lunedì 17 dicembre 2012
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Non c’è storia, questa Juve mette sotto l’albero il primo pacco dono: campione d’inverno senza nemmeno sporcarsi la maglia. La passata stagione la gara contro l’Atalanta era stata quella della gioia, per la “festa scudetto”, ma anche delle lacrime : l’addio dopo 19 anni di capitan Del Piero (che ora piange di saudade tra i canguri, all’ultimo posto della serie A australiana con il suo Sydney Fc). Domenica, la sfida, si fa per dire, dello Juventus Stadium, è stato un monologo, tra i bianconeri e la formazione bergamasca di Colantuono. Un match che si è consumato in appena 27 minuti. Un, due, tre (Vucinic, Pirlo  e Marchisio) e il 29° tricolore sembra già in tasca alla famiglia Agnelli. E  la terza stella a sinistra da cucire sul petto, - quella davvero dei 30 scudetti sul campo - che si avvicina come la cometa sopra al presepio. Lo ribadiamo, si rischia la “sospensione” del torneo per manifesta superiorità dei campioni d’Italia, ed è un povero illuso chi parla di ritorno al passato e allo scenario anni ’90 delle “sette sorelle” (allora comprendeva anche il Parma dei Tanzi). Qui di 7 ci sono solo i punti di ritardo della tatticissima Inter di “Stramourinho” Stramaccioni che all’Olimpico commette sempre qualche peccato capitale: l’allenatore ragazzino non ha mai vinto né con la Roma, né con la Lazio. E il tabù contro la Lazio continua. Moratti parla di sfortuna per i due legni colpiti dall’Inter, ma viene smentito in casa. In settimana Gianfelice Facchetti, figlio della grande bandiera nerazzurra Giacinto, persino nella commedia “La partita” lo ha fatto gridare ai suoi attori-detenuti della casa circondariale di Monza (per l’occasione allenati dal ct Cesare Prandelli): «La fortuna non esiste!». L’Inter si ferma al palo, perché gioca solo per venti minuti, nella ripresa, e poi si trova sulla sua strada un Ranocchia svagato e un Klose che in zona gol è gelido e spietato come una notte d’inverno berlinese. Con Klose dell’altro mondo, questa Lazio del caritatevole Petkovic può ambire a quel terzo posto che rimane l’obiettivo minimo del Napoli di Mazzarri, il quale però da oggi dovrà fare i conti con lo strano scivolone interno con il Bologna e soprattutto con la mano della giustizia sportiva: vedi alla voce Calcioscommesse. Solito scenario da “Messico napoletano”, del quale si avvantaggia subito la Fiorentina del vecchio Luca Toni (autore di una doppietta) che come la Juve liquida in un solo tempo la pratica Siena e silura il povero Serse Cosmi che è costretto a gettare la spugna: al suo posto arriva Beppe Iachini. Fatal Verona per la Roma di Zeman. Al Bentegodi i giallorossi smettono i panni di elfi leggeri e veloci del 4-3-3  e diventano gorilla nella nebbia, così che Pellissier piazza il punto anabbagliante che odora di regalo di Natale e di salvezza per il piccolo-grande Chievo. Lapilli d’Etna e rabbia sotto la cenere al Massimino, dove la Samp va in vantaggio e poi subisce il tris del Catania, ma Ciro Ferrara prima se la prende con il collega Maran e poi con l’arbitro Giacomelli di Trieste, reo, secondo il tecnico doriano, di direzione spudoratamente casalinga per le pressioni subite dalla panchina siciliana (?). «Bisogna saper perdere...», canta il “costituzionalista” Shel Shapiro. Sa solo vincere invece ultimamente il Milan che schiaccia con una grandinata di gol (a proposito: la Serie A festeggia quota 60mila reti, dal 1929 a oggi) l’indifeso Pescara e il faraone italiano El Shaarawy timbra puntuale, 14° centro in campionato. Se a gennaio, a Milanello la befana dovesse mettere nel calzettone rossonero Mario Balotelli, Allegri avrebbe a disposizione il tandem delle meraviglie. Gli azzurri El Shaarawy e Balotelli assieme farebbero tanto spettacolo, tanti gol e poca età: poco più di quarant’anni in due.

Tanti ne hanno in due, Isabella Bianchi (22) e Gregorio Paltrinieri (18), rispettivamente oro nei 100 farfalla e argento nei 1500 stile libero ai Mondiali di nuoto in vasca corta a Istanbul. Con questi due ragazzini, più l’oro dei 100 rana di Fabio Scozzoli, l’Italnuoto annuncia ufficialmente che non è più “Federica Pellegrini-dipendente”, ma che ha tanti nuovi “saranno famosi” per tornare subito a galla.

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