Guerra e politica, conflitti sociali e crisi economica. Saranno questi i grandi temi della 71ª Mostra del Cinema di Venezia, in cartellone dal 27 agosto al 7 settembre e presentata ieri a Roma dal direttore Alberto Barbera e dal presidente della Biennale, Paolo Baratta. Quaranta Paesi del mondo (molta Francia e Usa) in cinquantacinque film nelle tre selezioni ufficiali: un record per il festival.
Il giovane favolosodi Mario Martone su Giacomo Leopardi,
Anime nere di Francesco Munzi dal romanzo di Gioacchino Criaco e
Hungry Heartsdi Saverio Costanzo, tratto da
Il bambino indaco di Marco Franzono saranno i tre film che rappresenteranno l’Italia in competizione, ma fuori gara ci cono Sabina Guzzanti con
La trattativa sui presunti rapporti Stato-mafia, Edoardo De Angelis con
Perez, noir con Luca Zingaretti e Marco D’Amore,
La vita oscena di Renato De Maria dall’autobiografia di Aldo Nove, Franco Maresco con
Belluscone, una storia siciliana, Gabriele Salvatore con
Italy in a Day, Davide Ferrario con il documentario di archivio
La zuppa del demonio sul sogno industriale italiano e Michele Alhaique con
Senza nessuna pietà che segna il debutto del protagonista Pierfrancesco Favino come produttore.«Se nella scorsa edizione – sostiene Barbera – drammi familiari e violenza domestica erano argomenti ricorrenti nei film selezionati, quest’anno i registi allargano il proprio sguardo per registrare la preoccupazione diffusa per lo spettro della guerra, che incombe nuovamente su di noi in maniera inaspettata». Ed ecco allora
The Cut di Fatih Akin che segue un padre alla ricerca delle sue due figlie sullo sfondo del genocidio armeno,
The Good Kill di Andrew Niccol sull’interrogativo morale posto dall’uso dei droni per scopi militari,
Fires on the Plain di Shinya Tsukamoto ambientato durante la Seconda guerra mondiale,
Loin des hommes di David Oelhoffen che ci porta in Africa negli anni della guerra franco-algerina raccontata da Camus,
The Look of Silence di Joshua Oppenheimer sugli squadroni della morte nell’Indonesia degli anni Sessanta,
Tsili di Amos Gitai tratto dal romanzo
Paesaggio con bambina di Ahron Appelfeld su una ragazza disabile lasciata da sola a casa dai genitori in fuga dalla guerra,
The President di Mohsen Makhmalbaf sulla caducità del potere con la storia di un despota che in fuga con un nipotino riscoprirà un Paese, il suo, che non conosceva. Ma anche
Maciste alpino del 1916, film di pre-apertura della Mostra per ricordare i cento anni della Grande Guerra. Moltissimi i film tratti da romanzi o focalizzati su scrittori e poeti: oltre a
Il giovane favoloso di Martone e gli altri già citati, vedremo
Pasolini di Abel Ferrara,
The Sound and the Fury di James Franco che continua la sua esplorazione dei classici americani con Faulkner,
Cymbeline di Michael Almereyda che ambienta Shakespeare nel Bronx di oggi. Attesi anche
Mangelehorn di David Gordon Green e
The Humbling di Barry Levinson, dal romanzo di Philip Roth, entrambi interpretati da Al Pacino;
O velho do restelo dell’ultracentenario Manoel De Oliveira,
Birdman di Alejandro González Iñárritu che inaugura il festival con la storia di un attore in crisi,
She’s Funny That Way di Peter Bogdanovich che realizza una commedia sofisticata omaggio a Lubitsch,
Burying the Ex di Joe Dante, il cartoon
Boxtrolls - Le scatole magiche,
Le rançon de la gloire di Xavier Beauvois sul furto della bara di Charlie Chaplin tre giorni dopo il funerale e il film collettivo
Words of God che riflette sulle diverse religioni. Una delle sorprese arriverà poi dalla Croazia con
These Are the Rules di Ognjen Svilicic, storia di un padre che in cerca giustizia dopo la morte del figlio ucciso in una rissa verrà ostacolato dalla burocrazia. Un film duro che farà discutere e che a molti ricorderà
Un borghese piccolo piccolo.