo di Mossbawn – spiega –, traendo dai particolari del paesaggio, delle piante, dei personaggi e dagli incidenti che vi ebbero luogo l’ispirazione viva per la propria poesia». Come per la morte di Christopher, il fratello più piccolo, ucciso a soli quattro anni, nel 1953, da un autobus che lo investì davanti casa. A lui Heaney dedicò la bellissima Mid-Term Break (Giaceva nella sua piccola bara come nel suo lettino / Nessuna ferita vistosa, il paraurti l’aveva scagliato lontano./ Quattro piedi di bara, uno per ogni anno). «Dopo quella terribile tragedia la famiglia vendette Mossbawn e si trasferì in un’altra fattoria nel villaggio di Bellaghy – racconta Kielt – ma lui viveva già nel collegio cattolico di Saint Columb, a Derry, dal quale passò poi alla Queen’s University di Belfast».
Il torrente Moyola, a cui Heaney ha dedicato alcune poesie - Riccardo Michelucci
Ma anche quando spiccò il volo verso una straordinaria carriera accademica negli Stati Uniti, il paesaggio rurale di Bellaghy sarebbe sempre rimasto il principale luogo d’ispirazione dei versi con i quali il bardo irlandese ha esplorato a fondo la natura umana. A partire dai suoi familiari. Hugh Heaney, il fratello contadino al quale il poeta era più legato, descritto in Keeping Going come «il suonatore di cornamusa che viene da lontano, con gli occhi sporgenti e le guance che quasi esplodono in una risata», se n’è andato nel settembre scorso. Un piccolo cippo annerito dal tempo ricorda, poi, il punto dove nel 1985 la nipotina Rachel di appena nove anni venne uccisa da un’auto. Heaney rivisse la tragedia della perdita del fratello Christopher e le dedicò la bellissima lirica The Summer of Lost Rachel.
A pochi chilometri c’è la grande torbiera. Un’ampia e bassa distesa acquitrinosa sul fiume Bann, la cui valle è uno degli insediamenti più antichi di tutta l’isola. I nomi dei villaggi riportano a quell’antica civiltà gaelica la cui estinzione fu dovuta ai colonizzatori inglesi. Nomi come Anahorish, "la collina dove le sorgenti tracimavano nell’erba lucente" o Broagh, con un’altra fattoria che fu di suo padre e il fluire placido delle acque del torrente Moyola, cui dedicò poesie come The Riverside Field e The Railway Children.
La fucina del fabbro Barney Devlin, nei pressi di Bellaghy - Riccardo Michelucci
Lungo il percorso creato anni fa per celebrare i luoghi di Heaney sono stati collocati pannelli che citano le poesie e consentono di ascoltarle dall’inconfondibile voce roca dell’autore. Ritornando verso Bellaghy facciamo tappa alla fucina del fabbro Barney Devlin, un altro dei personaggi immortalati da Heaney. È morto anni fa, quasi centenario, ma rivive in poesie come The Midnight Anvil e The Forge («Tutto ciò che conosco è una porta sul buio./ Fuori vecchie assi e cerchi di ferro arrugginiti,/ dentro il timbro acuto dell’incudine martellata,/ l’improvvisa sventagliata di scintille / o il fischio di un nuovo ferro che si forgia nell’acqua»).
Dal 2016 il testamento artistico e umano del poeta è ospitato a Bellaghy, nel moderno Seamus Heaney Home Place, centro culturale polivalente dedicato a uno dei più grandi poeti del XX secolo. «La sua anima è sempre rimasta in questo villaggio di appena un migliaio di abitanti – spiega Kielt –. Il centro sorge negli spazi dell’ex stazione di polizia, un’enorme caserma fortificata che fino a poco tempo fa era un lugubre retaggio dei tempi del conflitto». All’interno c’è una grande mostra multimediale permanente con i manoscritti originali delle opere, le foto di famiglia e molti oggetti personali, a cominciare dall’inseparabile cappotto. La famiglia ha messo a disposizione anche il prezioso archivio audiovisivo con le poesie lette dalla viva voce del premio Nobel, i video realizzati da amici e colleghi e altro materiale finora inedito.
Il centro culturale Seamus Heaney Home Place, a Bellaghy - Riccardo Michelucci
Heaney riposa a poche centinaia di metri e la lapide riporta un suo famoso verso: Walk on air against your better judgement («Cammina in aria contro ogni buon senso»). Nello stesso cimitero si trovano le tombe di tante vittime del conflitto anglo-irlandese, tra cui Francis Hughes e Thomas McElwee, originari di Bellaghy, che nel 1981 morirono di sciopero della fame in carcere insieme a Bobby Sands.
La brezza tagliente e la pioggia che cade sulle lapidi ci ricordano che i confini di questa campagna sono stati segnati a lungo dalle linee dell’antagonismo fazioso e dai lunghi anni del conflitto, al quale Heaney dedicò alcune delle sue elegie più potenti. Come Two Lorries, composta nel 1993 dopo l’attentato che distrusse la stazione degli autobus di Magherafelt, luogo dove sua madre lo aspettava al ritorno da scuola. «Dopo che accadde, ebbi una visione di mia madre,/ un fantasma sulla panchina dove la incontravo,/ in quella sala d’aspetto dal pavimento gelido a Magherafelt,/ con le borse della spesa piene di cenere a palate./ La morte le sfilò accanto col volto annerito di un carbonaio,/ ripiegando sacchi per cadaveri».