Orfani di
Don Matteo, ma non della Lux Vide. Il giovedì sera di Rai 1 prosegue con la nuova fiction prodotta dai fratelli Bernabei
Non dirlo al mio capo. Ma fare i numeri del prete-detective non è facile per nessuno, nemmeno per la bella mamma interpretata da Vanessa Incontrada. Nonostante che lo stesso Terence Hill nei panni del popolare sacerdote le abbia fatto da traino. La seconda puntata, giovedì scorso, ha registrato una flessione rispetto al debutto, assestandosi comunque su valori di tutto rispetto: cinque milioni e mezzo di telespettatori. In attesa, stasera, della terza puntata sulle sei previste con due episodi per volta diretti da Giulio Manfredonia. Anche il livello non è duplicabile. La qualità delle storie dell’investigatore al servizio di Dio è decisamente superiore a quella di questa garbata commedia che affronta temi anche molto seri come quello del lavoro femminile da conciliare con la famiglia.
Non dirlo al mio capo racconta infatti la storia di Lisa, rimasta vedova da appena sei mesi, alle prese con due figli e le difficoltà economiche ereditate (impreviste) dal marito, che le era pure (anche questo non previsto) infedele. Nel cercare a tutti i costi un lavoro, è costretta a non dire al nuovo capo (l’avvocato Enrico Vinci alias Lino Guanciale) della propria maternità, dando così il via a una serie di equivoci e di situazioni surreali, compresa la materializzazione di due immaginarie figure femminili, sorta di alter-ego o coscienza critica, e creando complessivamente un certo contrasto, un continuo cambio di registro con la serietà delle situazioni di vita personali (sia quelle di Lisa, vedova, che di Enrico, che vive nel rimorso per la morte del fratello), ma anche dei difficili casi umani sottoposti allo studio Vinci dove la “mamma sotto copertura” dovrebbe svolgere il praticantato legale, che poi si risolve in una sorta di tuttofare. Ma Lisa crede in tre “s” (sincerità, serenità e sicurezza), che non hanno niente a che vedere con altre ben più note. È una donna un po’ confusionaria, ma con una spiccata umanità e soprattutto un amore smisurato per i propri figli. Con le sue doti riuscirà senz’altro a domare il bisbetico (almeno all’apparenza) avvocato Enrico Vinci. La scintilla è già scoccata. I toni lievi della favola ci danno in questo senso più di una garanzia.
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