sabato 23 gennaio 2016
Dopo la denuncia di Spike Lee ("Nessun attore afroamericano candidato ai 20 premi") l'Academy ha annunciato i cambiamenti nella giuria. Ma Charlotte Rampling: è razzismo al contrario.
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​Con un voto unanime il board dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha adottato una serie di misure per rendere più variegata la sua composizione. Venerdì il board ha elencato obiettivi "storici" impegnandosi a raddoppiare entro il 2020 il numero di donne e membri appartenenti a minoranze razziali.
"L'Academy ha intenzione di fare da precursore senza aspettare che il settore si aggiorni", ha dichiarato il presidente Cheryl Boone Isaacs. "Queste nuove misure riguardanti la governance e il processo di voto avranno un impatto immediato e iniziano un processo volto a cambiare in modo significativo la composizione dei nostri membri".
La decisione è stata presa dopo la polemica scoppiata per l'assenza nelle nomination agli Oscar di attori e attrici afroamericani. Per questo il regista Spike Lee, l'attore Will Smith e la moglie Jada Pinkett Smith avevano deciso di boicottare la serata degli Oscar il 28 febbraio prossimo.Sulla questione è intervenuta anche l'attrice britannica Charlotte Rampling, che in una intervista alla radio francese Europe 1 ha parlato di "razzismo in direzione contraria", ovvero dei neri dello star system nei confronti dei bianchi. Ragionamento in odore di provocazione, ma l'attrice contesta l'idea, lanciata dal regista Spike Lee, di quote di nomination riservate alle minoranze.
Le statuette devono andare a chi se le merita, ha in sostanza sostenuto: "Non puoi avere certezze in merito, ma forse gli attori neri non meritavano di entrare nella selezione finale", ha dichiarato. "E poi perché classificare le persone? Viviamo in Paesi dove più o meno sono tutti accettati", ha aggiunto Rampling.
Per il secondo anno di fila, comunque, la Academy ha nominato solo attori bianchi per i 20 premi in palio, scatenando sdegno e una valanga di polemiche.
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