venerdì 12 aprile 2024
Il premio “Carlo Scarpa” per il Giardino va all’Espacio Escultórico nel Pedregal de San Ángel, a Città del Messico. Il recupero degli spazi aperti come argine al dilagare del tessuto urbano
L'Espacio Escultorico nel Pedregal, a Città del Messico, fotografato dell'alto

L'Espacio Escultorico nel Pedregal, a Città del Messico, fotografato dell'alto - Andrès Cedillo / Fondazione Benetton

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«È land art e stabilisce un rapporto privilegiato con un paesaggio di cui esalta l’autenticità primigenia»: così Luigi Latini, direttore della Fondazione Benetton, presenta il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino che quest’anno, alla sua XXXIII edizione, viene assegnato a L’Espacio Escultórico nel Pedregal de San Ángel, di Città del Messico. «Il grande manufatto, opera collettiva elaborata da sei artisti, è composto da 64 prismi di cemento che formano una corona del diametro di 120 metri posta su un suolo coperto da una colata lavica avvenuta circa duemila anni fa a seguito dell’eruzione del vulcano Xitle, oggi spento. E simboleggia l’impegno dell’Università Autonoma del Messico (Unam) nel recuperare e tutelare la qualità degli spazi aperti a fronte del dilagare del tessuto urbano della capitale messicana». La motivazione del premio evidenzia la ricchezza di significati che vi si sommano: il Pedregal «esprime in modo esemplare il valore e il significato di un paesaggio con il quale la città, le istituzioni e le comunità universitarie, l’ambiente culturale e la società messicana si confrontano e dialogano».

«È un paesaggio complesso ed enigmatico – notava Pedro Camarena, architetto paesaggista, nell’incontro preparatorio del Premio avvenuto l’anno scorso a Treviso – per capirlo bisogna partire dalla geologia: la Città del Messico si trova nella fascia vulcanica che attraversa il Paese da est a ovest». Là dove ora sorge la megalopoli di oltre 20 milioni di abitanti, un tempo c’era una vasta laguna e ancor oggi la zona è ricca d’acqua, si trova a circa 2.000 metri di altitudine e le cime vicine arrivano a superare i 5000 metri. Il Pedregal si distende a sud della capitale messicana e prende questo nome per il suo aspetto da superficie lunare, dove però s’è formato un ecosistema straordinario. Il suolo lavico è permeabile e fertile, e nell’alternarsi delle due stagioni tropicali – una piovosa e l’altra asciutta – vi crescono molte specie di piante: ne sono state individuate 377, tra cui orchidee, felci, eucalipti, agavi, cactus. Vi si annidano 148 specie di volatili oltre a 33 di mammiferi e diversi rettili. Lo studio di questo ecosistema e la classificazione delle tante forme di vita che lo abitano è curato dell’Unam, poiché si trova proprio lì la città universitaria più grande dell’America Latina, con i suoi quasi 170 mila residenti dei quali oltre 120 mila sono studenti cui nel corso della giornata lavorativa si aggiungono altre 100 mila persone. L’ateneo è figlio della più antica istituzione accademica d’oltre oceano: la Real y Pontificia Universidad de Mexico fu eretta nel 1553 sull’esempio di quella di Salamanca. E con le alterne vicende seguite alla rivoluzione e alle guerre del XIX secolo fu soppressa. Ma è rinata all’inizio del XX secolo come istituzione laica e ha ottenuto lo statuto di autonomia nel 1929.

È stato per celebrare il primo mezzo secolo trascorso da quel momento che nel ’79 furono convocati i sei scultori che hanno dato vita al Espacio Escultórico cui è stato assegnato il Premio Scarpa. In quegli anni apparve evidente che l’imperiosa espansione urbana ne metteva a rischio l’ecosistema: attorno al 1950 Città del Messico contava circa due milioni di abitanti e già una ventina di anni dopo la sua area urbana aveva raggiunto i 9 milioni dilatandosi in modo disordinato sul territorio. L’attenzione verso la necessità di conservare le aree naturali nella zona universitaria del Pedregal avrebbe potuto portare a promuovere la creazione di giardini di stile europeo, tipo Versailles. Ma questi hanno un che di artificiale: sono natura piegata al progetto. Laddove la ricchezza del suolo, della flora e della fauna dell’immensa vallata messicana, e in particolare nell’area di oltre 8 mila ettari coperti da lava vulcanica a sud della città, è dotato di una bellezza intrinseca ed è frutto di una storia che va rispettata. A celebrare tutto questo hanno puntato coloro che hanno realizzato l’Espacio Escultórico del Pedregal. Nel grande cerchio che conforma quella sorta di reinterpretazione del cratere vulcanico, e al suo intorno, la natura è lasciata al suo corso, con le tante specie di piante che vi ricrescono nel succedersi delle stagioni. Come recita la motivazione del premio: «Di questa distesa di rocce basaltiche, disseminata di vegetazione e variazioni morfologiche, in età contemporanea si e presa progressivamente coscienza: per le testimonianze preispaniche che i flussi lavici non hanno del tutto cancellato, per il valore ecologico di un paesaggio in divenire – esiguo, ma comunque prezioso per gli equilibri ambientali di una città in continua crescita – per l’inversione di sguardi che la cultura artistica e architettonica del secolo XX provoca nei confronti di un paesaggio per lungo tempo considerato sterile, privo di interesse, e chiamato nel linguaggio comune malpais, con una connotazione negativa».

In realtà sin dagli anni ’40 del ’900 c’era stato chi aveva provato valorizzare quel paesaggio: per esempio Luis Barragan col suo progetto “Jardines del Pedregal”, ma allora non era ancora stato raggiunto dall’espansione urbana. L’anello composto nel 1979 con la sua sequenza di prismi intervallati da varchi di eguale dimensione si pone come protezione del suolo lavico che circoscrive, ma anche come invito a osservare quanto lo attornia, ovvero gli spazi aperti della Città universitaria, che sono stati curati e recuperati da un gruppo di oltre 200 tra architetti, urbanisti, scultori, pittori, muralisti. Così che oggi si propone come «una lezione universale di incontro tra insegnamento, ricerca, arte, pensiero e vita». Intesa a difendere il paesaggio ma anche ad accompagnarne l’evoluzione. La cerimonia di premiazione dell’Espacio Escultórico del Pedregal avrà luogo a Treviso, sabato 13 aprile nell’ex chiesa di San Teonisto, alle ore 17. Sarà preceduta alle ore 10 presso gli Spazi Bomben da una conferenza della storica dell’arte Louise Noelle, dell’Instituto de Investigaciones Estéticas, Unam, e dalla proiezione del documentario di Davide Gambino Pedregal: la storia dell’Espacio Escultórico. Invece, oggi a Ca’ Scarpa a Treviso sarà inaugurata la mostra dedicata all’Espacio Escultórico e al suo contesto e che sarà aperta al pubblico fino a domenica 30 giugno.

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