«Sanremo? È una vacanza della mente. Una temporanea perdita di senso». Detto da Roberto Vecchioni, che il Festival l’ha vinto l’anno scorso, fa il suo bell’effetto. Ma, attenzione, il professore non è contro Sanremo. «Morandi, che è anche mio amico, è bravissimo. E ha fatto bene a scegliere Rocco Papaleo, un comico non caciarone». Ma allora perché dice che Sanremo è una perdita di senso? Perché il Festival ha un metro suo, il quale non può essere usato per nessuna altra cosa. È come se ogni anno dicesse: adesso facciamo una cosa che non ha niente a che vedere con la realtà di tutti i giorni. Ma a lei la vittoria di Sanremo è servita? Certo. Mi ha fatto arrivare a moltissime persone che mi ritenevano troppo complicato, adatto solo a un’elite culturale. Banalizzando un po’, mi ha fatto diventare popolare. Ma questa botta di popolarità quanto ha inciso sulle vendite dei suoi album e sulle presenze ai suoi concerti? Il pubblico dei miei concerti è raddoppiato. Le vendite dei cd non sono praticamente cambiate. E mi hanno confermato che in Italia, a parte le solite quattro-cinque superstar, tutti le vendite degli altri artisti sono ormai a un livello, diciamo così, standard.Ha visto Sanremo, quest’anno? Qualcosa. Ho trovato molto brave le donne, da Nina Zilli ed Emma a Noemi. Anche la Berté mi è parsa interessante. Mi sembra che quest’anno ci siano meno canzoni popolari e più brani raffinati. Quello di Renga, per esempio, ha un’eleganza pazzesca.Cosa pensa dello show di Celentano? Non l’ho visto. Ma ne ho letto. E voglio dire ad Adriano che è assurdo invocare la chiusura di due giornali come Avvenire e Famiglia Cristiana. Nessun giornale andrebbe mai chiuso. Se per magia le chiedessero di organizzare il prossimo Sanremo, cosa toglierebbe e cosa terrebbe del festival?Innanzitutto rimetterei al centro la musica e la voglia di cantare degli italiani. Terrei, quindi, le canzoni. Tutte. Anche quelle più popolari. Ovviamente eviterei quelle davvero brutte. Terrei anche le vallette. Toglierei invece tutti gli orpelli. Le cornici. Basta polemiche, monologhi e quant’altro. Tornerebbe in gara a Sanremo? Solo se avessi una canzone con dentro qualcosa di importante da dire, come l’anno scorso. Se stavolta ho detto no è proprio perché non volevo fare solo la passerella. A me sono sempre piaciute le cose fuori dal normale. Quali sono i no più importanti che ha dovuto dire in quest’ultimo anno, dopo la vittoria al Festival? Ho detto no a tanti spot pubblicitari che mi chiedevano di fare come testimonial, rinunciando a un sacco di soldi. Non l’ho fatto per snobismo ma perché non mi sembrava giusto. Mi piace la pubblicità ma non sentivo quelle offerte sulla mia lunghezza d’onda. Ho accettato invece di fare da testimonial ad una campagna di raccolta fondi per la ricerca contro la sclerosi multipla.E la televisione l’ha cercata? Sì, ma non mi interessa fare il presentatore o cose simili. Ho detto sì, invece, a Raitre per un programma sulla storia della scuola. Un argomento che, dopo una vita da professore, è nelle mie corde.
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