Ho in testa una preghiera che elevi il nostro cuore, la voglia di svegliarci dentro un unico chiarore». Canta così, il brano
La preghiera inciso dalla band Universo Parallelo nel nuovo cd
Punto e a capo con testo scritto dal giornalista Carlo Nesti, loro coproduttore, ormai lontano da tempo dai commenti delle partite calcistiche e dedito invece a scrivere e testimoniare di fede. E colpisce che un brano così sia diventato fenomeno mediatico: su YouTube, fatto che è valso al gruppo chiamate in televisione, a sua volta rivelatesi volano per vederli come ospiti in concerti di artisti noti. Ma non bisogna credere che la band, nata nel 2008, stia sfruttando ora il diffuso ritorno della voglia di cantare la spiritualità nel rock. Per i cinque ragazzi calabresi, età media 23 anni, il pezzo segna invece, come raccontano, «la voglia di osare argomenti che vadano oltre i temi tipici della nostra giovane età», e così chiudere il cerchio di un percorso che li aveva visti già in luce a Castrocaro e in tour addirittura con Ligabue. Difatti
Punto e a capo, pop-rock ruvido e a tratti inevitabilmente ancora acerbo, va anche in altre occasioni oltre gli stereotipi dei vent’anni. Sempre Carlo Nesti ha scritto per la band anche il testo di
Virtualmente «Sprone a non ridurre il mondo a una stanza e allo schermo di un computer»), ma sono dei ragazzi gli altri temi forti. Come la perdita di una persona cara in
Nelle braccia con te («Dedicato alla nonna di uno di noi per conservare memoria e insegnamenti di una persona»), e l’urgenza di una ribellione etica in
Liberi in catene «Per non crederci più liberi sottostando invece alle mode: e provare ad esserlo dentro»). Con argomenti di questa fatta alternati all’amore, è chiaro che gli Universo Parallelo lanciano all’oggi anche una piccola sfida. «Sì, perché è dura emergere se non passi dai talent, supermercati di personaggi che permettono all’industria discografica di non investire più. Però pensiamo che solo se hai cose da dire puoi farcela: e per questo vogliamo cantare temi adulti e avvicinarci agli altri riflettendo sulle cose veramente serie».