Bacio davanti all'hotel De Ville, 1950
Gli innamorati che si baciano rapiti tra la folla caotica di Parigi è senza dubbio la foto che l'ha consacrato come artista mondiale. Poco importa che il "Bacio davanti all'hote De Ville", scatto in bianco e nero del 1950, non fosse un'immagine "rubata", ma costruita con l'aiuto di due modelli. Quell'immagine meravigliosa è indiscutibilmente un'icona del '900, un fotogramma affascinante e giocoso che fa parte del nostro immaginario collettivo. Parigi è anche quello scatto. Ma Robert Doisneau (1912-1940) ha raccontato tanta altra l'umanità, parigina e non solo, con uno stile giocoso e sorridente.
La sua profonda umanità gli ha permesso, allo stesso tempo, anche una preziosa narrazione di un mondo che nella seconda metà del '900 ha subito trasformazioni radicali. Nell'architettura delle città come nell'antropologia dei costumi sociali. Dai mercati di Les Halles, meravigliosi padiglioni ottocenteschi in ferro demoliti per far posto a uno snodo ferroviario con annesso centro commerciale, ai tanti mestieri e tipi umani sacrificati sull'altare della modernizzazione e della società dei consumi. Un universo estinto, che oggi sopravvive miracolosamente nei negativi immortalati da Doisneau con la fida Rolleiflex biottica.
Nei prossimi giorni - troppo pochi - arriva nelle sale italiane «Robert Doisneau - La lente delle meraviglie» che grazie a un ricco archivio di immagini inedite, interviste ai suoi amici, “complici” e rarissimi video di repertorio racconta in modo straordinario questo grandissimo fotografo del XX secolo, noto per l'approccio profondamente umanista verso l’Arte. Il film, realizzato da Clémentine Deroudille, nipote del grande artista, racconta la vita di Doisneau, da giovane ragazzo delle periferie a superstar della fotografia, mostrando tutta la sua determinazione a divenire il più grande “ritrattista della felicità umana”.
Doisneau nel 1984 raccontava così il suo approccio alla street photography e il suo stile irriverente e fanciullesco: «Ho molto camminato per Parigi, prima sul pavè e poi sull’asfalto, solcando in lungo e in largo per mezzo secolo la città. Un esercizio che non richiede doti fisiche eccezionali. Se Dio vuole Parigi non è Los Angeles e qui la condizione di pedone non è un indizio di miseria. Le poche immagini che, nella corsa del tempo, continuano a restare a galla ammucchiandosi come tappi di sughero nel mulinello di un fiume, sono state scattate durante le ore rubate ai miei vari datori di lavoro. Disobbedire mi sembra una funzione vitale e devo dire che non me ne sono mai privato. Quando il vecchio delinquente che è in me vede persone serie, quali i conservatori di musei e i bibliotecari, dare tanta importanza a quelle immagini spigolate in circostanze illegali, mi sento pervadere da un delizioso senso di gioia».
Per informazioni: http://wantedcinema.eu/movies/robert-doisneau-la-lente-delle-meraviglie/