Un uomo e una donna discutono tra loro. Lui, più giovane, ha l’aria arrabbiata, lei lo guarda con la tenerezza di cui solo una madre è capace. Ad Hammamet, nei monumentali Empire Studios della Lux Vide, si gira
Sant’Agostino, miniserie dedicata all’autore de
La città di Dio e realizzata (per Rai Fiction) dalla Lux insieme alla tedesca Eos Entertainment, alla polacca Grupa Filmowa Baltemia e a Rai Trade. La fiction (che andrà in onda su Raiuno) fa parte del progetto
Imperium (quello di
Nerone,
Pompei e
San Pietro) che dovrebbe concludersi con il kolossal Ben Hur. A dirigerla è stato chiamato il canadese Christiane Duguay che, per la Lux, ha già curato la regia di Coco Chanel; nei panni di sant’Agostino c’è Alessandro Preziosi (sostituito, per gli ultimi anni di vita del santo, da Franco Nero), mentre Monica Guerritore, Andrea Giordana e Serena Rossi sono, rispettivamente, la madre Monica, sant’Ambrogio e Khalidà, la schiava concubina di Agostino. Le due puntate ripercorrono la vita del santo, partendo dalla fine, dall’assedio di Ippona del 430 d.C. Agostino, ormai settantenne, potrebbe lasciare la città assediata dai Vandali grazie ad una nave inviata dal Papa. Lui, però, decide di rimanere accanto ai suoi concittadini per tentare una mediazione che si rivelerà inutile. In quei momenti così difficili, Agostino ripensa alla sua vita: dalla nascita a Tagaste alla turbolenta adolescenza, dalla vita dissoluta a Cartagine alla relazione con la schiava etiope Khalidà, dalla quale nascerà il figlio illegittimo Adeodato. E, ancora, ai contrasti con la madre Monica, fervente cattolica, e all’incontro con Ambrogio, il vescovo di Milano, decisivo per l’inizio della sua crisi e di quel percorso mistico che lo porterà alla conversione. «Sant’Agostino è un personaggio che affascina per il suo essere così potente intellettualmente e, nello stesso tempo, così egoista da porre se stesso al centro del mondo fino a che tutto ciò che lo circonda non lo condurrà misticamente verso una consapevolezza definitiva» osserva Alessandro Preziosi che, per interpretare il santo, racconta di essersi affidato «esclusivamente ad una lettura attenta delle
Confessioni. Un libro che ho vicino da tanto tempo ma che non avevo mai trattato con la dovuta attenzione ». Dalle
Confessioni è partito anche il regista Duguay, che spiega di avere «costruito la storia di Agostino come un mosaico che si compone passo dopo passo, per capire davvero chi sia stato. È la storia poetica ed epica di un uomo che si è dovuto guardare indietro e ha visto, alle sue spalle, una scia di dolore e di sangue», così come Monica Guerritore, «affascinata» da sant’Agostino «perché la sua ricerca ossessiva di un Dio a cui ti devi lasciare andare è bellissima e, in fondo, è un po’ il cammino che è dentro ciascuno di noi». I produttori Luca e Matilde Bernabei spiegano: «Sant’Agostino è un santo ma, prima di tutto, un uomo che pensava di poter vivere a prescindere da Dio. La sua vicenda ci consente di fare una riflessione sulla vita e sull’importanza di Dio, quanto mai necessaria oggi. Non è un caso che Obama parli di Dio in tutti i suoi discorsi, Blair si sia convertito al cattolicesimo e Sarkozy sia particolarmente attento ai rapporti con la Chiesa. Capisco che in una tv che troppo spesso ospita mariti e mogli che si insultano e figli che sputano veleno sui genitori, una riflessione sulla vita e su Dio possa sembrare strana, ma il compito che ci siamo dati è proprio questo. Anche con prodotti più 'leggeri' come
Don Matteo e
Ho sposato uno sbirro».
E vicino a Cartagine risorge l'Impero romano. La prima sensazione è quella di un viaggio a ritroso nella macchina del tempo. Perché arrivare all’aeroporto di Tunisi, percorrere i tre quarti d’ora circa che dividono la capitale da Hammamet e ritrovarsi, improvvisamente, nell’antica Roma è qualcosa che non ti aspetti. La Roma in questione è quella ricostruita dalla Lux Vide negli Empire Studios, il monumentale centro di produzione che è nato dalla collaborazione con la Carthago Film del produttore franco-tunisino Tarak Ben Ammar e che ha visto la luce nel 2001. Il Senato, il Tempio dei Dioscuri, quelli di Vesta e di Giulio Cesare, le Basiliche Emilia e Giulia sono solo alcuni degli antichi edifici ricostruiti negli Empire Studios dove hanno trovato posto anche i vicoletti, le botteghe e le modeste abitazioni della Suburra, il quartiere popolare della città. Edifici, peraltro, «adattabili» e, con le opportune modifiche, trasformabili a seconda delle esigenze produttive. Mentre sono in corso le riprese di Sant’Agostino, ad esempio, fervono i lavori per l’allestimento della biblioteca del Santo e la facciata di una delle Basiliche romane si è già «trasformata» in quella milanese di Sant’Ambrogio. L’intera ricostruzione dell’antica Roma copre un’area di oltre tre ettari adiacenti all’area logistica in cui, accanto agli uffici della produzione e ai camerini degli attori, sono stati allestiti laboratori di falegnameria, sartoria, pittura, decorazione, carpenteria e lavanderia. Girare per questi laboratori, dove lavora quasi esclusivamente personale locale, è come visitare un enorme museo a cielo aperto in cui sono esposti migliaia di costumi, armi, suppellettili, gioielli, tappeti e mobili rigorosamente divisi a seconda della produzione per cui sono stati realizzati. Il particolare più curioso è che questa Roma antica è stata realizzata a pochi chilometri dai resti di Cartagine, la città che la «vera» Roma distrusse dopo tre lunghe e sanguinose guerre. Il produttore Luca Bernabei spiega: «Gli Empire Studios sono sorti su dieci ettari di terreno su cui non c’era assolutamente niente. L’investimento della Lux è stato notevole e continua ad esserlo, visto che la sola manutenzione di un posto così ha dei costi molto alti. Ma sono convinto che per i registi e gli attori delle nostre fiction questo set costituisca il vero valore aggiunto».