martedì 1 ottobre 2013
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La famiglia, la gente, l’Italia. Sono questi tre i centri tematici del ritorno di Gianni Morandi ai dischi sette anni dopo l’ultimo album e pochi giorni prima del concerto-evento all’Arena di Verona, previsto il 7 ed 8 ottobre con diretta tv su Canale 5 e radio su RTL 102.5. Il nuovo album dell’artista di Monghidoro si intitola Bisogna vivere ed è nei negozi oggi, sia nella versione normale (10 inediti) che in quella deluxe (comprensiva di Dvd con backstage e il clip di Solo insieme saremo felici). Per la sua rentrée Morandi ha scelto autori noti come Pacifico e Grignani (in duetto con lui in Prima che tutto finisca), ma anche giovani sconosciuti tra i quali Gianluca Taddia, «il cui brano l’ho selezionato tra gli oltre 350 ricevuti a seguito dell’appello su Facebook per trovare nuove canzoni». Ma al di là del disco, in cui pure spiccano la melanconica Il nascondiglio delle parole d’amore («La mia preferita», dice Morandi), la sbarazzina A me capita di Lisei, ex cantautore oggi psicoterapeuta, e l’originale Sono un "ti amo", quello che colpisce mentre il cantante ne parla è come emergano nitidi e sentiti i tre temi di cui sopra. L’Italia, di cui Morandi volente o nolente è icona, Gianni la canta fin dall’incitamento del titolo: a segnalarne (nei limiti del suo mestiere) le potenzialità di riscatto. «In questi sette anni ho fatto tv e film, ma il mio mestiere è cantare. E volevo cantare che siamo vivi, anche come Paese. Certo il titolo del disco implica pure il retrogusto del vivere nella crisi, ma l’ho scelto per incitare a darsi da fare, a ritrovare il senso del collettivo, a pensare ai figli. Sempre su Facebook ho lanciato la domanda "Perché bisogna vivere?", e in sedicimila hanno già dimostrato che lo sappiamo. Perché la vita è un dono». E difatti poi il disco, nelle due canzoni nettamente migliori, si apre ai valori dell’uomo e dell’Oltre: parlando della gente e della famiglia. BellEmilia, il brano scoperto sul web, canta il terremoto: con un coro parrocchiale e refrain in emiliano. «Mi commuovo a cantarla, la farò all’Arena anche coi ragazzi di Poggio Renatico che sono con me sul Cd. Per dire "Ci hai quasi strozzato, terremoto, ma guardaci in faccia e accarezza i nostri vecchi". Perché i giovani – aggiunge Morandi –, dall’autore a tutti quelli che stanno ricostruendo, sono il nostro futuro». E poi c’è Ogni vita è grande, che chiude il disco con orchestra sinfonica. «È una poesia bella, spontanea, ispirata, che non potevo fare a meno di incidere quando l’ho sentita». E quando Morandi l’ha sentita, coi suoi versi «Non invidiare nessuno / Ogni madre aspetta d’essere abbracciata / La vita è grande anche quando non la vuoi / Anche quando se ne va»? Lo racconta l’autore, Gian Piero Alloisio, cresciuto alla scuola del Teatro Canzone di Gaber. «Il brano fu scelto come inno per il VII Incontro Mondiale delle Famiglie di Bresso un anno fa. Lì fu eseguito come apertura, poi in chiusura lo cantai fra la gente dopo che la famiglia di Chiara Luce Badano volle presentarlo. Subito Gianni mi mandò un sms: e ora la sento su disco non solo detta, ma vissuta, col suo messaggio per l’importanza della vita, sempre, e della famiglia». Pure questo pezzo sarà tra i 50 delle sere veronesi, «Concerti ripresi dalla tv e non show televisivi», dice Morandi: ma… con quali ospiti? «Ne ho invitati tanti. Rita Pavone spero venga, iniziammo insieme e manca dalle scene da anni. Verrà Cher, non verranno invece Celentano o Fiorello. Comunque rileggerò la mia storia con Morricone, ai cui arrangiamenti degli esordi devo tutto, e per la prima volta con cento orchestrali. Canterò ancora i valori per cui vale la pena stare uniti: magari commuovendomi, senz’altro con la stessa ansia da esame con cui lancio il Cd».
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