giovedì 9 luglio 2009
Alla riscoperta delle fortezze crociate del Medio Oriente, edificate a difesa dei pellegrini nei Luoghi santi ma anche per riscuotere le tasse e proteggere il transito delle merci
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Rovine di imponenti castelli arroccati a difesa delle vie di transito, fortezze arcigne che hanno mantenuto intatto nel tempo il loro fascino e non smettono di stupire per le ardite soluzioni architettoniche che ne fanno gioielli di ingegneria militare. Il paesaggio del Medio Oriente, ancora oggi, è costellato di fortezze e castelli crociati costruiti nelle varie campagne militari a protezione della costa e dell’interno del Regno Latino di Gerusalemme. Un sistema difensivo che si dispiegava senza soluzione di continuità dalla Cilicia alla Siria, dal Libano alla Palestina, fino a penetrare nel cuore del deserto della Transgiordania solcato dalle vie carovaniere, e raggiungere il Mar Rosso. Oltre a strutture fortificate, pronte ad accogliere i pellegrini in viaggio verso i luoghi santi, i castelli crociati erano anche centri amministrativi, incaricati di riscuotere le tasse e di esigere le gabelle di transito per le merci che si spostavano sulle rotte commerciali del tempo. Così se Chateaux Pelerin, costruito dai cavalieri templari su uno sperone di roccia ad Atlit, tradisce nel nome la sua principale vocazione, il castello di Banias, che sorge sulle pendici meridionali del Monte Ermon, proteggeva la via verso Damasco. Il castello di Chastellet, eretto sempre dai templari, si ergeva a difesa di un guado sul Giordano. Belvoir dominava la valle del Giordano a sud del lago di Tiberiade. N ell’attuale Siria, nelle verdi vallate che degradano verso il Mediterraneo, ancora oggi si possono ammirare il Krac des Chevaliers e Margat. In territorio transgiordano (nell’attuale Giordania), per controllare la strada di pellegrinaggio che scendeva fino alla Mecca e l’antica Strada dei Re (che partendo da Eliopoli, in Egitto, arrivava fino all’Eufrate), sorsero il Krac de Mohab (Kerak) e il Krak de Montréal, in seguito più noto come castello di Shawbak. Da alcuni anni proprio quest’ultima fortezza è oggetto di una campagna di scavo e di studi affidata all’équipe archeologica dell’Università di Firenze, guidata dal professor Guido Vannini. E proprio a Firenze, nella Limonaia del Giardino di Boboli, a Palazzo Pitti, si apre il 13 luglio una grande mostra (vedi qui a fianco): una rilettura senza pregiudizi e ideologie della presenza crociata in Medio Oriente, un’analisi storica e archeologica della Transgiordania medioevale come terra di confini, ma anche d’incontro tra Oriente ed Occidente. L’esposizione, visitabile fino all’11 ottobre prossimo, è promossa dal Polo museale e dall’Università di Firenze, ed è patrocinata dal Dipartimento delle antichità del governo giordano. Ma intanto, quale fu l’origine e l’importanza del Krac de Montréal? Edificato nel 1115 da re Baldovino I di Gerusalemme, il castello venne chiamato Mons Regalis proprio in onore del sovrano. Ubicato sulla via carovaniera che collegava la Siria alla penisola arabica, il castello di Montréal divenne immediatamente il nodo strategico di tutta la Transgiordania. Pellegrini diretti alla Mecca e mercanti provenienti da nord e da sud erano tenuti a chiedere un permesso speciale alla guarnigione del castello per transitare. Circondato da terreni coltivabili e dotato di due grandi cisterne d’acqua scavate nella roccia, il Krac de Montréal era una sorta di cittadella fortificata capace di resistere a prolungati assedi senza grossi problemi. Il castello rimase di proprietà dei re crociati di Gerusalemme fino al 1142, quando divenne parte della Signoria indipendente di Transgiordania. Il declino di Montréal iniziò quando la fortezza divenne possedimento di Rinaldo di Chatillon, che ne fece punto di partenza per una serie di scorrerie ai danni delle carovane in transito. Un atteggiamento in contrasto con le consuetudini fino ad allora osservate, e che finì per irritare il sultano ayyubide Salah al-Din (il Saladino), che per ritorsione invase il regno latino di Gerusalemme nel 1187. La disastrosa sconfitta di Hattin (4 luglio), nei pressi di Tiberiade, aprì le porte alla caduta di Gerusalemme nelle mani dell’esercito musulmano. P resa la città santa, il Saladino pose l’assedio alla fortezza di Montrèal, che riuscì però ad espugnare solo due anni dopo, nel maggio del 1189. Il sultano trasformò questo luogo in una raffinata capitale dell’islam, una reggia che per importanza e fasto divenne quello che in precedenza era stata la Petra dei Nabatei, che sorge a soli 25 chilometri di distanza. In seguito il castello fu conquistato dai Mamelucchi e subì una serie di demolizioni e rifacimenti che ne oscurarono l’originaria caratteristica crociata. La mostra di Firenze si propone di rileggere, attraverso l’esplorazione archeologica della magnifica fortezza di Shawbak, le vicende della frontiera crociato­musulmana di Terra Santa, ma anche di portare alla conoscenza del grande pubblico molti particolari inediti e curiosi della vita dei castelli crociati di Terra Santa. Oltre a numerosi e preziosi reperti (alcuni dei quali provenienti anche dalla vicina Petra), gli studiosi hanno portato alla luce resti faunistici che ci aiutano a capire lo stile di vita e perfino la dieta dei cavalieri di Montréal. Sarà poi l’occasione per illustrare l’ambizioso piano di recupero e valorizzazione di uno dei siti archeologico-monumentali più affascinanti del Medio Oriente. Un progetto al quale l’Università di Firenze sta lavorando in collaborazione con il governo giordano con lo scopo di rendere nuovamente fruibile uno dei luoghi che per secoli fu frontiera, ma anche crocevia tra le culture e le religioni d’Oriente e d’Occidente.
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