Quando i produttori della Lux Vide Matilde e Luca Bernabei gli hanno parlato per la prima volta del personaggio di Pietro, il capo della Guardia Forestale che interpreta in
Un passo dal cielo 2 (Raiuno, da domenica 14 ottobre, in prima serata), Terence Hill ha risposto: «Sì, però vado a cavallo non sulla jeep». Loro, lungimiranti, lo hanno accontentato e oggi Pietro è il secondo personaggio di successo (dopo don Matteo) nato dal connubio tra Lux e Terence Hill. E lui ne è letteralmente entusiasta: «Pietro è uno di quei personaggi che sognavo da piccolo. Mio padre è stato un pioniere della montagna mi descriveva le Tre Cime di Lavaredo e la Val Pusteria. Quando sono arrivato in Alto Adige per girare
Un passo dal cielo mi sono sentito a casa».
«Un passo dal cielo 2» inizia dove si è interrotta la prima serie: Pietro si è riconciliato con se stesso e con la memoria della moglie ed è pronto ad occuparsi di una storia misteriosa che farà da filo conduttore alle otto serate.Sì. Nella prima puntata Pietro trova nel bosco una ragazza ferita. Non è italiana e non ricorda nulla di quello che le è successo ma è molto spaventata. Non voglio anticipare cosa succederà ma posso dire che avrà a che fare con la tratta delle donne dell’Est. In una scena, Pietro è con una dottoressa dell’ospedale di San Candido e lei gli dice: «Non capisco come si possano comprare le donne per venderle come animali».
Un tema molto delicato: è giusto affrontarlo in una fiction?Credo che, se trattati con serietà e rispetto, tanti temi di attualità dovrebbero essere trattati nelle fiction. Purché non siano solo pretesti per costruirci sopra una, dieci, cento puntate perché a qual punto, ripetuti all’infinito, perdono senso. Però, ci tengo a ripeterlo, l’importante è che ci siano serietà e rispetto.
Oltre alla tratta delle donne, in «Un passo dal cielo 2» ne affronterete altri?L’educazione dei giovani, la loro crescita. Pietro aiuta il nipote Giorgio che, dopo esperienze negative, decide di voler entrare nella Guardia Forestale. Non si limiterà ad insegnargli cosa serve sapere per partecipare al concorso, la sua sarà una vera scuola di vita.
Considerate le location di questa fiction, parlerete anche di natura?Certamente. L’ambiente di
Un passo dal cielo è importantissimo: guardando i luoghi in cui abbiamo girato, la gente capisce quante cose belle abbiamo e quante rischiamo di perderne. E forse, dopo avere visto una puntata, ci pensa due volte a buttare per terra una cartaccia. Quella dell’Alto Adige è una bellezza a cui non si resiste. Anche se hai pensieri o tormenti dentro di te, non puoi fare a meno di sentirti felice. Dopo la prima serie, molte persone mi hanno fermato per strada per dirmi che, in alcuni momenti, Pietro sembrava persino più spirituale di don Matteo. E che i personaggi della nostra fiction erano piaciuti per gli spunti di riflessione che offrivano. Questo dimostra che lo spettacolo funziona quando comunica l’emozione.
Rispetto alla prima serie, Pietro è cambiato?È un personaggio abbastanza completo. Per le nuove puntate ho solo chiesto agli autori di dargli una dimensione un po’ più epica. Ora sarà il pubblico a giudicare.
Pietro si arrampica, va a cavallo: è stato faticoso interpretarlo?Sicuramente impegnativo. Le scene più difficili sono quelle delle arrampicate perché, anche se sei messo in sicurezza, rimangono comunque complicate. Poi abbiamo dovuto gestire gli animali: cavallo, lupo, orso e via dicendo. Dare a Pietro la possibilità di andare a cavallo significa avere sul set un "attore" molto esigente, con persone che si occupano solo di lui, lo accudiscono, gli danno da mangiare. Ma, soprattutto, mettere in preventivo che, quando si rifiuta di fare qualcosa che gli chiedi, non c’è modo di convincerlo!