Il direttore d’orchestra Gianandrea Noseda - -
A far ripartire la musica a Bolzano sono state le campane. Ventotto campane di cinque chiese della città, comprese quelle del Duomo. Un suono – il progetto è del compositore Eduard Demetz – che si è diffuso per tutta la città. Che è diventata il palcoscenico dell’edizione 2020 del Bolzano Festival Bozen, doppia dicitura (perché qui si parlano italiano e tedesco) da leggere tutta d’un fiato. Un mese, dal 1 al 30 agosto, con un cartellone ridisegnato dopo l’emergenza Covid: l’Orchestra Haydn suona nei cortili, spazi all’aperto per i recital pianistici dei vincitori italiani del Concorso Busoni (l’edizione 2020 slitta in autunno mentre l’Accademia Gustav Mahler si sposta in inverno), concerti di musica antica su strumenti storici nelle chiese. «Non vedo l’ora di tornare sul podio, per riassaporare la bellezza del fare musica dal vivo nonostante le restrizioni » dice Gianandrea Noseda che a Bolzano dirige la European Union Youth Orchestra, formazione che ogni anno passa dal festival altoatesino. «Quella del 18 agosto a Bolzano doveva essere una delle tappe di un lungo tour che avrebbe dovuto portarci da Berlino a Londra» racconta il direttore d’orchestra milanese, spiegando poi che «per quest’anno ci limitiamo all’Italia con Bolzano, Ferrara e Stresa. E anche tra i leggii ci sono tutti musicisti italiani, alcuni dei quali hanno suonato nelle precedenti formazioni dell’orchestra che ogni anno mette insieme ragazzi di tutti i paesi dell’Unione Europea».
Europa che in questi mesi di pandemia si è divisa sulla solidarietà e su come affrontare l’emergenza. «Non entro nel merito della politica. Posso dire che tra i ragazzi della Euyo vedo una gran voglia di ripartire. E penso che un progetto come quello della European Union Youth Orchestra uscirà rafforzato da un momento come quello che stiamo vivendo. Certo, perché la musica è un linguaggio universale, ma soprattutto perché i ragazzi di oggi non riescono a non pensarsi se non europei. Non hanno, poi, quei preconcetti che la generazione dei quaranta/ cinquantenni ha messo in campo, adombrando l’idealità dei fondatori che, invece, aveva attecchito nella mia generazione» riflette Noseda, classe 1963, direttore musicale della National Symphony Orchestra di Washington, direttore artistico delle Settimane musicali di Stresa e, dopo l’esperienza al vertice del Regio di Torino, in procinto di diventare dal 2021 general musik direktordell’Opernhaus di Zurigo. «Proprio nel teatro svizzero nella primavera del 2022 dirigerò un nuovo Ring di Wagner, monumento che mi ha fatto compagnia in questi mesi di lockdown» racconta spiegando di aver cercato di vivere questi mesi lontano dal podio «come un’opportunità e non come una privazione: ho studiato, ho letto molto, riprendendo in mano capolavori come I promessi sposi, Il giocatore e Le notti bianche di Dostoevskij o Furore di Steinbeck, cercando nelle pagine di questi grandi autori una spiegazione sul nostro presente e le motivazioni per andare avanti».
La musica e la letteratura per guardare avanti. «In questi momenti, in cui per molti l’arte appare come qualcosa di superfluo, è più che mai necessario tenere viva la nostra motivazione interna, quel fuoco che ci ha fatto scegliere di essere artisti e continuare ad alimentarlo con la bellezza che i grandi capolavori sanno trasmettere» dice Noseda sempre in contatto con i suoi musicisti di Washington attraverso le piattaforme social. «Devo essere carico io per dare la carica a loro e soprattutto devo essere pronto a ripartire una volta che ci sarà il semaforo verde. Certo ora negli Stati Uniti la situazione è fuori controllo e si ripartirà non prima di fine anno, prima con ensemble da camera e poi con l’orchestra in formazione ridotta. Occorrono flessibilità e creatività ». A Stresa, invece, confermate (sebbene riviste) le Settimane musicali. «Dopo il jazz di luglio, ripartiamo il 20 agosto: 200 posti anziché seicento, 45 persone in orchestra». Stresa apre con la Euyo e lo stesso programma del 18 agosto a Bolzano, il Terzo concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven con Beatrice Rana e la Terza sinfonia di Schubert. «Autori europei» riflette Noseda dicendo poi di sentirsi «italiano ed europeo al cento per cento. Occorre aspettare che passino le generazioni per arrivare a un’Europa davvero unita e solidale, tanto più che in uno scenario geopolitico come quello attuale, tra Stati Uniti, Russia e Cina i singoli stati perdono forza e il Vecchio Continente deve imparare a parlare con una voce sola».