sabato 8 febbraio 2020
Il dato più interessante è quello anagrafico, che descrive un Festival “svecchiato” tra chi lo segue proprio nell’edizione del 70esimo anniversario. Lo share più alto con Fiorello.
Fiorello, mattatore a Sanremo

Fiorello, mattatore a Sanremo - Ansa

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La quarta serata non smentisce le altre tre: nuovo record di ascolti, nuovo record di durata con chiusura dopo le 2 e mezza. Il primo lo decretano i dati comunicati dal direttore di Rai 1 Stefano Coletta, sempre più soddisfatto: “Bisogna tornare indietro agli anni ’90 per avere un’altra quarta serata di altrettanto successo: la media dello share è stata del 53.3%, la migliore dal 1999 ad oggi, e il numero di telespettatori ha oscillato tra i 12 milioni e rotti della prima parte e i quasi 6 della seconda, con un picco di 15 milioni alle 21.47 quando il Fiorello trasformista ha cantato le parole di “Montagne verdi” sulla musica di “Generale” di De Gregori travestito da Maria De Filippi.

Lo share più alto (62%) di nuovo con Fiorello che, diretto da Tony Renis, ha eseguito un magistrale “Quando quando quando”. “Ma sottolineo anche che i telespettatori sono rimasti fermi su Rai 1 anche per tutto l’omaggio che Amadeus ha voluto fare a Vincenzo Mollica – ha voluto dire Coletta –, significa che gli italiani hanno riconosciuto una grande professionalità”. All’inviato storico della Rai, che andrà in pensione il 29 febbraio, anche la sala stampa ha tributato ieri sera un lungo e commosso saluto collettivo.

Se qualcuno sospettava che i dati degli ascolti fossero “drogati” proprio dalla lunghissima durata delle singole serate, Coletta smentisce in modo “quasi aritmetico”: “Abbiamo sovrapposto esattamente gli ascolti dell’anno scorso e di quest’anno dalle ore 21.35 alle 24.51, e in questo stesso lasso di tempo c’è una crescita rispetto all’anno passato di 7 punti di share e 2 milioni di persone”.

Il dato più interessante però è quello anagrafico, che descrive un Festival “svecchiato” proprio nell’edizione del 70esimo anniversario, quella cioè che accanto alla musica di oggi ripropone brani che i più giovani non conoscevano. Dimostrando tra l’altro che se una musica vale non invecchia. Riki nella serata delle cover ha addirittura rivisitato “L’edera” di Nilla Pizzi (1958) insieme ad Ana Mena, mentre i Pinguini si sono esibiti in uno scatenato medley tra Papaveri e papere (Nilla Pizzi) e Casetta in Canadà (Gino Latilla, 1957). Il vero capolavoro, però, è stata Piazza Grande di Lucio Dalla eseguita dalle due voci supreme di Tosca e Silvia Perez Cruz, cantante spagnola di flamenco.

La carta vincente del Festival è sicuramente la spontaneità: assuefatti a conduzioni ingessate, tese, obbedienti al “gobbo” su cui scorrono i testi, le costanti improvvisazioni di Amadeus e Fiorello, che recitano a soggetto come Totò e Peppino, sono una fresca ventata di sincerità. Si respira soprattutto la sincera amicizia che li lega (merce rara), a dispetto delle voci (anche giornalistiche) che hanno invano cercato dissapori o gelosie. Amadeus ogni sera scopre in diretta cosa Fiorello dirà o farà e si diverte davvero, ma anche Fiorello ieri sera è caduto nella trappola del cantante Ghali, la cui controfigura ha messo in scena una caduta rovinosa dalla scalinata dell’Ariston: “Sono corso per prestargli soccorso – ha raccontato Fiorello in conferenza stampa –, mi ha afferrato per la giacca Amadeus all’ultimo secondo. Pensate sui giornali di oggi i titoloni, “Fiorello si lancia e salva Ghali”.

Gag a parte, il dato più significativo è il ritorno di un pubblico molto giovane, soprattutto femminile: “Abbiamo anche un record di target anagrafici – aggiunge Coletta – con un picco di giovani ragazze all’81% dopo l’una di notte. Inoltre mi fa molto piacere il fatto che Sanremo sia stato visto dalle famiglie, genitori insieme ai figli, e questa è una risposta piena del servizio pubblico”. “Volevo che fosse un Festival soprattutto familiare, proprio nell’edizione che celebra 70 anni di storia della canzone lo share delle ragazze è clamoroso”, sottolinea Amadeus. Che nella serata dei duetti ha voluto in platea i suoi genitori. A proposito di giovani, apprezzata ieri sera l’esecuzione al pianoforte dell’Ave Maria di Bach da parte di Francesca Sofia Novello, fidanzata di Valentino Rossi, una delle dieci co-conduttrici scelte da Amadeus: “Ho imparato a suonare un po’ solo alle scuole medie – ha raccontato poi – ma non mettevo più le mani sul pianoforte da oltre dieci anni”. Eppure ha suonato in modo impeccabile: “Mi hanno fatto fare una full immersion in questi dieci giorni, mi hanno fatto imparare il brano e l’ho suonato. E’ stata un’idea mia, dopo tanta musica leggera mi sembrava giusto proporre un po’ di musica classica. Ho scelto l’Ave Maria perché è bellissima”.

E proprio ai giovani questa mattina è andata la ribalta in sala stampa, con Leo Gassmann che ha trionfato nella sezione nuove proposte (“Gli auguro ogni bene e un bel futuro. Lui come tutti gli altri mi hanno preso come il loro fratello maggiore”, ha detto Amadeus) e gli “Eugenii” (nome vero Eugenio in Via di Gioia) che hanno meritato il premio della critica.

Grande attesa ora per l’ultima serata e il nome del vincitore tra i big, che uscirà a tarda notte. Anche se durante la giornata a montare come una valanga e tenere banco è stato lo scontro durissimo tra i due cantanti Bugo e Morgan, unici nella storia del Festival ad essere espulsi per due condizioni previste dal regolamento: la defezione avvenuta ieri sera con l’abbandono improvviso del palco da parte di Bugo, e la modifica del testo della canzone da parte di Morgan. Questi i fatti: dissapori tra i due cantanti, fino a oggi molto amici, si erano visti già al momento dell’entrata in scena per cantare la loro canzone “Sincero”, quando solo Morgan ha sceso la scalinata, raggiunto da Bugo qualche secondo dopo. Il fattaccio però è avvenuto poco dopo, quando Morgan al posto del vero testo ha iniziato a cantare con offese rivolte al collega. Che senza reagire ha preso la porta.

Accesissime le due conferenze stampa del giorno dopo, con cui i due hanno proposto letture antitetiche. “Ha bisogno di aiuto, sapete bene in che condizioni è, è tristissimo vedere un amico che conoscevo da tanti anni delirare così e man mano arrivare a questa situazione – ha detto in sala stampa dell’Ariston Valerio Soave, presidente della Mescal, la casa discografica di Bugo –. Mi appello però a voi giornalisti, non aggravate la sua situazione magari per uno scoop, aiutatelo”. Toni accorati che Morgan, in conferenza stampa dalla parte opposta della piazza, al Palafiori, rimanda al mittente: “Se sto bene lo vedete da soli. Mi hanno supplicato di venire a Sanremo per dare una mano a Bugo, che ogni volta che apre bocca fa brutta figura. Sono stato per mesi oggetto di mobbing, certo che ho firmato anch’io la loro canzone e mi vergogno di aver messo la mia firma in un brano del genere…”.

Il più devastato è proprio Bugo, forse più addolorato per la raffica di insulti pesantissimi ricevuti dall’ex amico fin dentro all’Ariston prima dell’esibizione, che dall’espulsione dal Festival. Proprio il giorno dell’uscita del suo disco intitolato “Cristian Bugatti” (il suo vero nome).

Un triste capitolo all’interno di un Festival che non sarà stato tutto di buon gusto (il tormentone ormai stantio quest’anno pare essere il bacio omosex, ripetuto fino alla noia), non avrà messo in campo sempre grandi professionalità (Georgina Rodriguez, compagna di Ronaldo, in barba al super compenso non è stata in grado nemmeno di leggere correttamente un nome tra gli artisti che ha maldestramente presentato… ma era lì appunto in quanto compagna di Ronaldo e questo ha fatto), ma che si è distinto per la finezza di Amadeus e la prorompente simpatia di un Fiorello che anche se lo metti a fare il lampione ne fa un’opera d’arte.


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