“E i francesi ci rispettano…”, cantava Paolo Conte nell’allegra canzone dedicata a Bartali, un’affermazione tornata di grande attualità sulle strade d’oltralpe, dove anche i giornali si sono innamorati di
Vincenzo Nibali. Al Tour de France il corridore siciliano ha generosamente elargito grinta, fantasia e coraggio, in gara, ma sempre mantenendo quel suo aplomb – quasi britannico – appena sceso di sella. Piace il volto serio di Nibali, un campione dallo stile vintage, un corridore antico, lontano anni luce dal mondo patinato del gossip. Così, come piace il volto fresco e allegro di Matteo Trentin che a Nancy ha bissato il successo dello scorso anno (a Lione) superando al fotofinish il “depresso” Peter Sagan. «È incredibile», dice appena appreso di aver vinto: era convinto di essere stato battuto, ma era felice lo stesso, tanto che dopo il traguardo, con il sorriso stampato in bocca, aveva appoggiato la sua mano sulla schiena del campione slovacco per complimentarsi.
Il corridore di Borgo Valsugana compirà 25 anni fra 20 giorni, ha tutta la carriera da costruire, soprattutto nelle gare in linea. Svolge onestamente il suo ruolo di gregario - non lesina mai energie per i propri capitani – ma può e deve aspirare a qualcosa di più. Intanto, sta imparando il mestiere in una delle migliori “botteghe” delle due ruote da “mastro” Boonen e da “mastro” Cavendish, che non possono più fare a meno di lui, il primo nelle classiche, il secondo nelle volate dei grandi Giri. E salva anche il bilancio della squadra in questa trasferta rivelatasi “dolorosa” fin dalla prima tappa, quando Cavendish è finito a terra massacrandosi la spalla.
Appena tre anni fa, proprio all’inizio dell’estate, Trentin si laureava campione d’Italia degli Under 23 superando il suo compagno di fuga che è divenuto famoso quest’anno al Giro, quel Fabio Aru che guida l’ arrembante pattuglia dei giovani azzurri in sella con il gravoso compito di riscattare le sorti di un ciclismo sempre più povero nel Belpaese, tanto da costringerli a “emigrare”.
Il bilancio italiano è già saldamente in attivo – due vittorie e sei giorni in maglia gialla, finora – mentre non può dire altrettanto lo slovacco Sagan che in queste prime sette tappe ha collezionato solo una lunga teoria di piazzamenti - non è uscito mai dai primi cinque e per ben 3 volte è arrivato secondo – e vede il suo viso allungarsi sempre di più: non riesce più a sorridere – anche sul palco improvvisa una specie di smorfia – e, ora, più di un direttore sportivo ha probabilmente più bisogno di uno psicologo per ritrovare la sua spavalderia.
Sabato si inizia a salire. La tappa è corta (161 chilometri) ma nel finale ci sono tre salite, brevi ma arcigne, quanto basta per costringere a mostrare i muscoli chi aspira a sfilare con la maglia gialla sui Campi Elisi.
L'ordine
d'arrivo della settima tappa del Tour de France, da Epernay a Nancy di 234,5
km:
1.
Matteo Trentin (Ita)
2.
Peter Sagan (Svk)
3. Tony
Gallopin (Fra)
4. Tom
Dumoulin (Ola)
5.
Simon Gerrans (Aus)
6.
Daniel Oss (Ita)
7.
Cyril Gautier (Fra)
8.
Sylvain Chavanel (Fra)
9. Sep
Vanmarcke (Bel)
10.
Greg Van Avermaet (Bel)
La
classifica generale:
1.
Vincenzo Nibali (Ita)
2.
Jakob Fuglsang (Dan) a 2”
3. Peter Sagan (Slo) a 44”
4. Michal Kwiatkowski (Pol) a 50”
5. Tony
Gallopin (Fra) a 1’45”
6.
Richie Porte (Aus) 1’54”
7.
Andrew Talansky (Usa) a 1’56”
8.
Alejandro Valverde (Spa) a 2’11”
9.
Romain Bardet (Fra) a 2’11”
10. Rui
Costa (Por) a 2’11”