Ha trascorso ancora dodici mesi da manovratore dello sport italiano. Ha vinto e vissuto da tifoso un’altra Olimpiade. Si è visto votare in extremis dal governo l’emendamento che salva il Coni dal taglio di 113 milioni di euro. Presidente Petrucci, altro che crisi: il suo 2008 si chiude alla grande... «Se devo fare un bilancio, darei un 7 allo sport italiano, perchè abbiamo fatto una bella figura alle Olimpiadi di Pechino. E perchè il calcio italiano è uscito bene da tanti problemi: oggi c’è un presidente, Abete, che sta facendo un gran lavoro. Ma tutto lo sport italiano oggi è eccellenza nel mondo e motivo d’orgoglio».
Tutto vero. Che il calcio si sia lasciato i problemi alle spalle però non è una visione un po’ troppo ottimistica? «Che il nostro pallone si sia ripulito da un triste passato è sotto gli occhi di tutti. E se la gente sta tornando a riempire gli stadi, vuol dire che c’è fiducia».
Però ci sono anche i debiti, e tanti... «Il risanamento dei bilanci dei nostri club, in parte è iniziato. Ma è bene ricordare che i soldi sono sempre e solo dei presidenti: lo Stato non regala nulla, e nulla perde. Anzi la tassazione sul pallone in Italia è nettamente superiore a quella degli altri paese europei»
Non resta colpito sapendo che la Champions League, da sola, muove 800 milioni di euro, il doppio del budget dell’intero sport italiano? «Non mi stupisco quando ci sono queste grandi cifre, ma non dobbiamo solo piangerci addosso. Si devono analizzare i problemi dei campionati esteri, quando si parla del mondo dorato della Premier League e della Spagna: lì alcune società hanno grandi deficit, la crisi li ha investiti molto più che da noi. Non voglio dire che l’Italia è un paradiso: ha i suoi problemi, ma anche gli altri li hanno».
Il 29 gennaio festeggerà il decimo compleanno da presidente del Coni. Così, ad occhio, qualcosa ci dice che poi ce ne saranno almeno altri quattro. O no? «Se il buon Dio vorrà, mi ricandiderò e sarò ancora presidente. Per ora ho solamente annunciato la mia candidatura». L’unica in verità, insieme a quella del presidente della Federgolf, Franco Chimenti, «Che gode di tutto il mio rispetto che... ».
Che regalo può aver chiesto a Babbo Natale il presidente dello sport italiano? «Di avere finalmente uno sport dove non si fanno drammi quando si perdono le partite. Vorrei un atteggiamento più equilibrato, e che si smetta di caricare troppo di attese e di significati le manifestazioni sportive. Che bello sarebbe non leggere più titoli del tipo: “la partita della vita”».
Non sarebbe bello anche vedere qualche giocatore italiano in più in campo? «Capisco i presidenti che investono e vogliono spettacolo, risultati, stelle straniere. Ma le nostre nazionali soffrono e si impoveriscono. Il caso del basket è emblematico. Ma se io faccio un’uscita pubblica, cominciano a darmi delle lezioni, a dire che Petrucci non può imporre le regole sugli stranieri. Va bene, ma se non ci sono le regole, non si può andare avanti. Perchè in Spagna e in Russia le regole ci sono? Da noi è tutto è più difficile, perciò bisogna insistere, perchè altrimenti, non dico sarebbe la fine, ma certamente questo problema sarebbe meno sentito».
Un atleta simbolo del 2008? «Tanti, tutti. Potrei dire Federica Pellegrini, Cammarelle, Russo, gli olimpici di Pechino... Me la cavo così, citando l’atleta italiano che oggi forse è il più popolare nel mondo: Valentino Rossi. Mi ricordo la prima gara da presidente del Coni: andai al Mugello, e lui mi mise il suo cappello sulla testa, mi diede una pacca sulle spalle, come due compagnoni. Questa è la sua originalità. Lo dico sempre ai nostri atleti quando vincono, anche nella comunicazione sono importanti i messaggi che si danno: Valentino è un campione nella comunicazione, sempre sorridente. Certo non è facilmente arrivabile, ma un personaggio così popolare è giusto anche che abbia una certa difesa».
Il nome nuovo quest’anno è stato Mourinho... «Sto nello sport da tanto, e Mourinho forse è l’allenatore più originale e intelligente degli ultimi anni. Ne ho conosciuti tanti, dal calcio al basket, ma lui per quello che dice e che rappresenta, è veramente diverso: non dà mai risposte banali, anche quando si arrabbia. Persone come lui portano vantaggi al calcio italiano e ben vengano».
Cambiando discorso, secondo alcuni un vantaggio al calcio la porterebbe anche la moviola in campo... «Ripeterlo sempre non fa bene. Anche perchè l’introduzione della moviola non dipende dallo sport italiano, ma dagli organismi internazionali. Personalmente sarei favorevole all’introduzione della tecnologia per evitare i famosi “gol fantasma”. Tutto il resto è solamente utopia».
A proposito: il presidente del Cio, Rogge, dice che sconfiggere il doping nello sport è un’utopia... «Io dico di no. La società senza delitti è in teoria una speranza vana ma questo non vuol dire che non si debba combattere per arrivarci».
Una svolta per il 2009 che farebbe bene allo sport? «Investire sugli impianti. Al centro e al sud c’è una forte carenza. Molti privati hanno promesso grandi cose e... basta. Complimenti invece alla Juventus: non ha solo detto che avrebbe costruito uno stadio tutto suo, l’ha fatto. È giusto e utile che i club abbiano stadi di proprietà anche per adeguarsi alla concorrenza dei campionati esteri. Il Coni sarà al fianco di chi vorrà imitare la Juventus. Meno parole e più fatti, questo può essere il miglior augurio per l’anno nuovo».