Origene - .
L’eterna preghiera dell’uomo che invoca Dio trova espressione nei Salmi, che da sempre hanno prestato le parole ai cristiani di tutti i tempi e che hanno attraversato anche tutta la vita spirituale e l’immensa produzione esegetica di Origene (185253 circa), uno dei principali autori del cristianesimo antico.
Nel 2012 Marina Molin Pradel scoprì, in un manoscritto conservato nella Biblioteca Statale di Monaco di Baviera, 29 Omelie sui Salmi di Origene, che fino a quel momento erano rimaste nascoste per un’erronea attribuzione e che ora sono pubblicate per Città Nuova (pagine 600, euro 100) da Lorenzo Perrone, il quale ci offre la prima traduzione italiana, corredata da un accurato commento.
La straordinarietà del rinvenimento è tanto maggiore se si considera quanto poco di Origene possiamo leggere in greco, a motivo delle vicissitudini che hanno causato la perdita di buona parte delle sue opere, giunte a noi in numero ridotto e perlopiù grazie alle traduzioni latine di Gerolamo e Rufino.
Le nuove pagine ci consegnano un ritratto molto interessante dell’autore, il quale, ormai avanti negli anni, ricorda i tempi della giovinezza, quando pullulavano le scuole eretiche a causa dell’assenza di maestri validi nelle comunità cristiane.
Tali attacchi da parte degli eretici, però, non appartengono solo al passato dell’anziano esegeta, ma sono ancora vigorosi con i gruppi marcioniti e gnostici e le frange giudaizzanti che mettono in difficoltà le chiese e richiedono l’attento intervento del predicatore.
E infatti Origene si presenta qui, con la consueta discrezione, come un maestro delle Scritture, poco interessato alle astratte speculazioni filosofiche, ma sempre teso a cercare nel testo biblico il significato più profondo e utile per gli ascoltatori.
Emerge il ritratto di un uomo privo di dogmatismi e pieno di domande e ipotesi che si possono approfondire o rielaborare nel lento processo ermeneutico del testo biblico. Ben consapevole del proprio compito di esegeta, Origene attesta la necessità di comprendere le Scritture prima di mettere in atto i comandi di Dio, per non dover poi riconoscere che ciò che si vuol fare non è degno della grandezza di Dio.
La ricerca continua, o come dice Perrone, di auscultazione del testo, è la cifra dell’esegesi origeniana, che può trovare adeguata realizzazione solo se è accompagnata dall’ispirazione divina e dalla preghiera degli ascoltatori: così la lingua dell’esegeta sarà anche la sua gloria presso Dio e presso gli uomini.
In questo quadro trova collocazione anche il ritratto della Chiesa, che Origene presenta con immagini di grande delicatezza: la Chiesa è la moltitudine dei credenti; l’Eden irrigato dal fiume del Logos; la Terra santa, da cui si può uscire a causa del peccato; il corpo di Cristo; il nuovo popolo radunato dalle genti; il posto in cui sperimentare le meraviglie divine; il miele prodotto dall’ape regina, che è Cristo; il luogo del sevizio per quanti sono chiamati a guidarla; infine la grande arpa dalle molte corde, in cui c’è spazio per la sinfonia e l’armonia delle voci e degli strumenti di tutti i credenti.
Non stupisce che questo ritratto, così amorevole e partecipato, venga da un uomo che della Chiesa aveva conosciuto anche i tratti più amari: dalla Chiesa di Alessandria d’Egitto Origene era stato costretto ad allontanarsi per dissidi con il vescovo locale e per la Chiesa aveva visto morire il padre ed egli stesso aveva conosciuto la violenta persecuzione di Decio (250), in seguito alla quale morì poco dopo.
Le nuove Omelie sui Salmi ci restituiscono la voce di Origene, appassionato cercatore per i sentieri delle Scritture e libero costruttore di una Chiesa variegata, plurale e in dialogo. Come diceva Turoldo, i Salmi sono per tutti gli uomini che riflettono sul mistero dell’esistere e del morire, che sperano e si indignano, insomma, che vivono da uomini: anche queste nuove Omelie origeniane ci consegnano un anelito di giustizia e speranza, di ricerca e verità, di liberazione e salvezza, tutti valori che reclamano ancora oggi uno spazio.