È inutile negarlo: l’arte contemporanea non è facile da capire. Spesso ci spiazza, ci mette in crisi, ci induce a valutazioni contrapposte su noi stessi e sull’opera: ci fa sentire totalmente ignoranti o ci fa considerare il capolavoro un qualcosa di cui tutti saremmo capaci. Per cui vale la pena approfondire come nasce un quadro o una scultura moderna e come li si possa correttamente giudicare. Ben venga dunque
Pomilio Blumm Prize, il primo contest dedicato alla creatività, frutto della collaborazione tra Sky Arte HD e l’impresa di comunicazione Pomilio Blumm, da lunedì alle 20.15 su Sky Arte. Fuori dalla tv, “Pomilio Blumm Prize” è un premio internazionale per i giovani talenti dell’arte, della fotografia e della letteratura. Il format tv, ideato con la collaborazione di Magnolia, prevede quattro puntate condotte da Giacomo Nicolella Maschietti con sei artisti in gara: la turca Fatma Bucak, il viennese Aldo Giannotti, il portoghese Délio Jasse, i milanesi Andrea Nacciarriti ed Elena Nemkova e il francese Thomas Teurlai. Due curatori: Lorenzo Balbi e Fabiola Naldi. Tre giurati: l’artista Michelangelo Pistoletto, presidente di giuria, Alessandra Mammì, giornalista d’arte, e Gianfranco Maraniello, direttore del Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. In ciascuna puntata la giuria fornisce un tema ai curatori che selezionano gli artisti ritenuti più adatti a svilupparlo. I curatori affiancano gli artisti e dialogano con loro, documentano le fasi della ricerca, della progettazione e della realizzazione delle opere. Alla fine di ogni puntata la giuria sceglie chi tra i due sfidanti accederà alla finale. Si esplorano così i nuovi linguaggi, ma anche la ricaduta sociale di quello che oggi possiamo intendere come arte. Nella prima tornata si sono sfidati Elena Nemkova e Thomas Teurlai, che hanno indagato l’uomo e il suo rapporto con la scienza. L’impressione iniziale era che l’arte non potesse essere l’argomento per un format del genere. Ma poi il programma ha preso quota e soprattutto ha creato attesa e sorpresa al momento in cui è caduto il sipario sulle opere realizzate ed è apparsa, in particolare, la realizzazione di Elena: una scultura per metà umana (nel senso che c’era anche un uomo in carne e ossa) che secondo i giudici ricordava addirittura la
Pietà michelangiolesca. Ed era vero.
© RIPRODUZIONE RISERVATA