A meno di venti giorni dal Mondiale di atletica leggera che si terrà a Pechino (dal 22 agosto) l’allarme doping sale ai massimi livelli. Un’inchiesta svolta dalla tv tedesca Ard e dal quotidiano britannico “Sunday Times” denuncia: un terzo delle medaglie conquistate alle Olimpiadi ed ai Mondiali dal 2001 al 2012, nel fondo e nel mezzofondo, sono state ottenute grazie a sostanze dopanti. Da un documento della Federazione internazionale di atletica alle Nazioni, 55 quelle coinvolte; la Russia ha 30 casi davanti a Ucraina con 28 e Turchia con 27. Netta la presa di posizione a riguardo del presidente del Cio Thomas Bach: «Al momento sono solo ipotesi e noi rispettiamo la presunzione di innocenza, ma se ci fossero casi accertati il Cio attuerà la sua solita politica di tolleranza zero». La maggior parte dei sospettati naturalmente si dichiarerà innocente. Come il ciclista americano Tom Danielson, che su Twitter ha annunciato di essere risultato positivo al testosterone sintetico in un test fuori competizione dello scorso 9 luglio. «Non ho mai preso nulla del genere», scrive il trentasettenne della Garmin-Cannondale che si è subito ritirato dal Giro dello Utah. Vorremmo tanto credergli, ma è lo stesso Danielson che nel 2012 ammise di aver fatto uso di sostanze dopanti all’epoca della sua militanza nella Discovery Channel, il team di Lance Armstrong. Da qui la squalifica che l’Usada gli inflisse dal 1° settembre 2012 al 1° marzo 2013, con la perdita di tutti i risultati sportivi conseguiti dal 1° marzo 2005 al 23 settembre 2006.