Il 2014 è stato l’anno dell’Ice Bucket Challenge, con grande coinvolgimento di superstar per una importante causa, la lotta alla sclerosi laterale amiotrofica, (e per un bel po’ di pubblicità). Ma in America e Gran Bretagna la beneficenza delle “celebrity” non si limita a qualche cubetto di ghiaccio e ad un assegno (quando c’è). Lì spesso le superstar si ritrovano a capo di vere e proprie organizzazioni umanitarie con ramificazioni ai quattro angoli del pianeta. Da noi in Italia, complice una legislazione arcaica, c’è la tendenza a donare poco e in privato, mentre nei paesi anglosassoni tutto è pubblico, rendicontato in modo da scatenare un fenomeno emulativo in ogni livello sociale, con benefici concreti come evidenziano i report stilati ogni anno dai principali organi d’informazione. Ovviamente una valutazione del fenomeno si basa sui dati del 2013, ma più o meno le star in prima fila sono sempre le stesse, vale a dire Angelina Jolie, Oprah Winfrey, Elton John, George Clooney, Bono, o quella Taylor Swift che nel 2013, per festeggiare i suoi 24 anni, ha voluto donare 100 mila dollari alla amata Nashville Symphony Orchestra, in cattive acque finanziarie. Diversissimi i beneficiari: enti privati, organizzazioni per la ricerca sull’aids, associazioni no profit attive sugli scenari caldi del mondo, ong per i diritti umani, opere di assistenza a favore dei senzatetto. Basti pensare che nel 2013 Elton John ha donato la bellezza di 24 milioni di sterline, oltre 30 milioni di euro, 14 dei quali alla sua Elton John Aids Foundation e i restanti 10 a 48 iniziative solidali di varia natura. Dal ’92 la rockstar organizza ogni estate presso la sua principesca residenza di Windsor il “White tie and tiara party”, gran ballo per la raccolta fondi a favore della sua Ejaf (che in 22 anni di attività ha raccolto 96,5 milioni di sterline per finanziare programmi di cura e di ricerca in 55 paesi del mondo) a cui partecipano facoltosi ospiti come Bill Clinton, Catherine Zeta-Jones, Emma Thompson o Sharon Stone, con biglietti da 10 mila sterline in su. Nella classifica inglese dei vip più munifici, il pianoman di Pinner supera di gran lunga JK Rowling, la “mamma” letteraria di Harry Potter, seconda in graduatoria con 9,4 milioni di sterline, 12 milioni di euro, e la coppia David & Victoria Beckham, terza con 3,4 milioni di sterline, 4,3 milioni di euro. Ancora più dietro i Coldplay (2,8 milioni) e gli One Direction (2,8 milioni) e Paul McCartney. Bono degli U2 non figura nella lista perché irlandese, ma il suo impegno si divide tra l’Haitian Relief Organization, Happy Heart Fund, Artists for Peace and Justice, oltre ad altre di carattere più eminentemente politico come la One Campaign, Data e (Red) al lavoro per eliminare (o almeno ridurre) l’emergenza povertà dalla faccia della terra. Fra gli americani in testa ci sono due conduttrici di enorme popolarità televisiva come Oprah Winfrey (tra le sue iniziative The Angel Network, organizzazione per l’assistenza ai poveri, e l’Oprah Winfrey Leadership Academy for Girls creata alla periferia di Johannesburg con un investimento di 40 milioni di dollari per mantenere la parola data a Nelson Mandela) ed Ellen DeGeneres, ma anche cantanti come Beyoncé e il marito Jay Z, Willie Nelson, John Bon Jovi, Madonna, Alicia Keys, attori come Sandra Bullock, Michael J. Fox, Susan Sarandon. Anche se ad Hollywood i più attivi sono Angelina Jolie e Brad Pitt, 50 milioni di dollari guadagnati nel 2013, con 29
charities sostenute da lei, dal 2001 Ambasciatrice di buona volontà dell’Unhcr, e 39 da lui. Solo per dare un sostegno alle vittime dell’uragano Katrina, Pitt nel 2010 non ha battuto ciglio a staccare un assegno da 16 milioni di dollari. Per fronteggiare le crisi umanitarie del pianeta, i Brangelina hanno dato vita nel 2006 ad un organismo ad hoc, la Maddox Jolie-Pitt Foundation arruolando fra i sostenitori pure Tom Hanks, Madonna, lo scomparso Robin Williams, Oprah Winfrey, Carrie Underwood, Morgan Freeman. Prima donazione: un milione di dollari a Medici Senza Frontiere e a Global Action for Children. Ma la coppia opera pure separata: nel 2011, ad esempio, Angelina ha debuttato nei panni di stilista di gioielli con una sua linea, la Style of Jolie, destinando il 100% dei proventi alla costruzione di una scuola femminile in Afghanistan. Con Pitt, Matt Damon, Don Cheadle e Jerry Weintraub un’altra star degli Studios impegnatissima nel sociale come George Clooney ha fondato l’organizzazione Not On Our Watch, per fare da megafono alle violazioni dei diritti umani nel mondo e contribuire così a debellarle. A sostegno delle popolazioni del Sudan martoriato dal genocidio, quattro anni fa Clooney (32
charities nel 2013) è entrato pure nel Satellite Sentinel Project per monitoraggio satellitare continuo della regione e immediata segnalazione di eventuali attività criminali di massa. E in Italia? La cultura del “benefit” è debole. Ci sono donazioni sporadiche alle principali organizzazioni umanitarie, Emergency in testa, iniziative encomiabili come Rezophonic, per la creazione di vitali pozzi d’acqua in Africa, partecipazioni in massa a
Telethon o ai concertoni prendono vita all’indomani di grandi catastrofi (in linea tanto con la volontà di dare quanto con i diversi ego da soddisfare). Forse un po’ poco, ma pur sempre meglio di niente.