il trombettista e cantante jazz Chet Baker (1929-1988) - Album / Mondadori Portfolio
Un artista geniale e tormentato, un innovatore della musica jazz, ma anche un cantante e un poeta che ha bruciato la sua vita fra drammi ed eccessi, fragilità e romanticismo. Chet Baker, il James Dean del jazz, per la prima volta ci fa ascoltare la sua vera voce, svelandoci i suoi pensieri più intimi fra note e parole in una vera e propria “session” a tre strumenti: la voce del mattatore Massimo Popolizio, la tromba del grande Fabrizio Bosso e il pianoforte del fedelissimo collaboratore Julian Olivier Mazzarello.
La base della performance sono Le memorie perdute, il diario di una vita scritto da Chet Baker, pubblicato da Minimum Fax, ritrovato dieci anni dopo la tragica morte avvenuta il 13 maggio 1988, quando il jazzista statunitense cadde dalla finestra del Prins Hendrik Hotel di Amsterdam. Quello che viene prima è una folle corsa tra la musica, la schiavitù dell’eroina, il cool jazz dagli anni ’50 agli anni ’80 del Novecento, gli amori, il carcere, lo stretto rapporto con l’Italia e i suoi musicisti in cui Chet Baker si rifugia sempre sotto le ali protettive della musica. Da qui nasce lo spettacolo Shadows. Omaggio a Chet Baker, un ritratto- concerto alla scoperta delle profondità della sua anima fra luci e ombre.
Un lavoro nato per il teatro, che fortunatamente sarà fruibile a tutti e gratis grazie allo streaming. Appuntamento questa sera, alle ore 21, dal Teatro della Regina di Cattolica all’interno di “Teatri nella rete”, rassegna virtuale di Ater Fondazione, sulla piattaforma www.teatrinellarete.it e sui canali social di Ater per assistere all’evento (disponibile online fino al 24 gennaio). Lo spettacolo sarà anche audiodescritto grazie alla collaborazione con il Centro Diego Fabbri di Forlì, nell’ambito del progetto “Teatro no limits”.
«Ai diari di Chet Baker avevo lavorato tanti anni fa, ma l’opera di oggi è totalmente nuova – ci spiega Fabrizio Bosso – . A luglio abbiamo debuttato all’Argentina di Roma, ma poi si è fermato tutto causa Covid. Lo streaming è un’occasione per far conoscere soprattutto ai giovani una figura fondamentale della musica contemporanea ».
A Bosso, amatissimo anche a livello internazionale, il compito di fare riecheggiare le note della tromba del mitico Chet. «La cosa incredibile è che lui non ha mai abbandonato la voglia di suonare e di condividere la sua arte, nonostante fosse a pezzi – spiega ancora il trombettista – . È riuscito sempre a tirare fuori qualcosa di unico. Quando dopo una rissa gli vennero spaccati i denti davanti, lui riuscì comunque a cambiare il suo modo di suonare donando emozioni sempre diverse».
Per il torinese Bosso, che ha iniziato a suonare la tromba a 5 anni, Chet Baker è stata una passione «tardiva. «Da ragazzino ero attratto da musicisti più tecnici e funambolici, come Clifford Brown e Freddie Hubbard – confessa – . Chet e Miles Davis li ho “scoperti” a 18 anni, quando ho cominciato ad approfondire il loro linguaggio. La cosa che mi colpisce di più di Baker è l’intensità, la sua forza comunicativa con pochi mezzi, riusciva ad incantare la gente sfruttando poco più di un’ottava ».
Nello spettacolo verranno riproposti classici che hanno reso celebre il Chet Baker interprete, come My funny Valentine, ed altri brani che interagiscono con le parole come fosse una vera e propria sessione musicale. «Massimo Popolizio si mette in gioco, non molti attori sono così aperti – spiega il musicista con ammirazione – . Lui è molto musicale. In certi pun- ti, quando terminiamo un brano, riprende a recitare con la tonalità del brano stesso…».
Sorride il grande attore, ricambiando l’attestato di stima. «Fabrizio ha una grandissima sensibilità artistica e umana. Quando lavori con persone di talento, non c’è bisogno di tante parole, ci guardiamo e ci capiamo – racconta Popolizio – . È successo anche con giganti della musica, come Paolo Fresu e Uri Cane. In tutti questi anni ho avuto possibilità di collaborare con Enrico Rava, Luigi Cinque ed altri, con orchestre etniche e sinfoniche, come quella dell’Opera di Roma per l’Oedipus Rex di Stravinskij. È una specie di staffetta in cui ti passi il testimone con il musicista. Ci vuole orecchio. Le parole sono spartiti».
E ci vuole anche voce e cuore per raccon- tare il vissuto di un artista come Chet Baker, dai ricordi d’infanzia, al metadone, dalla galera nel carcere di Lucca dove imparò l’italiano, alle collaborazioni con artisti e jazzisti nostrani, come Franco Cerri e Renato Sellani. «Qui si tratta di fare immergere chi ci ascolta in un certo periodo “sacro” del jazz dal 1955 al 1970 – spiega l’attore che tiene a precisare – Io non interpreto Chat, io sono un ponte, do le parole ad una specie di angelo spinto sempre dalla forza dell’amore. È un racconto molto empatico anche se parla di morte. C’è nel racconto il “fil rouge'” dell’eroina, che accompagna tutta la fase creativa di Chet, una persona fragilissima in viaggio verso la dissoluzione. La fusione tra arte e vita spesso presenta un prezzo da pagare ».
Quello che resta è una musica che commuove ancora oggi. «Il suono di Chet Baker fa parte delle mie playlist – aggiunge Popolizio – . Io ascolto il jazz, quello non troppo freddo, Miles Davis. E, come regista, dal mio grande maestro Ronconi ho imparato che la musica negli spettacoli teatrali non è un semplice accompagnamento alle parole, ma è essa stessa una protagonista».
Quello che preoccupa però oggi Massimo Popolizio è la chiusura dei teatri e l’impazzare dello streaming: «Io sono contrario nettamente allo streaming. Ci sono delle cose che subiscono danni collaterali minori, come il nostro tipo di performance in cui non ci sono grandi movimenti. Ma ci vuole un investimento, le riprese vanno fatte in modo particolare, con 5 o 6 telecamere e i teatri debbono formare persone per questo. Fermo restando che lo spettacolo deve tornare dal vivo».
Popolizio ha visto bloccare i suoi spettacoli Il nemico del popolo e Furoreda Steinbeck. Mentre a Fabrizio Bosso e al suo quartetto è saltata una tournée in Italia e negli Stati Uniti per presentare il nuovo album di inediti We4 ( Warner Music) che include brani significativi come One humanity dedicato alle recenti vittime del razzismo negli Usa. Intanto nascono nuovi progetti insieme, come svela Popolizio : «Con Bosso stiamo pensando a un nuovo lavoro insieme dedicato alla luna e all’universo. Lui scriverebbe i brani inediti per questo spettacolo in cui io vorrei esortare ad alzare la testa, a guardare al di là delle mascherine verso i pianeti e le luci dell’infinito».