Una Baghdad dalle atmosfere incantate (ricostruita in Tunisia), costumi da favola, personaggi fiabeschi ma, soprattutto, l’Amore (quello con la "a" maiuscola) che trionfa, sempre e comunque. Gli ingredienti per far sognare tutta la famiglia davanti alla tv, lunedì 26 e martedì 27 novembre (in prima serata su Raiuno), ci sono tutti ne
Le Mille e una Notte, la miniserie prodotta da Lux Vide e Rai Fiction (con apporti da Francia, Spagna e Germania) e liberamente ispirata all’omonima raccolta di fiabe. Diretta da Marco Pontecorvo e interpretata da Vanessa Hessler, Marco Bocci, Raffaella Rea, Massimo Lopez, Paz Vega e Serra Ylmaz, la fiction racconta una storia d’amore: quella tra la principessa Sherazade e il calzolaio Aladino. Un amore impossibile a causa della differenza sociale che li porta a innamorarsi, allontanarsi, ritrovarsi in un crescendo di avventure. Il direttore di Rai Fiction Tinni Andreatta osserva: «
Le Mille e una Notte è la favola delle favole, realizzarla non è stato facile. Ed è anche, insieme, una lode della funzione salvifica della parola, perché Sherazade si salva parlando, e della potenza dell’amore che riesce a superare tutte le differenze». Per Andreatta «la linea delle favole, che la Lux ha iniziato con
Pinocchio e
Cenerentola, è molto importante per noi perché aggrega il pubblico familiare che invece, solitamente, si disgrega davanti alla tv».Non a caso la Lux intende proseguire su questa strada e sono tre (per il momento) i titoli a cui i produttori Luca e Matilde Bernabei stanno pensando:
La Bella e la Bestia,
Peter Pan e
La Sirenetta. Quest’ultima farebbe felice Vanessa Hessler, qui Sherazade ma grande ammiratrice di Ariel: «Il problema è trovare il modo di realizzarla. La storia è ambientata sott’acqua, altro che effetti speciali» scherza Bernabei che, con la Lux, ha prodotto anche
Santa Barbara, in onda su Raiuno il 4 dicembre ancora con Hessler.De
Le Mille e una Notte si dice entusiasta Marco Bocci grazie al suo Aladino che «è vitale, allegro, ottimista e curioso». Con lui Massimo Lopez nei panni di un genio inconsueto: «È un personaggio diverso da quello che siamo abituati a conoscere, che esce dalla lampada e accetta passivamente di aiutare Aladino. Il nostro genio è un uomo con la sua personalità in cui mi sono un po’ rispecchiato. Sarà una guida per Aladino». «Questa è una favola apparentemente lontana da noi che, invece, riesce a trascinarti» osserva il regista Marco Pontecorvo che alla domanda quanto il cognome che porta rappresenti un ingombro, risponde: «Il peso lo senti quando ti devi staccare dalla famiglia. Ora di mio padre (Gillo, ndr) ho solo un bel ricordo anche perché io ho fatto un’altra carriera e sono arrivato alla regia quando lui, purtroppo, era già morto. Il mio primo film non è riuscito a vederlo».