sabato 27 dicembre 2008
Positivo il bilancio del numero uno del Coni: «Che bella figura alle Olimpiadi e il calcio è uscito bene da tanti problemi».
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Ha trascorso ancora dodici mesi da ma­novratore dello sport italiano. Ha vinto e vissuto da tifoso un’altra O­limpiade. Si è visto votare in extremis dal governo l’e­mendamento che salva il Coni dal taglio di 113 milio­ni di euro. Presidente Pe­trucci, altro che crisi: il suo 2008 si chiude alla grande... «Se devo fare un bilancio, darei un 7 allo sport italiano, perchè abbiamo fatto una bella figura alle Olimpiadi di Pechino. E perchè il calcio i­taliano è uscito bene da tan­ti problemi: oggi c’è un pre­sidente, Abete, che sta fa­cendo un gran lavoro. Ma tutto lo sport italiano oggi è eccellenza nel mondo e mo­tivo d’orgoglio». Tutto vero. Che il calcio si sia lasciato i problemi alle spal­le però non è una visione un po’ troppo ottimistica? «Che il nostro pallone si sia ripulito da un triste passato è sotto gli occhi di tutti. E se la gente sta tornando a riem­pire gli stadi, vuol dire che c’è fiducia». Però ci sono anche i debiti, e tanti... «Il risanamento dei bilanci dei nostri club, in parte è i­niziato. Ma è bene ricordare che i soldi sono sempre e so­lo dei presidenti: lo Stato non regala nulla, e nulla per­de. Anzi la tassazione sul pallone in Italia è netta­mente superiore a quella de­gli altri paese europei» Non resta colpito sapendo che la Champions League, da sola, muove 800 milioni di euro, il doppio del bud­get dell’intero sport italia­no? «Non mi stupisco quando ci sono queste grandi cifre, ma non dobbiamo solo pian­gerci addosso. Si devono a­nalizzare i problemi dei campionati esteri, quando si parla del mondo dorato della Premier League e del­la Spagna: lì alcune società hanno grandi deficit, la cri­si li ha investiti molto più che da noi. Non voglio dire che l’Italia è un paradiso: ha i suoi problemi, ma anche gli altri li hanno». Il 29 gennaio festeggerà il decimo compleanno da presidente del Coni. Così, ad occhio, qualcosa ci dice che poi ce ne saranno almeno altri quattro. O no? «Se il buon Dio vorrà, mi ri­candiderò e sarò ancora pre­sidente. Per ora ho sola­mente annunciato la mia candidatura». L’unica in verità, insieme a quella del presidente della Federgolf, Franco Chimen­ti, «Che gode di tutto il mio ri­spetto che... ». Che regalo può aver chiesto a Babbo Natale il presiden­te dello sport italiano? «Di avere finalmente uno sport dove non si fanno drammi quando si perdono le partite. Vorrei un atteggia­mento più equilibrato, e che si smetta di caricare troppo di attese e di significati le manifestazioni sportive. Che bello sarebbe non leg­gere più titoli del tipo: “la partita della vita”». Non sarebbe bello anche ve­dere qualche giocatore ita­liano in più in campo? «Capisco i presidenti che in­vestono e vogliono spetta­colo, risultati, stelle stranie­re. Ma le nostre nazionali soffrono e si impoveriscono. Il caso del basket è emble­matico. Ma se io faccio un’u­scita pubblica, cominciano a darmi delle lezioni, a dire che Petrucci non può im­porre le regole sugli stranie­ri. Va bene, ma se non ci so­no le regole, non si può an­dare avanti. Perchè in Spa­gna e in Russia le regole ci sono? Da noi è tutto è più difficile, perciò bisogna in­sistere, perchè altrimenti, non dico sarebbe la fine, ma certamente questo proble­ma sarebbe meno sentito». Un atleta simbolo del 2008? «Tanti, tutti. Potrei dire Fe­derica Pellegrini, Camma­relle, Russo, gli olimpici di Pechino... Me la cavo così, citando l’atleta italiano che oggi forse è il più popolare nel mondo: Valentino Rossi. Mi ricordo la prima gara da presidente del Coni: andai al Mugello, e lui mi mise il suo cappello sulla testa, mi die­de una pacca sulle spalle, co­me due compagnoni. Que­sta è la sua originalità. Lo di­co sempre ai nostri atleti quando vincono, anche nel­la comunicazione sono im­portanti i messaggi che si danno: Valentino è un cam­pione nella comunicazione, sempre sorridente. Certo non è facilmente arrivabile, ma un personaggio così po­polare è giusto anche che abbia una certa difesa». Il nome nuovo quest’anno è stato Mourinho... «Sto nello sport da tanto, e Mourinho forse è l’allenato­re più originale e intelligen­te degli ultimi anni. Ne ho conosciuti tanti, dal calcio al basket, ma lui per quello che dice e che rappresenta, è veramente diverso: non dà mai risposte banali, anche quando si arrabbia. Persone come lui portano vantaggi al calcio italiano e ben ven­gano». Cambiando discorso, se­condo alcuni un vantaggio al calcio la porterebbe an­che la moviola in campo... «Ripeterlo sempre non fa bene. Anche perchè l’intro­duzione della moviola non dipende dallo sport italiano, ma dagli organismi interna­zionali. Personalmente sarei favorevole all’introduzione della tecnologia per evitare i famosi “gol fantasma”. Tutto il resto è solamente utopia». A proposito: il presidente del Cio, Rogge, dice che sconfiggere il doping nello sport è un’utopia... «Io dico di no. La società sen­za delitti è in teoria una spe­ranza vana ma questo non vuol dire che non si debba combattere per arrivarci». Una svolta per il 2009 che farebbe bene allo sport? «Investire sugli impianti. Al centro e al sud c’è una forte carenza. Molti privati han­no promesso grandi cose e... basta. Complimenti invece alla Juventus: non ha solo detto che avrebbe costruito uno stadio tutto suo, l’ha fat­to. È giusto e utile che i club abbiano stadi di proprietà anche per adeguarsi alla concorrenza dei campiona­ti esteri. Il Coni sarà al fian­co di chi vorrà imitare la Ju­ventus. Meno parole e più fatti, questo può essere il mi­glior augurio per l’anno nuovo».
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