Profilo basso e pedalare. Perchè vincere la prima è stato bello, ma montarsi la testa può far male. E nessun proclama. Perché la Costa Rica fino a pochi giorni fa contava nulla, ma dopo aver battuto l’Uruguay all’esordio anche la piccola realtà guidata con ossessiva convinzione da Jorge Luis Pinto può diventare una buccia di banana sulla quale è molto meglio non scivolare. C’è già il passaggio agli ottavi di finale in palio per l’Italia oggi a Recife, e insieme il tesoro di consensi messo insieme battendo l’Inghilterra da capitalizzare. Per questo Prandelli raccomanda concentrazione. Esagera dicendo che sapeva già dall’inizio sarebbe stato questo «l’avversario più ostico del nostro girone» e che la Costa Rica la studia da mesi: «È una squadra molto ben organizzata - speiga il ct azzurro che ha vinto con merito contro l’Uruguay che sa stare in campo e che davanti ha giocatori molto pericolosi. Non solo Campbell che è un attaccante moderno e completo, ma anche altri. Sono veloci e bravi nell’uno contro uno, ci sarà da soffrire, ma abbiamo la nostra idea di gioco e dobbiamo imporla. Sin dall’inizio del mio ciclo abbiamo lavorato sulla qualità, cercando di sfruttare le caratteristiche dei giocatori che abbiamo a disposizione, dobbiamo andare avanti così». Nessuna anticipazione sulla formazione. «Fino a domani (oggi per chi legge
n.d.r. ) - spiega Prandelli - non posso dire chi giocherà, sono ore decisive per capire se i piccoli infortuni che hanno colpito alcuni calciatori sono stati recuperati. Barzagli sente sempre dolore ai muscoli, ma si è allenato, vedremo come starà nelle prossime ore. Stesso discorso per Buffon, che si è mosso bene in questi tre giorni, ma avverte ancora un leggero gonfiore alla caviglia distorta: se se la sentirà, giocherà». L’impressione è che Buffon dovrebbe rientrare e prendere il posto di Sirigu che era molto piaciuto all’esordio. Più probabile il forfait di Barzagli, che darebbe via libera all’ingresso di Bonucci in coppia con Chiellini (centrale, al posto di Paletta), con Abate sulla corsia destra e Darmian sulla sinistra. Oltre alla difesa, però, Prandelli cambierà anche il centrocampo, dove Thiago Motta prenderà il posto di Verratti. In avanti, ovviamente, toccherà ancora a Balotelli. È invariabilmente lui il giocatore più atteso: il Brasile intero stravede per Mario, e lui stesso pare essere più maturo e consapevole di un ruolo del genere. «Sì, qui in Brasile mi è scattato qualcosa di speciale - racconta nella conferenza stampa della vigilia - per me il Mondiale è la cosa più importante che esista. Il pallone d’oro scompare, al confronto. Di Champions o scudetto poi non parliamo...». Con la maglia del Milan si ribellò, un paio di mesi fa, a chi gli voleva appiccicare l’etichetta di “patrimonio” del calcio italiano. Basta con questa storia, rispose, io sono semplicemente Balotelli. Per tutti, l’uomo che può fare arrivare fino in fondo l’Italia a questo Mondiale. Prandelli lo frena («lo sarà se, come ha fatto con l’Inghilterra, non si risparmierà: altrimenti ci sarà un altro al suo posto...»), e lui mostra per una volta di aver compreso pienamente. «Io come Neymar o Messi? Non mi interessa essere una star, voglio vincere il Mondiale. E perciò mi interessa l’Italia». Provano ancora a pungolarlo con la storia del centravanti, il ruolo cui tutti lo spingono e al quale ora la nazionale lo costringe, anche contro la sua naturale tendenza all’anarchia. «Come mi trovo lì davanti da solo? Pur di giocare un Mondiale - dice - accetto qualsiasi ruolo. Dopo il gol all’Inghilterra, vorrei farne tanti altri». Racconta di aver visto con la squadra i video della Costa Rica e di aver capito «che dovremo dare il 200 per cento», ma non sa dire quale sia l’avversario più pericoloso. Il Balotelli “brasiliano” è fedele alla risposta data un giorno a chi gli rimproverava di non esultare quando segna: mi tengo tutto da parte, disse, per un gol nella finale mondiale al Maracanà.