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Politologi di razza ed entrambi gesuiti destinati da prospettive diverse e con chiavi ermeneutiche differenti a raccontare il fenomeno mafioso ma anche a sperare in una rinascita e riscatto morale e civile nella Sicilia e in particolare nella Palermo degli anni Ottanta e Novanta.
È la storia in parallelo di Ennio Pintacuda (1933-2005) e Bartolomeo Sorge (1929-2020) i due religiosi ignaziani che si trovarono assieme e poi su sponde diverse come animatori, autentici spin doctor della così detta "Primavera" di Palermo e delle prime giunte comunali, guidate dal sindaco Leoluca Orlando. Un libro scritto da Pino Toro e Nuccio Vara, Pintacuda e Sorge.
Il cammino personale e comune, il confronto (Pintacuda e Sorge, San Paolo, pagine 224, euro 18) torna su quei fatti. Il volume ha soprattutto il pregio di raccontare le biografie parallele di questi due sacerdoti quasi "gemelli" per il loro amore per la politica, il Concilio Vaticano II e per la Compagnia di Gesù mettendo soprattutto in risalto i punti di incontro, ma anche di acerrimo scontro che intercorsero tra i due confratelli durante e dopo la comune permanenza all'Istituto di formazione politica Pedro Arrupe di Palermo.
Il volume, di capitolo in capitolo, racconta soprattutto l'arrivo di Sorge a Palermo il 22 ottobre 1985 (ultimo "gesuita montiniano" proveniente da La Civiltà Cattolica) e di come il suo "sbarco" in Sicilia fu vissuto e salutato con entusiasmo e rispetto nell'isola. Si scopre, ad esempio, lo stile più contemplativo di Sorge e quello più attento all'azione e agli approfondimenti sociologici di Pintacuda.
Ad attrarre il lettore sono sicuramente le pagine dedicate a quest' ultimo (rispetto al più conosciuto Sorge su cui esiste un'ampia bibliografia) perché permette soprattutto di capire i motivi di come questo "prete scomodo" originario di Prizzi, divenuto ideologo di punta del movimento La Rete di Leoluca Orlando (che fu tra l'altro allievo del prestigioso istituto della Compagnia di Gesù, il Gonzaga di Palermo), si trovò a un certo punto nel 1992 "fuori" dalla Compagnia di Gesù, dalla storica sede dei gesuiti panormiti Casa Professa (la stessa del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa) e si costruì, negli anni, con le sue forze un'autorevolezza bipartisan riconosciuta di politologo: tanto da essere chiamato dalla Regione Siciliana (guidata dal centro-destra) a presiedere il Centro ricerche e studi direzionali (Cerisdi) fino alla sua morte avvenuta nel 2005.
Il volume raccoglie tante perle inedite come la famosa frase attribuita a Pintacuda «il sospetto è l'anticamera della verità» e sul perché pronunciò quella frase per spiegare il fenomeno mafia. Ci riporta con la memoria alle parole pronunciate dal capo dello Stato Francesco Cossiga indirizzate a Pintacuda, definito per il suo agire politico: «Un gesuita del Seicento del Paraguay».
Dentro queste pagine si scopre, fra l'altro, il rapporto di stima che intercorse tra l'allora cardinale di Palermo Salvatore Pappalardo e padre Sorge e la loro diversa idea di dare vita a «una pastorale organica dell'antimafia».
Toccante lo scritto di Sorge sulla morte di don Pino Puglisi. Ovviamente emergono anche le diversità di vedute tra i due ignaziani, entrambi costretti a vivere sotto scorta, sul ruolo e presenza dei cattolici in politica nel momento in cui la Dc, a inizio anni Novanta, si sta dissolvendo. Un libro insomma che ci aiuta a capire meglio quegli anni, ma anche a comprendere la cifra umana, intellettuale e pastorale di questi due illustri figli di Sant' Ignazio.