Il mare d'argento e la Barcolana di Damiano Nardo
Refoli di bora e di Mitteleuropa soffiano a Trieste, e già ti senti in un altrove che è Italia ma non lo è sempre, e comunque non soltanto. Trieste è la città dove tutto è possibile, anche che la piazza tra le più belle al mondo – piazza Unità d’Italia – su tre lati esponga candidi palazzi austroungarici ma sul quarto si apra solo al mare. È qui, nel blu Adriatico, che si infila il Molo Audace, ardito nel nome e nelle memorie di chi c’era quel giorno del 1954 in cui Trieste tornò italiana e nel tripudio dei Tricolori lo percorsero i Bersaglieri. E poi c’è la Trieste dei buffet, parola sconosciuta nel resto d’Italia, delle eleganti caffetterie, che nulla spartiscono con i nostri bar, sui cui tavolini componevano Saba e James Joyce. «Abbiamo occupato quasi tutti i locali del centro con gli scatti di 120 fotografi giunti da tutto il mondo. "Le Vie delle Foto" è in crescita esponenziale, Trieste risponde con un entusiasmo non scontato», spiega Linda Simeone, classe 1985, giornalista sportiva, ideatrice otto anni fa di una manifestazione che forse in un’altra città non sortirebbe lo stesso magico effetto. Non c’è strada in questi giorni che non ospiti una mostra e i fotografi non sono necessariamente professionisti, anzi, magari sono pure nomi famosi in altri ambiti, ma a rispondere è la cittadinanza tutta, «o esponendo o invece ospitando le manifestazioni nei propri buffet e ristoranti».
Il sogno di Linda conquista la città
Il tutto iniziò in piccolo, con l'entusiasmo di tre amici che accolsero l'appello di Linda, ma «Trieste è una città di grande tradizione fotografica, anche grazie alla sua particolare bellezza che si presta a creare immagini altamente suggestive, penso a fenomeni unici come la bora o a manifestazioni sportive come la Barcolana con le migliaia di vele sul mare. Così già nella seconda edizione eravamo cresciuti moltissimo». Linda cominciò da sola, ora prosegue con sette socie, tutte donne. E in questi giorni (fino al 30 aprile) ventimila cartine di Trieste distribuite in tutti gli hotel e i locali della "movida" triestina indicano le "Vie delle foto" ai turisti in visita guidata. «Il tema è libero e non si vince assolutamente nulla, la sola regola è che ogni fotografo abbia un filo conduttore unico, perché deve avere una storia da raccontare».
Dal mare d'argento alla bora, un set naturale
Lo hanno fatto ad esempio Damiano Nardo, romano residente a Capodistria, che racconta "Il mare d’argento" con lo spettacolo della Barcolana, o Fabrizio Somma, specialista dei tramonti ripresi con l’IPhone, Max Melchionne con la "street photography" o l’ungherese Gyula Salusinszky con "La vita nei campi veneziani", mentre gli alberi contorti dalla forza della bora sono opera dell’avellinese Cristiana Cappucci (il titolo, evocativo, non poteva che essere Nature's Resilience"...).
Libri per ciechi e defibrillatori per i giovani sportivi
Fin dal primo anno sullo sfondo della manifestazione c’è però la solidarietà, con tutti i fotografi che alla fine donano una delle loro opere via via con finalità diverse. Un anno sono state cedute per comprare i farmaci ad Aurora, una bambina di Trieste colpita da una malattia rara, l'anno dopo per sostenere i piccoli di strada del Brasile, quest’anno per aiutare il Lions Club Duino Aurisina (che espone pure in mostra) a comprare alcuni defibrillatori per i campi sportivi della città e produrre "libri parlati" per ciechi.