Pubblichiamo un estratto del monologo Ghertruda la mamma di A., in scena al Teatro Santa Chiara di Brescia Facciamo finire ’sta scenata. Un figlio che finge d’esser demente un secondo marito che finge d’esser innocente un primo marito che addirittura il fantasma si mette a fare. Sempre stato prepotente… M’ero proprio stufata, pensavo che se non la ingollavo anch’io quella perla, quella aranciata o cosa era non ricordo più – si beve così tanto di là o dove è la morte, dietro la vetrata – non ce la finivamo, no. Pensavo così. Ero scema? Sventata ? Non ho fermato un bel niente di tutta ’sta nera scenata. Di sembrare tutti qualcosa che non s’era. Di avere tutti la natura di sembrare fatti d’un’altra natura. Finché non apparve quel che “passa la natura”… Il vero teatro. Del male. Io, mio Dio, se ci penso ero l’unica fessa, sincera scema ma leale dicevo quel che mi pareva quel che mi premeva. Non fui la gran moralista, non feci mai la lista dei mali altrui. Sapevo i miei. Ma almeno non fingevo di non averli. Dicevo: figlio mio, non m’accusare – per l’aver cercato io un po’ di calore e di regalità non mi vuoi più amare ? Sono la tua mamma. Non ho che te, non conta il resto…
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