Andrea Tamburini, Lamberto Schranz e Gianni Mortara monitorano lo spessore del ghiacciaio. E la bianchissima parete di fronte? Quella che per il dislivello unico di 2.500 metri è chiamata «Himalayana» e suscita da sempre l’interesse e l’ammirazione degli esploratori? Vale per essa la previsione dei modelli svizzeri: tra il 2050 e la fine del secolo scompariranno i ghiacciai alpini.
La vista dalla web cam sul ghiacciaio Belvedere, a Macugnaga
C’è il surriscaldamento globale, certo. Ci sono le ere geologiche e i cambiamenti climatici indipendenti dall’uomo. Ma c’è anche la sentenza dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) che con tutta prudenza del mondo scientifico attesta come l’opera dell’uomo abbia contribuito ad accelerare l’innalzamento delle temperature: dalla metà dell’800 sono scomparsi 2/3 dei ghiacciai alpini.
Le istituzioni locali non si interessano della situazione. I dati che questi ricercatori inviano di continuo agli organismi ministeriali non hanno finora smosso nulla. E così gli scienziati guardano con speranza all’enciclica di Papa Francesco, Laudato si’. «Qualcosa ha iniziato a smuoversi, sul clima», commenta il glaciologo. Un’inversione di tendenza a breve, allo stato attuale, pare poco probabile. Anche perché, come sottolinea Seppi, «un ghiacciaio è vitale, è un’inerzia che non reagisce rapidamente ai cambiamenti. Per vedere un cambiamento di tendenza avremmo bisogno di almeno 8 anni positivi».
Escursionisti sul ghiacciaio: al centro è visibile una sezione di ghiaccio ricoperta dai detriti.Mortara scuote la testa, guarda la morena, la storica cresta che cinge il ghiacciaio nero. «La vedete? Le morene non fanno notizia, ma sono la spia della trasformazione: stanno crollando verso l’interno perché non hanno più la spinta del ghiaccio. Il ghiacciaio si sta sgonfiando come un soufflé».
Per chi vive qui significa, oltre al pericolo di crolli, la riduzione delle risorse idriche (il ghiacciaio del Rosa alimenta indirettamente, attraverso gli affluenti, il Po) e la perdita di attrattività turistica. Fa fede il pittore britannico William Brockedon, che nel 1925 scriveva: «Il Monte Rosa apparve all’improvviso, così imponente e maestoso che non so descriverlo degnamente. Uno spettacolo indimenticabile. Vale da solo un viaggio dall’Inghilterra».
La parete himalayana del Rosa, vista dal ghiacciaio nero.