venerdì 14 agosto 2015
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Siamo fatti di tempo e di spazio. Non solo viviamo nel tempo e nello spazio ma il nostro corpo è fatto di tempo e di spazio, il tempo e lo spazio si intessono tra loro a fare la trama del nostro stare la mondo. Secondo la tradizione giudaico-cristiana Dio creò il mondo in un’alternanza, creò l’oscillazione, il prima e il dopo. La dimensione tempo; creò insieme lo spazio e il tempo e il tempo è oscillazione, una alternanza: luce /buio, cielo /terra; acqua /secco, una alternanza che si sussegue nel tempo. ll primo giorno, il secondo giorno, il terzo, il quarto giorno… fino a 7. Unità fondamentale è la settimana e non solo simbolica perché il ritmo della vita unicellulare primitiva nei più profondi degli oceani, dove non arrivano influenze di luce, maree temperature è appunto sette giorni! Ma torniamo a noi. Ci siamo sentiti raccontare che il tempo è un problema dei filosofi, una dimensione per la psicologia; diciamo: non ho più tempo, ho fretta, siamo tutti alle prese con l’orologio, costretti a “fare i conti con il tempo”. Il tempo fuori di noi, scandito dalle lancette dell’orologio, che tiranno! Se questo è vero, dobbiamo però riconoscere che noi abbiamo a che fare con un’esperienza del tempo, non con il tempo. Esiste cioè una percezione soggettiva del tempo: lunghissimo quando mi annoiavo seduta sui banchi di scuola e non passava mai; coagulato in instanti eterni quando contempli con l’amato la rosa bianca della vita o rapido che neanche me ne accorgo ascoltando Chopin... La stessa cosa vale per lo spazio: la casa magnifica e immensa dell’infanzia è un piccolo rudere 20 anni dopo, il parco che non arrivavi alla fine è un piccolo giardino e cosi via. Inutile fare esempi, ma se nessuno metterebbe in discussione che lo spazio esiste aldilà della mia percezione, che è misurabile e quantizzabile, lo stesso vale per il tempo. E il tempo che misura ha? Certo l’orologio con le lancette misura una convenzione, lo sanno tutti, ma il TEMPO? Ora si riconosce che il TEMPO esiste e ha una sua caratteristica, si può misurarlo ma oscilla, è ritmico oscillante cioè per descriverlo occorrono funzioni matematiche che si usano per le curve (Halberg il mio maestro fondatore della cronobiologia come scienza usava, per esempio, funzioni coseniche). Halberg aveva scoperto la cronobiologia con i topi, quando era studente appena arrivato da Vienna (anche se era originariamente ungherese). Studente di medicina, faceva un esperimento sui leucociti dei topi: i risultati erano interessanti, ma quando volle ripeterli otteneva sempre risultati diversi. Impossibile, si disse. Il giovane Halberg rifece con sempre più attenzione l’esperimento ma i risultati erano sempre diversi anche se a volte si replicavano, allora ebbe un’idea geniale: i risultati variavano in funzione dell’ora del giorno! a volte le faceva prima di andare a lezione a volte dopo,… per spiegarli bastava inserire una curva e ogni dato acquistava senso: la mattina in un modo, a mezzogiorno in un altro, la sera in un altro ancora… era nata la cronobiologia. Ma a dir la verità la cronobiologia è ben più vecchia del professor Halberg: lo sapeva l’antica medicina cinese, lo sapeva la sapienza ebraica e nella Torà si parla di un tempo per ogni cosa (c’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e uno raccogliere…). Ippocrate, nella nostra tradizione, che non è poi così da buttar via anche rispetto ad altre medicine, diceva che il tempo è importantissimo: le cure funzionano in un momento e non in un altro; le malattie arrivano in un momento e non in un altro. Ma queste intuizioni resterebbero solo descrittive se non si fosse scoperto che il tempo è genetico; ogni cellula possiede dei geni che codificano il tempo. Per ora si sono scoperti i geni del tempo circadiano: circa dies dal latino, cioè circa 24 ore. Va comunque detto che esistono altri ritmi , con periodi specifici: 7 giorni, 28 giorni, un anno... anche periodi rapidissimi o lunghissimi. I periodi sono tutti multipli o sottomultipli a base 7. Per ora i geni che codificano per le 24 ore (il ritmo circadiano) identificati sono 8; ogni cellula è dotata dei suoi ‘Clock genes’ cioè geni che codificano il tempo e quindi ogni cellula ha un’oscillazione di circa -24 ore in tutte le sue funzioni. Tradotto in termini pratici vuol dire che le funzioni delle nostre cellule sono diverse da un momento all’altro e che se fossero piatte sarebbe gravissimo. Per esempio, alcune funzioni del fegato sono più attive di notte (il picco di attività si chiama acrofase), verso le 2-3 di notte (anche se bisognerebbe dire 4-5 ore dopo la fase dell’inizio della notte soggettiva); cosi si sa che l’ictus, l’incidente vascolare, arriva verso le 5 di mattina (cioè sarebbe meglio dire che arriva nella fase che precede il risveglio, la pressione si alza, il cortisolo si alza per appunto prepararci al risveglio…). Gli esempi possono essere tantissimi. Sappiamo anche che l’oscillazione è segno di salute mentre un valore costante significa essere gravemente malati. Per esempio, se la pressione non scende di notte, durante il sonno, è gravissimo: i soggetti ‘non dippers’, ( cioè quelli a cui la pressione non scende di notte) indipendentemente dal valore medio della pressione sono soggetti ad altissimo rischio (ictus, attacchi ischemici, ecc.). Ma, allora dove risiede il tempo? Fuori o dentro di noi? Una cellula in una scatola continua ad avere ritmi con periodi fissi di 24 ore, di 7 giorni, di 28 giorni, ecc. Indipendentemente da tutto, le cellule pulsano (mi piace questa parola anche se non è un termine della cronobiologia); scientificamente si dovrebbe dire che codificano RNA che codifica proteine che a loro volto regolano tutta la macchina cellulare. Cioè se togliamo la luce e il buio, il sole e le stelle il tempo interno continuerebbe a esistere. I nostri ritmi si manterrebbero: se mettiamo un individuo o una pianta o un unicellulare in isolamento assoluto il tempo continua a esistere e ogni funzione cellulare continua a oscillare, ma , e questo è un punto fondamentale per capire cos’è la salute, perdono di coordinazione tra loro; ogni funzione non è più coordinata con le altre: si chiamano free running, a libero corso. Facciamo un esempio: se il rene va fuori fase rispetto al cuore, la pressione rispetto al sonno, l’insulina rispetto alla attività, vi immaginate che disastro? Se ogni cellula, ogni funzione non è in relazione con le altre accade ciò che accadrebbe in un’orchestra in cui ciascun suonatore suonasse il suo pezzo indipendente dagli altri: sarebbe la cacofonia più assoluta. Allora occorre un direttore d’orchestra. Perché il corpo deve funzionare come un organismo in fase con il mondo esterno, oppure si ammala. Tutti abbiamo sperimentato il jet lag. Il malessere la stanchezza che proviamo quando il nostro orologio interno ( quello scandito dai geni delle nostre cellule) non è più in fase con il mondo esterno: stiamo male, fisicamente e psicologicamente, ma nel jet lag dopo un certo tempo i nostri ritmi interni si rimettono in fase con il mondo esterno e torniamo a star bene. La cosa più affascinante è questa armonia tra noi i nostri geni e l’universo. Stiamo bene quando andiamo in fase con il mondo esterno. Esiste una notte e un giorno  e noi dobbiamo sincronizzarci con una fase di attività e una di riposo, una di assunzione del cibo, e quindi di tutti i metabolismi associati, e una di digiuno, una di un’attività fisica e mentale e una di sonno.  Noi siamo animali diurni cioè siamo più attivi di giorno e dormiamo con il buio ( per i topi è l’opposto). Ogni funzione ha il suo picco nelle 24 ore, ma in momenti diversi Cosa le mantiene in armonia tra loro? Cosa le tiene insieme ? quali sono i sistemi che il corpo usa per coordinare le sue funzioni tra loro? E Che cosa gli permette di mettersi in relazione con il mondo esterno? Di sincronizzare i nostri ritmi, che esisterebbero comunque, con il mondo esterno e che cosa succede se questo non avviene più? Questo è il campo della cronobiologia. I sistemi che il corpo usa per sincronizzare le sue funzioni viaggiano lungo i nervi come stimoli nervosi ( che indipendentemente dalla nostra volontà, sono simpatico e parasimpatico e che sono appunto in alternanza ritmica nelle 24 ore) e gli ormoni ( che sono come messaggeri) e che hanno anch’essi ritmi di 24 ore ma anche più corti (millisecondi) e più lunghi ; il sistema nervoso e gli ormoni sono come messaggeri che vanno ai vari organi. Ma chi organizza simpatico e parasimpatico, secrezioni ormonali e sensibilità degli organi? Si è scoperto che esistono degli orologi centrali, dei direttori d’orchestra che coordinano gli altri orologi cellulari, cioè ogni cellula ha i suoi geni del tempo (almeno delle 24 ore sono stati scoperti,) ma perché tutte i miliardi di cellule del nostro corpo vadano insieme occorre un orologio centrale. Il professor Halberg, però, ha sempre pensato che l’idea di un orologio centrale non fosse la soluzione: in realtà nel cervello c’è una piccola centralina scoperta nel ‘54 da Aschoff nel nucleo suprachiasmatico ,ma tutti gli esperimenti dimostrano che anche rimosso (nei topi) , il tempo funziona lo stesso. Esiste un'altra centrale nell’intestino. E possono andare in conflitto Quello del cervello è sensibile alla luce e controlla tra l’altro la sensibilità del surrene, cioè la ghiandola che ci permette di rispondere allo stress; il pace-makers dell’intestino è sincronizzato al cibo ma anche a certi specifici costituenti del cibo. E se si rimuovono il pacemaker centrale o quello intestinale o quello del surrene? Altri pace-maker prenderebbero il sopravvento e l’organismo continuerebbe a funzionare come un tutto. Allora chi è responsabile del fatto che l’organismo funzioni come un tutto? Abbiamo detto che c’è un direttore d’orchestra nel cervello e uno nell’intestino ma poi ce ne sono altri ( per esempio un direttore d’orchestra è il sistema della gratificazione, che a sua volta controlla lo stato di veglia, la voglia di essere attivi, il nutrirsi e il piacere del cibo. Ma chi li tiene insieme è il mondo esterno. Se togliamo la luce e il buio, le stagioni, la rotazione della terra, i campi gravitazionali del sole o extraplanetari, i ritmi del nostro corpo si disorganizzano. Senza il nucleo soprachiasmatico per esempio, tutti i cancri esplodono; la sopravvivenza del cancro è diversa se solo manteniamo i ritmi ben organizzati, se lavoriamo al buio o scambiamo il giorno per la notte. Se lavoriamo a turni abbiamo più ipertensione, sindrome metabolica e obesità, e se perdiamo il coordinamento con il modo esterno anche i ritmi interni si scoordinano. La differenza tra noi e gli animali è questo terribile potere che hanno gli uomini di staccarsi dal mondo e credersi padroni, ma la salute è vivere in armonia con l’universo, dentro di noi e fuori di noi. La pace, chi la conosce sa che il dolore e la gioia in parti eguali la compongono. Riassumendo: ogni cellula ha i suoi geni del tempo; perché le cellule siano coordinate in una stessa funzione che prevede che funzioni diverse operino a tempi diversi occorre che ci siano dei sistemi di connessione in tutto il corpo; i sistemi di connessione sono nervosi e ormonali. Questi sistemi sono comandati da pacemakers i quali devono metterli in relazione con il mondo esterno: luce- buio, sonno- veglia, cibo, vita sociale. Ora se il pacemakers dà l’informazione errata potete immaginare il disastro ! ed è proprio quello che si è dimostrato. Tutte le cellule devono essere in armonia per far funzione l’organismo e in armonia con il mondo esterno.                                               * Università degli studi di Milano                                                 Università di Parigi VII
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