giovedì 9 febbraio 2017
Un percorso fra la ricca collezione del Museo Panini e una mostra al Mata
Non solo pallone: la storia raccontata con le figurine
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«Ce l’ho, mi manca». La caccia alla figurina è ri-cominciata (nel caso fosse finita). L’ultimo atteso album dei Calciatori 2016-2017, il 56esimo, è uscito da qualche giorno, con caricature e formato maxi, in 128 pagine da riempire con le 745 figurine previste. Da cercare, scambiare e con cui giocare. L’album “calcistico” Panini è un mustda collezione che unisce piccoli e grandi. È certamente quello di maggior successo e a cui la casa editrice modenese deve fama e prestigio. Ma non è il solo. In edicola ne troviamo (non solo Panini, ovviamente) per tutti i gusti, legati anche a serie tv e cartoni.

Senza contare le versioni più commerciali promosse da diversi marchi. Un fenomeno che ci accompagna nel tempo. Comincia intorno al 1867 a Parigi, quando la litografia Bognard emise una serie che illustrava i padiglioni dell’Esposizione Universale e i grandi magazzini Au Bon Marché distribuirono una prima serie di cartoncini che recava sul fronte un calendario con i due semestri di quell’anno. Un veicolo pubblicitario soddisfacente per quel mercato, che conquistò rapidamente l’Europa e gli Stati Uniti. Solo più avanti le figurine si legarono allo sport: ad avviare un filone che avrebbe fatto scuola, fu l’inglese Liebig nel 1895, illustrando discipline britanniche come il golf, il cricket, il croquet e il football. In un mondo senza tv, le figurine, in tutte le sue versioni – cigarette card, bolli, etichette… – diventarono un veicolo per diffondere immagini e “istruzioni per l’uso”: pensiamo alle regole del tennis o del calcio nei primi decenni del Novecento (nella foto, una cigarette card Player, Nottingham, 1936). Un viaggio nella storia della figurina e con la figurina nella storia, lo si può percorrere a Modena al museo (in Corso Canalgrande) nato dalla passione collezionistica di Giuseppe Panini, fondatore nel 1961 dell’omonima azienda, assieme ai fratelli Benito, Franco Cosimo e Umberto.

Un patrimonio straordinario (con un archivio di più di 500mila pezzi) donato al comune emiliano, e che interessa qualunque tema, dallo sport alle scienze, dalla storia alla letteratura, secondo la vocazione enciclopedica delle figurine. Fino al 26 febbraio, oltre al Museo della figurina, al Mata (Manifattura Tabacchi Modena) si può visitare anche la mostra, dedicata «all’agonismo», che ripercorre I migliori album della nostra vita. Storie in figurina di miti, campioni e bidoni dello sport (catalogo Franco Cosimo Panini, euro 25,00). Mille e più figurine di sport e sportivi e decine di album originali esposti insieme a gigantografie, video e animazioni. Nonostante il carattere universale delle figurine, è infatti con lo sport che il binomio diventa inscindibile.

Ma se in molti sanno quanto fosse rara la figurina del portiere dell’Atalanta, Pierluigi Pizzaballa, nel 1964, o quanto sia capillare la diffusione nel mondo degli album Calciatori della Panini, non tutti sanno come le figurine siano state un mezzo di comunicazione efficacissimo anche dal punto politico, come durante il Nazismo con l’album di figurine fotografiche “Olympia 1936”. In mostra si possono rivivere le sfide olimpiche (da Braglia a Mennea, da Bolt a Comaneci) o del calcio mondiale (da Meazza a Piola, da Pelé a Maradona), i grandi “duelli” (Coppi e Bartali, Mazzola e Rivera, Prost e Senna, Agassi e Sampras) e le imprese “cinematografiche” (per esempio quella del giovane nuotatore Carlo Pedersoli, più conosciuto poi come Bud Spencer).

«È stato bellissimo “navigare” – sottolinea il curatore, Leo Turrini –, non alla maniera di Internet, ma fisicamente, tra piccole immagini che racchiudono, nel limitatissimo formato di una minuscola icona, la storia e la leggenda di meravigliose suggestioni popolari. Noi saremo ciò che siamo stati: Giuseppe Panini lo aveva capito, così come aveva intuito il senso migliore dell’agonismo come quotidiana tensione al miglioramento, alla competizione che si trasforma, anche, in poesia». A lui, in fondo, dobbiamo il gioco «ce l’ho, mi manca» che ci fa sognare. Di figurina in figurina in tutti gli album della nostra vita.

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