Sino ad oggi qualche concerto ad inviti. Ma la Cappella Sistina potrebbe presto diventare luogo per ascoltare concerti di musica sacra. Lo annuncia monsignor Massimo Palombella, direttore della Cappella musicale pontificia. «Stiamo lavorando per offrire all’interno della programmazione dei Musei Vaticani anche la possibilità di una piccola stagione concertistica della Cappella Sistina». Nuova apertura del Vaticano. In questo caso per far conoscere il patrimonio musicale dei Papa. Quello scritto per la Cappella Sistina e pensato per essere eseguito sotto gli affreschi di Michelangelo. Un altro segno concreto della Chiesa in uscita di papa Francesco. Che passa anche attraverso un disco. «Perché incidere con Deutsche grammophon aiuta ad andare nelle periferie che il Pontefice chiede di evangelizzare, incontrando persone che si lasciano interrogare dall’arte, dietro la quale si può intravedere una traccia di Dio».Monsignor Palombella ha scelto Giovanni Pierluigi da Palestrina per la nuova tappa del progetto che la Cappella musicale pontificia e l’etichetta classica hanno pensato «per incidere nella Sistina le musiche scritte nel tempo per la Sistina stessa». Esce in tutto il mondo il cd dedicato a Palestrina il cui ricavato sarà interamente destinato alla carità del Papa. Cuore del progetto la Missa Papae Marcelli, proposta insieme ad alcuni mottetti dove si racconta la misericordia, omaggio al Giubileo.
Veritas mea et misericordia meae Iubilate Deo sono prime incisioni mondiali. «Ma anche la Missa – spiega il direttore della Cappella musicale pontificia – si ascolta come mai la si era ascoltata grazie alla nuova edizione critica basata sulla prima edizione a stampa del 1567». Quattordici tracce registrate tra febbraio ed aprile di quest’anno.
Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei della Missa che Palestrina dedicò al Papa che guidò la Chiesa solo ventun giorni. Poi nove mottetti che monsignor Palombella ha scelto tra la vasta produzione del musicista.
Pagine che la Sistina esegue durante le liturgie del Papa, «ma anche brani meno conosciuti i cui manoscritti, oltre che nella Biblioteca Vaticana, sono conservati negli archivi di Santa Cecilia, Bologna e Palestrina». Un lungo lavoro di analisi prima di andare in studio, che è stato ancora una volta la Cappella Sistina. Microfoni e mixer audio sotto gli affreschi di Michelangelo, chilometri di cavi nel luogo del Conclave per catturare un suono unico, avvolto dal riverbero del luogo «che obbliga necessariamente alla ricerca di una sonorità di più intima percezione», spiega monsignor Palombella, che racconta poi come «lo studio delle partiture originali ha permesso di ritrovare aspetti che mancano invece nelle due grandi raccolte dell’opera omnia del compositore: abbiamo lavorato sul cosiddetto color minor, la componente di improvvisazione, sul tactsu, l’unità di misura del tempo, e sulle figure retoriche». Ma dietro il progetto discografico non c’è solo un valore musicologico.
«Oggi incidiamo Palestrina perché c’è stato il Concilio Vaticano II che nella sua riforma della liturgia chiede un continuo dialogo con la cultura contemporanea e con la modernità. Palestrina ha fatto tutto questo dialogando con il suo tempo e oggi la sua musica ci appare come antica, cioè preziosa, non vecchia attenzione, capace di resistere in modo fecondo alla storia e di comunicare il cammino e l’esperienza di fede che contiene». Nelle musiche di Palestrina, riflette ancora monsignor Palombella, «ritrovo un lavoro cum ecclesia, come chiedeva il Concilio di Trento per il quale era fondamentale la comprensibilità del testo nella liturgia». Ecco ancora l’evangelizzazione. Ieri come oggi perché, si dice convinto il direttore della Cappella musicale pontificia, «le pagine di Palestrina possono aiutare l’uomo nel proprio cammino di fede. Ho incontrato diverse persone che si sono lasciate sfidare dalla bellezza di queste pagine, intravedendo in esse una traccia di Dio e iniziando un cammino spirituale».
Evangelizzare attraverso la bellezza è il primo compito della Cappella musicale Sistina. «Fuori da un tale ambito non avrebbe senso una tale istituzione in quanto non è nata solo per fare solo un po’ di buona musica. Evangelizzare, compito che passa necessariamente anche nel rendere l’umano più umano, è la ragione più profonda dell’impegno della Sistina», spiega monsignor Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia per il quale, poi, la monografia dedicata a Palestrina, musicista nato nel 1525 e scomparso nel 1594, rappresenta «un’operazione culturale che racconta una Chiesa che non ha paura di parlare il linguaggio dell’uomo e dei suoi bisogni di cui la musica è espressione alta ed universale ». Dopo Palestrina prosegue la collaborazione tra la Sistina e la Deutsche grammophon, la storica etichetta discografica per la quale hanno inciso Karajan e Abbado: mentre prosegue la pubblicazione delle musiche registrate live nelle celebrazioni del Papa, il Natale sarà il tema delle prossimo cd inciso sotto gli affreschi di Michelangelo. In attesa che la Cappella Sistina si apra al pubblico per i concerti.