Omar Pedrini torna con l'album "Come se non ci fosse un domani"
«Durante un viaggio della speranza in un’ambulanza lanciata a tutta velocità sull’autostrada del Brennero per arrivare a Bologna, dove dovevo essere operato d’urgenza per la seconda volta a cuore aperto, è nata una canzone da cui è partito tutto questo nuovo album». Occhi scurissimi e sorridenti, braccia tatuate e anelli da rockstar, Omar Pedrini non ha remore a raccontare questo suo «terzo tempo della vita», dopo tre rischiose operazioni «per un cuore che da 14 anni mi dà problemi perché ha il difetto di essere più grande del normale». L’artista bresciano a Milano racconta il suo ritorno con un album tosto, pieno di rock e ri- flessioni dal titolo significativo, Come se non ci fosse un domani che esce oggi. Il disco nasce dopo l’operazione del 2014 causata da un malore durante un concerto. La terza, appunto, dopo il delicato intervento del 2004 per un aneurisma aortico che pareva avergli precluso per sempre la carriera di cantante. «Sono seguiti 8 anni di difficoltà anche economiche in cui sono riuscito a lavorare come autore televisivo e teatrale e come docente di composizione pop alla Cattolica di Milano – ha spiegato l’artista –. So cosa vuol dire avere paura di non arrivare a fine mese e non potere mantenere la tua famiglia. Una delle tante paure, dalle guerre all’inquinamento, che canto nel brano che dà il titolo al disco in cui invito però all’impegno sociale». Perché, nonostante tutto, Pedrini sa reagire con forza e ottimismo: «Sono uno che non molla mai». Anche grazie a un sincero percorso di fede, che lo ha portato lo scorso 25 marzo a cantare per papa Francesco prima dell’inizio della messa al Parco di Monza. Come è fatto Pedrini lo testimonia la canzone che ha dato il via al disco, Freak Antoni, dedicata allo scomparso leader degli Skiantos. In realtà è un ricordo della Bologna degli anni 90, quando i Timoria di Pedrini erano all’apice del successo e frequentavano la capitale della musica italiana. «pensai la canzone in ambulanza e la finii guardando dalla finestra dell’ospedale Sant’Orsola le luci della città che mi appariva così diversa, mentre mi stavano preparando per l’operazione e non sapevo se me la sarei “sfangata”».
Tornato alla vita, Pedrini quindi ha completato di getto un album intero, a tre anni dal precedente lavoro discografico. Dieci tracce dove l’artista ha scelto un suono “vintage”, molto anni ’70, con arrangiamenti che vanno dall’hard rock al progressive, dai T Rex agli Who, con anche prestigiose collaborazioni. Come il brano Un gioco semplice, traduzione di un pezzo di Noel Gallagher, registrato con la Royal Albert Hall College Orchestra mentre Ian Anderson dei Jethro Tull regala una chicca col suo flauto in Angelo ribelle. Non manca anche un testo inedito, Desperation Horse, regalatogli dall’arzillo amico 98enne Lawrence Ferlinghetti, mentore della Beat Generation. In realtà sono i giovani, come i suoi figli, Dario di 20 anni e Emmadaria di quattro e mezzo, i destinatari del disco. Che in copertina pubblica una foto della sfilata pacifica per le vie di Milano delle ragazze del Manzoni per l’8 marzo. «I giovani di oggi sono chiusi nelle loro stanze a comunicare con i social, ma paradossalmente non fanno rete – spiega –. Io vorrei spronarli come uno “Zio Rock” a partecipare. Credo nei giovani, vedo tanta voglia di dire la loro ». E nonostante i momenti bui e le delusioni, si chiude con la positiva Sorridimi. «Racconta di un padre che teme per il futuro dell’umanità in un mondo senza speranze. Poi basta che una figlia, come è successo a me in una brutta giornata, si butti sul letto per abbracciarlo per ritrovare la forza per cambiare se stessi e il mondo».