mercoledì 12 febbraio 2014
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Fiumi di parole, all’Ariston. Non quelle dei mitologici Jalisse, ma quelle intelligenti e che raccontano la nostra realtà a ritmo di rap di Frankie HI-NRG MC, alias Francesco di Gesù da martedì prossimo in gara al Festival. Un altro artista della schiera dei "bravi" in cerca di conferme che nell’anno della grande crisi si affidano devoti al Sanremo di Fazio. Ma con un a marcia in più. Perché Frankie HI-NRG MC, artista poliedrico che spazia da successi come Quelli che benpensano al cinema e ai programmi su SkyArte, si presenta nelle vesti di tuttofare (autore, compositore, interprete, produttore e discografico con la sua etichetta Materie Prime Circolari) quindi si può permettere di portare al Festival quello che vuole lui. E quest’anno il cantante canta il bisogno di Essere umani come dice il titolo del lavoro che lancerà il 20 febbraio, un album «in purezza» dice lui, come fosse un buon vino, in cui ogni brano ha un senso, eccome. A partire dai due in gara all’Ariston. In Un uomo è vivo Frankie, anzi, Francesco, entra in punta di piedi nella casa di famiglia dove i mobili raccontano vite e affetti passati ma sempre presenti. «È la mia canzone ad oggi più personale – spiega –. Mio padre è scomparso nel 2005, mia madre nel 2012. Rientrare nella casa dei tuoi genitori, abitata da mobili e ricordi, è stata un’esperienza bella e piena di vita. Scopri delle cose di loro, li vedi come persone umane con una profondità nuova». Insomma, è «un inno alla vita dove, come canto nel brano, c’è un istante in cui un uomo diventa il proprio padre e diventa la propria madre, sente di essere come loro».Il secondo brano è Pedala, un titolo che al giorno d’oggi non avrebbe bisogno di spiegazioni, un reggae che paragona la nostra vita a una pedalata in bicicletta, fra discese, salite e incidenti di percorso. «C’è tanta gente oggi che pedala a vuoto e a cui non viene messa la strada sotto ai piedi, a cui manca un tragitto, che pedala isolata. L’importante, però come per i ciclisti, è fare squadra».Scorrendo i brani, tutto l’album è un invito «a prenderci le nostre responsabilità, siamo in tanti, non possiamo sempre accusare gli altri dei nostri problemi». Una società, quella dipinta a suon di rime incalzanti, che ha perso di vista la solidarietà, dove la frivolezza e il disimpegno di certi adulti «inconsistenti» privano di esempi i giovani per crescere autonomi (L’ovvio e Cortesie). Mentre ne L’atteso imprevedibile c’è chi perde la propria vita, aspettando qualcosa che li salvi, dagli artisti senza talento ai giocatori d’azzardo inebetiti davanti a una slot machine di fronte al proprio figlio che, canta Frankie, «guarda suo padre aspettare un due di assi». «È una scena tristissima che ho visto in uno squallido bar – racconta il cantante –. Un padre ipnotizzato dalla slot, mentre il bambino di 5 o 6 anni stava al tavolo ad aspettarlo con una mezza aranciata». Ma una soluzione c’è, come dice il brano che dà il titolo al disco: «L’unico appoggio possibile lo troviamo nella reciproca umanità».
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