Si è guardato dentro. E come ha sempre fatto nella tante discese vincenti con lo slittino si è fidato del proprio istinto. Da campione qual è. "Dopo le Olimpiadi di Sochi, mi ha detto che era il momento giusto per ritirarmi". Così Armin Zoeggeler, quasi 41 anni, ha annunciato la sua decisione di lasciare le competizioni. Ma non lo sport: si è già messo all'opera per assistere la Nazionale nello sviluppo di materiali e un giorno sogna di guidarla da ct, magari crescendo nuovi talenti ispirati dal suo record. Ben sei medaglie in sei Olimpiadi di fila, a cui
si sommano sei ori mondiali, quattro europei e dieci coppe del
Mondo.
"Ho preso la mia decisione al termine dei Giochi in Russia ma volevo
essere sicuro che non fosse dettata dall'emozione. Mi sono preso
qualche mese di tempo per riflettere. Ho parlato anche con la
mia famiglia, con il gruppo sportivo dei carabinieri, la Fisi,
il Coni e i miei allenatori. Alla fine ho scelto da solo",
racconta l'altoatesino, emozionato e quasi teso nella sua divisa
da carabiniere, lasciandosi scappare un sorriso quando gli
domandano di ripetere la dichiarazione in tedesco: "È più
difficile...".
Sullo schermo scorrono le immagini dei 25 anni di carriera,
ma Zoeggeler (che ha "un solo rammarico: non essere andato
sempre sul podio ai Mondiali, ma quasi...") è praticamente
impassibile, anche davanti all'oro di Torino 2006, "il podio più
importante". È abituato a guardarle "per analizzare i margini",
ma quella della cerimonia di apertura a Sochi con in mano il
tricolore è diversa. "Tornato a casa l'ho rivista subito con la
mia famiglia, fare il portabandiera è stato un momento
emozionante", racconta, rivelando che avrebbe potuto anche non
vivere quell'esperienza. "Due anni fa, quando sono iniziati miei
piccoli dolori alla schiena e ho saltato Mondiali, ho pensato di
non riuscire a proseguire la mia carriera".
Invece è andato avanti con "disciplina, voglia e passione", i
segreti di un atleta a cui "non è mai mancata la voglia di
svegliarmi e allenarmi". Un giorno vorrebbe trasmetterla ai più
giovani in veste di commissario tecnico. "Sogno di creare una
squadra che vinca medaglie ai mondiali, in coppa del Mondo e
alle Olimpiadi - ammette, affiancato dal presidente della Fisi
Flavio Roda e dal vice segretario generale del Coni Carlo
Mornati -. Guardare sempre avanti senza fermarsi mai: questo è
il mio istinto e finché lo avrò lavorerò come un matto".