Giornalisti ai leggii dell’orchestra sulla grande pedana costruita sopra la platea per garantire il distanziamento. Questa la cornice scelta per annunciare ieri la stagione 2021/2022 del Piermarini, la prima firmata dal sovrintendete Dominique Meyer, arrivato a Milano a febbraio 2020. Tredici opere, nove nuove produzioni, sette programmi di balletto con dieci titoli diversi, una quarantina di concerti tra sinfonica, musica da camera, recital di canto, molti appuntamenti per i più piccoli. «La pandemia ci ha costretto a ridisegnare più volte il cartellone al quale abbiamo tutti lavorato con entusiasmo, seppure nell’incertezza del futuro», dice Meyer, accanto al direttore musicale Riccardo Chailly e al sindaco di Milano Beppe Sala.
«Si apre un nuovo capitolo, anche se in realtà la Scala non si è mai fermata », dice Sala, presidente del cda scaligero, spiegando che «aver tenuto i conti in ordine non era così scontato». Obiettivo centrato «grazie all’apporto degli sponsor che in quest’anno non hanno fatto venir meno il loro sostegno», spiega Meyer, prima di annunciare la stagione che si aprirà, «ma ormai non è un segreto, il 7 dicembre con il Macbeth di Giuseppe Verdi». Cantano Luca Salsi e Anna Netrebko, regia in stile Trono di spade di Davide Livermore, al suo quarto Sant’Ambrogio consecutivo.
Sul podio Chailly che chiude esegue «la versione di Parigi del 1865 con i ballabili, ma con l’aggiunta nel finale del Mal per me della versione del 1847: un desiderio di Salsi che ho accolto perché già lo avevo fatto con Piero Cappuccilli a Salisburgo nel 1984, continuando una tradizione inaugurata da Claudio Abbado». Meno titoli, meno recite rispetto alle ultime stagioni extra large di Alexander Pereira, «ma questo assetto si avvicina molto a quella che è sempre stata la tradizionale impostazione delle stagioni scaligere», riflette Meyer che ha ridotto da cinque a quattro i turni di abbonamento, ha ridisegnato le fasce di prezzo soprattutto per la seconda parte della platea e per i posti dietro nei palchi dove la visibilità è molto limitata e ha lanciato l’iniziativa “Un palco in famiglia” con ingresso a 15 euro per i minori di 18 anni accompagnati da adulti.
In arrivo poi videolibretti in otto lingue e la fibra in tutto il teatro per lo streaming degli spettacoli. Meyer ha voluto «fare ordine portando al 2025, in concomitanza con il mio di sovrintendente, la scadenza dei mandati del direttore musicale Chailly, del direttore del Corpo di ballo Manuel Legris e del nuovo maestro del coro, Alberto Malazzi che prende il posto di Bruno Casoni che resterà alla guida delle Voci bianche dell’Accademia», annuncia Meyer prima del lungo e affettuoso applauso che saluta Casoni per vent’anni, dice Chailly, «punto di riferimento di questo teatro per il grande lavoro fatto con il coro su stile, colore e conoscenza della tradizione».
Una Scala mitteleuropea - ma niente cartellone da teatro di repertorio, sul modello della Staatsoper di Vienna che ha guidato negli ultimi dieci anni quella disegnata da Meyer in questa sua prima stagione che, inevitabilmente, risente del periodo (alcuni allestimenti programmati la scorsa stagione sono stati recuperati, altri rimandati), ma che mostra già la firma del sovrintendente. «In molti ruoli da comprimari abbiamo voluto giovani cantanti italiani ai quali offriamo volentieri spazio». Cantanti, ma anche direttori, arrivano Gianpaolo Bisanti e Marco Armiliato, torna Evelino Pidò e Ottavio Dantone, confermato Michele Gamba.
Dopo il Macbeth inaugurale tocca a I Capuleti e i Montecchi di Bellini con il debutto scaligero del regista Adrian Noble, a lungo alla guida della Royal Shakespeare Company. Lorenzo Viotti dirige Thaïs di Massenet, opera mai andata in scena alla Scala che vedrà per la prima volta a Milano il regista Olivier Py. Valery Gergiev torna sul podio per La dama di picche di Cajkovskij con protagonista Asmik Grigorian e Olga Borodina nei panni della Contessa. Anna Netrebko e il marito Yusif Eyvazov cantano Adriana Lecouvreur di Cilea, Don Giovanni di Mozart torna con la bacchetta di Pablo Heras-Casado, la ster del Metropolitan Erin Morley è Zerbinetta in Arianna a Nasso di Strauss.
Chailly torna a Verdi con Un ballo in maschera che segna il debutto scaligero del regista Marco Arturo Marelli, Sonya Yoncheva è la protagonista della Gioconda di Ponchielli (dirige Frédéric Chaslin, regia, ancora, di Livermore), Mario Martone firma un nuovo Rigoletto di Verdi con il baritono mongolo Amartüvshin Enkhbat. L’Accademia propone Il matrimonio segreto di Cimarosa, Fedoradi Giordano (anche qui regia di Martone) riporta alla Scala Roberto Alagna. Chiusura di stagione con la musica contemporanea, Thomas Adès dirige la sua The tempest con la regia di Robert Lepage. Prima, da settembre, una stagione autunnale.
«Tre Rossini con Italiana in Algeri saltata la scorsa settimana per un contagio nella cmpagnia, Il turco in Italia bloccato a febbraio 2020 dal Covid e un nuovo Barbiere di Siviglia diretto da Chailly con la regia di Leo Muscato, poi Elisir d’amore di Donizetti e La Calisto di Francesco Cavalli, autore che gli scaligeri affrontano per la prima volta. Tutte opere che prevedono organici orchestrali contenuti, perché le regole del distanziamento non sono cambiate», spiega Meyer. La stagione sinfonica vede per la prima volta una direttrice orchestra italiana sul podio della Scala, sarà Speranza Scappucci. Chailly dirige Mahler, tornano Daniel Barenboim e Christian Thielemann, suonano Lang Lang, Daniil Trifonov e Yuja Wang.
Il balletto, «che ha uno spazio rilevante per la grande sensibilità del sovrintendente» dice Sala, inaugura la stagione con La bayadere con la coreografia di Rudolf Nureyev, versione che sino ad ora si era vista solo all’Opera de Paris. Musiche di Ezio Bosso per David Dawson, di Tom Yorke e dei Radiohead per Philippe Kratz. Classici come Giselle, anche in omaggio a Carla Fracci, Onegin con Roberto Bolle, nominato proprio ieri Grande ufficiale della Repubblica dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, mentre Wyne Mc-Gregor crea per gli scaligeri Les noces su musiche di Stravinskij.