"Sanremo? È come andare da un vecchio parente che conosco bene". Antonella Ruggiero torna dopo 7 anni a gareggiare sul palco dell’Ariston, dove è stata protagonista di ben 11 edizioni del Festival. E lo farà con due brani sentimentali raffinatissimi,
Quando balliamo e
Da lontano in cui sprigiona virtuosismi vocali sempre nuovi. E nei giorni del Festival (18-22 febbraio) uscirà il nuovo album della Ruggiero,
L’impossibile è certo il primo di inediti dopo 10 anni, prodotto da Libera Music.
Signora Ruggiero, lei torna in gara con due brani che riflettono sui sentimenti.«In
Quando balliamo dico: «m’innamorerò di te/tutti i giorni che/si fa sera e torno a casa». Il brano associa il tango che è razionale e passionale, con la vita a due che può essere una danza ben costruita.
Da lontano è una valutazione: passano gli anni, ci si fa coinvolgere emotivamente dalla vita, poi a un certo punto vedi le cose con un nuovo distacco. Da lontano riesci a comprendere meglio: capisci che tutto sommato gli errori si continuano a fare, che l’essere umano è così e va accettato anche con i suoi difetti».
Dell’essere umano si parla anche ne «L’impossibile è certo»?«La positività è al centro del mio nuovo lavoro che presenta 15 inediti. È un racconto personale rispetto alla realtà dell’Italia. È un invito a cercare di rendere il "possibile" più realizzabile e concretizzabile. È un inno alla vita, un incoraggiamento all’azione. Nei momenti bui come questo, occorre ricordare come hanno vissuto i nostri nonni e genitori nel dopoguerra: tutto sembrava impossibile, era una realtà complicata da cui non si pensava di poter uscire. Ma invece ce l’abbiamo fatta con il lavoro e l’impegno dei tanti, grazie ai giovani e alla saggezza degli anziani. E alle certezze si arriva grazie al duro lavoro. Certo, allora c’erano i bombardamenti, adesso siamo soggetti ad altri bombardamenti mediatici, ad illusioni gigantesche e falsità: è triste vedere come sono stati ridotti i cittadini e i giovani».
Sarà quindi un album "politico"?«Più che politico, un album sulla realtà. I brani hanno tutti una visione legata all’intimità della persona e una visione all’esterno. E parlano di una realtà che può essere drammatica, ma anche piena di speranza. Per questo sono scritti da firme stimo: Michela Murgia, Eraldo Affinati ed Erri De Luca che ha scritto una canzone breve dedicata all’Italia, molto poetica con musica di Roberto Colombo.
Ancora progetti relativi alla musica sacra? «Sto preparando il mio secondo lavoro di musica sacra a dieci anni da
Sacrarmonia dove l’organo antico sarà protagonista. Non vedo l’ora di realizzarlo in qualche cattedrale con un grande organista. Sarà pronto per l’anno prossimo. Dopo Sanremo, invece, preparo un lavoro sulle arie di Puccini sia maschili sia femminili mescolando jazz e tecnologia elettronica: riportate al giorno d’oggi, diventano canzoni meravigliose».
Sarà per questa poliedricità che lei è richiestissima ovunque per i suoi concerti?«La crisi c’è e si sente, anche nel mondo della musica e della cultura. Ma io sto facendo esperienza diretta dal Friuli alla Sicilia di persone che che si impegnano per mettere in piedi rassegne e piccoli festival, per fare quella buona musica che nelle radio non passa neanche a morire. Con pochi soldi si fanno spettacoli meravigliosi, e la gente accorre».
E lei spesso ama lavorare con i giovani.«Certo, ce ne sono tanti di giovani artisti bravi. C’è un muro altissimo tra chi studia e si impegna tra jazz e classica e non si sognerebbe mai di andare a un talent, e le migliaia di giovani che si illudono di raggiungere la fama con un passaggio televisivo. È una scelta di vita. Ma l’illusione fa male a quell’età. Ho un figlio di 23 anni che è studente, e in Italia ce ne sono tanti che pensano positivo e che cercano di farcela con i loro mezzi. Poi ci sono quelli che non hanno la fortuna di stare in ambiente sereno, e si perdono perché abbandonati alla solitudine. E io canto anche pensando a loro».